Siena – “Non si può lasciare la discrezionalità ai dirigenti di un particolare contesto sociale per la valutazione dell’impatto sanitario di un impianto, ma occorre che ci sia un procedimento normativo regolamentato”: lo ha detto l’assessore all’Ambiente Anna Rita Bramerini parlando stamani della sentenza del Consiglio di Stato che ha bloccato l’impianto di termovalorizzazione di Scarlino nel corso di un convegno che ha fatto il punto sul nuovo assetto della programmazione e della gestione dei rifiuti nell’Ato Toscana Sud. Il governo regionale – ha detto ancora l’assessore – attende la richiesta di un nuovo procedimento autorizzativo da parte del gestore al quale sarà dato rapidamente seguito per far fronte ai problemi provocati dalla chiusura dell’impianto che trasforma in energia circa 150mila tonnellate l’anno di rifiuti non riciclabili, né recuperabili.
Il caso Scarlino è significativo di un settore che vuole diventare un’industria ma che si scontra quotidianamente con un caos fatto di norme non applicate e di norme fondamentali non introdotte. Il settore rifiuti è l’unico dei servizi pubblici, per esempio, che non ha ancora una Autorità regolativa nazionale.
E’ stato questo il messaggio lanciato dal convegno organizzato da Sei Toscana, in collaborazione con Cispel Toscana e Federambiente a un anno dall’aggiudicazione della gara per la gestione integrata dei rifiuti, la prima gara prevista delle normative che sia stata fatta al livello nazionale . “Siamo passati dalla teoria alla pratica e quindi abbiamo incontrato notevoli problemi, al punto che se dovessimo ricominciare faremmo la gara in maniera diversa”, ha ammesso Andrea Corti direttore dell’Ato Toscana Sud che comprende un territorio che corrisponde alle tre vecchie province di Siena, Arezzo e Grosseto, con 106 Comuni, 850mila abitanti e una produzione annua di circa 500mila tonnellate di rifiuti.
Mentre SEI è impegnata a portare avanti il processo di fusione delle vecchie società di gestione in house con buoni risultati, visto che il bilancio del primo anno – ha detto il presidente Simone Viti – chiuderà con un seppure modesto attivo, dalla discussione sono emersi i problemi tipici di una complicata fase di transizione. Viti e i suoi intanto si trovano nella necessità di omogeneizzare servizi in situazioni molto differenti, con comuni nei quali la raccolta differenziata è arrivata al 70%, accanto ad altri nei quali è ferma al 7 per cento.
Dal punto di vista dell’assetto complessivo del servizio c’è innanzitutto un problema di ruoli che dovrebbero essere più definiti e regolati visto che i Comuni sono nello stesso tempo parte del regolatore (l’Autorità) e soci di maggioranza del gestore che è un’azienda mista pubblico/privato, come hanno messo in evidenza Emilio Bonifazi, sindaco di Grosseto e presidente dell’Ato e Bruno Valentini, sindaco di Siena.
La parte pubblica, poi, si trova nella missione istituzionale di dare risposte ai cittadini che si attendono servizi più efficienti e tariffe che diminuiscono. Come costruire dunque un rapporto di tipo industriale fra programmatore/regolatore e gestore? Chi è l’’interlocutore di SEI, l’Ato o i Comuni? Si è chiesto il presidente di Confservizi Cispel Toscana Alfredo De Girolamo, che ha stigmatizzato l’assenza di un’autorità nazionale dei rifiuti e quindi la mancanza di regole per la determinazione delle tariffe la cui certezza è essenziale per il lavoro del partner industriale.
In ogni caso ciò che sta accadendo nell’Ato Toscana Sud rappresenta un laboratorio interessante in vista delle gare che dovrebbero bandire prima Ato Centro, abbastanza pronta, come ha detto Bramerini, e poi Ato Costa che deve superare problemi organizzativi gestionali più complicati: “Quando le tre Ato avranno raggiunto l’autosufficienza di potrà pensare anche alla realizzazione di un’Ato unica”. In ogni caso – ha concluso l’assessore – questo settore “offre grandi opportunità dal punto di vista della qualità dello sviluppo e della creazione di nuova occupazione”.