Storia di Go Go Luce, la più piccola tartaruga monitorata in Italia

Pisa – Studiare le rotte dalle tartarughe comuni (Caretta caretta) che frequentano le acque della Toscana utilizzando tecniche di telerilevamento satellitare, in modo da migliorare la loro conservazione nell’area. Con questo obiettivo ha preso il via e si è appena concluso il progetto Caresat dell’Università di Pisa finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito del programma Go Green Mare 2014. Per circa due mesi il gruppo di ricerca dell’Ateneo pisano guidato dal professore Paolo Luschi ha studiato gli spostamenti di Go Go Luce, un piccolo esemplare di soli 38 centimetri che era stato ritrovato dal Corpo Forestale dello Stato nei pressi dell’isola di Montecristo ed è stato poi curato e riabilitato dal Centro Recupero Tartarughe Marine di Talamone in provincia di Grosseto.

“E’ la prima volta in Italia che vengono studiati gli spostamenti di  un esemplare così piccolo – racconta Paolo Luschi del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa – al momento del rilascio Go Go Luce aveva una lunghezza di soli 38 cm e proprio per questo abbiamo applicato al carapace una trasmittente speciale, di soli 49 grammi di peso, che ha comunque fornito localizzazioni frequenti e di buona qualità, consentendoci di ricostruirne la rotta”.

Go Go Luce si è allontanata dalle coste della Toscana meridionale dove è stata rilasciata, ha fatto tappa in Capraia, per poi costeggiare la Corsica da nord a sud sino ad attraversare le bocche di Bonifacio e scendere lungo la costa occidentale della Sardegna. “Uno degli aspetti che ci ha maggiormente sorpreso – ha aggiunto Paolo Luschi – è stata la notevole mobilità della piccola tartaruga. In due mesi Go Go Luce ha percorso quasi 30 km al giorno per un totale di circa 1500 km ad una velocità media di oltre 1 km/h”.

Dal punto di vista tecnico, il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa, che  da oltre venti anni studia i movimenti e le migrazioni delle tartarughe marine, ha utilizzato il sistema satellitare Argos, grazie al quale i segnali di apposite radiotrasmittenti applicate all’animale  vengono recepiti dai satelliti consentendo di monitorare gli spostamenti effettuati dalle tartarughe per lungo tempo, in genere vari mesi.

“Negli ultimi anni abbiamo monitorato il comportamento di sette giovani tartarughe comuni pescate accidentalmente nelle acque toscane e riabilitati dai centri di recupero di Livorno e Grosseto – ha concluso il professor Luschi – la maggior parte degli animali ha soggiornato a lungo nelle acque toscane vicino al luogo di rilascio, anche se alcuni di essi hanno intrapreso movimenti a lunga distanza verso il Mar Tirreno centro-meridionale e oltre, con una tartaruga che si è spinta fino alla costa occidentale della Grecia”.

E’ previsto che il programma di tracking satellitare delle tartarughe toscane continui nei prossimi mesi, applicando altre trasmittenti su individui catturati accidentalmente e attualmente in degenza presso centri di recupero toscani.

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