Liberalizzazioni, inquietante bilancio a vent’anni di distanza

Firenze – Liberalizzazioni, ma servono o no per le tasche degli italiani? Presentate come una sorta di panacea per molti, se non tutti, i mali, a vent’anni di distanza dalle prime liberalizzazioni, i conti non sembrano così “felici”. A rilevarlo, l’Ufficio studi della Cgia, che, a eccezione di medicinali e telefonia, non rileva miglioramenti per il consumatore italiano nei settori che negli ultimi 20 anni sono stati interessati dal processo di apertura alla concorrenza: i prezzi e le tariffe, infatti, sono aumentati in misura maggiore dell’inflazione. Il che significa che il vantaggio ipotetico per le tasche degli italiani è rimasto, appunto, nei “desiderata”.

Fra le situazioni più emblematiche, quella che riguarda il settore delle assicurazioni sui mezzi di trasporto. Dal 1994 a oggi, le tariffe sono aumentate del 189,3%, a fronte di un incremento dell’inflazione del 50,1%. Negli ultimi vent’anni le assicurazioni sono aumentate 3,8 volte in più del costo della vita. Altro settore in cui i benefici per le tasche degli italiani sono rimasti virtuali sono i servizi bancari/finanziari: sempre dal 1994 al 2014, le tariffe sono cresciute del 115,6 per cento, mentre l’inflazione “solo” del 50,1 per cento; vale a dire, le prime sono aumentate di 2,3 volte in più rispetto alla seconda. Trasporti aerei, anche in questo caso aumenti consistenti: tra il 1997 ed il 2014, sono aumentati del 71,7 per cento. Nello stesso periodo, il costo della vita è salito del 41,5 per cento.

Pedaggi autostradali, con le liberalizzazioni partite dal 1999, negli ultimi 15 anni le tariffe sono mediamente cresciute del 69,9 per cento, mentre l’inflazione del +36,5 per cento. I trasporti ferroviari, liberalizzati dal 2000, hanno visto i prezzi dei biglietti aumentare mediamente del 58,3%, con un incremento dell’inflazione del 33,1 per cento. Andando ad analizzare il settore del gas, a partire dall’anno di liberalizzazione che fu il 2003, il prezzo medio è salito del 43,2 per cento: l’inflazione, invece, è salita del 23,1 per cento. Servizi postali: liberalizzati nel 1999, hanno incrementato le tariffe del 40,4 %, a fronte di un incremento dell’inflazione del 36,5 %.

Ancora sui trasporti, andiamo a quelli urbani: liberalizzazione del 2009, in 5 anni l’aumento medio dei biglietti è stato del 27,3 per cento, ma la dinamica dei prezzi è cresciuta “solo” del 9 per cento. In pratica, i primi sono aumentati 3 volte in più della seconda.

Infine, energia elettrica, l’ultimo settore dove il costo della vita è cresciuto meno dell’incremento della tariffa. Dal 2007 ad oggi, i prezzi sono saliti del 13,6 per cento, mentre le bollette elettriche del 21 per cento.

In sintesi, le liberalizzazioni di questi ultimi vent’anni hanno comportato una riduzione dei prezzi/tariffe solo nella telefonia (- 23 per cento) e nei medicinali (-12,1 per cento), nonostante, precisa la nota della Cgia, nel primo caso l’inflazione sia salita del 38,8 per cento e nel secondo caso del 50,1 per cento.

Una valutazione finale dei risultati dello studio la fa il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi, che non nasconde la preoccupazione per ciò che avviene nel nostro Paese, pur spezzando una lancia a favore “di un’economia più aperta che combatta le rendite corporative e parassitarie”. E, spiega Bortolussi, “In molti casi, i settori interessati da questo processo sono passati da un monopolio pubblico che funzionava poco e male a vere e proprie oligarchie di privati che hanno fatto pagare il conto di questa operazione ai consumatori finali”.

Senza però dimenticare le specificità che hanno pesato su alcuni settori, come la dinamica delle tariffe dell’energia e dei trasporti: “I rincari avvenuti nel settore del gas – conclude Bortolussi – hanno sicuramente risentito del costo della materia prima, mentre l’energia elettrica è stata influenzata dall’andamento delle quotazioni petrolifere e dall’aumento degli oneri generali di sistema, in particolare per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti rinnovabili. I trasporti urbani, invece, hanno subito gli aumenti del costo del carburante e quello del lavoro. Non va dimenticato che molti rincari sono stati condizionati anche, e qualche volta soprattutto, dall’ aggravio fiscale . Tuttavia, nonostante i processi di liberalizzazione avvenuti negli ultimi decenni abbiano interessato gran parte di questi settori, i risultati ottenuti sono stati deludenti. In linea di massima, oggi siamo chiamati a pagare di più, ma la qualità dei servizi resi non ha subito miglioramenti sensibili, anzi in molti casi è addirittura peggiorata”.

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