Firenze – Un nuovo quasicristallo, proveniente dallo spazio, sorprende gli scienziati con una composizione chimica fino a oggi mai prevista. Lo racconta nel nuovo numero della rivista Scientific Reports lo studio di un gruppo internazionale di ricercatori di cui fa parte Luca Bindi, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze (“Collisions in outer space produced an icosahedral phase in the Khatyrka meteorite never observed previously in the laboratory”).
Il nuovo minerale extraterrestre è il terzo a oggi identificato, ed è stato prodotto da collisioni di asteroidi nello spazio agli albori del sistema solare. La sua scoperta dimostra come questi materiali potrebbero essere molto più comuni di quanto pensavano gli scienziati.
“I quasicristalli sono minerali unici – spiega Luca Bindi, associato di Mineralogia – i cui atomi sono disposti come in un mosaico, in modelli regolari ma che non si ripetono mai nello stesso modo, come succede invece nei cristalli ordinari”.
Fino a ora si conoscevano due quasicristalli naturali (la icosahedrite, Al63Cu24Fe13, e la decagonite, Al71Ni24Fe5 ) identificati dal gruppo di ricerca di Bindi. Il ricercatore aveva rintracciato il primo nel 2009, in un campione di meteorite Khatyrka, rinvenuto in Siberia e conservato nel Museo di Storia Naturale dell’’Ateneo fiorentino. Assieme ai colleghi dell’Università di Princeton, dello Smithsonian Institution e dell’Accademia delle Scienze Russe. Bindi è poi tornato in Siberia nel 2011, dove il team ha raccolto ulteriori campioni della meteorite nella quale sono stati identificati gli altri due quasicristalli.
“Mentre i primi due quasicristalli rappresentano l’analogo chimico di materiali sintetici scoperti anni prima grazie al premio Nobel Dan Shechtman che li ha sintetizzati negli anni ‘80 – racconta Bindi – il materiale quasicristallino descritto oggi è qualcosa di non predetto da esperimenti di laboratorio e mostra quanto siano ancora oscuri i meccanismi di formazione di questi materiali, che si formano e rimangono stabili in condizioni eccezionali e hanno innumerevoli applicazioni tecnologiche”.