Prato – Sono passati cinquant’anni dal quel 4 novembre del 1966, quando Firenze con molti quartieri periferici della città, diversi centri del Casentino del Valdarno, alcuni comuni limitrofi Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Lastra a Signa, Signa (dove strariparono i fiumi Bisenzio e Ombrone Pistoiese), Empoli e Pontedera, a causa di un eccezionale ondata di maltempo (la quantità d’acqua caduta tra il 3 e il 4 novembre fu di circa 180/200 litri per metro quadro) fu invasa dalle acque dei fiumi in piena: il livello dell’Arno toccò in quelle giornate d’autunno gli 11 metri.
La memoria di quelle tragiche ore con le storie, le foto, i documenti, le testimonianze è narrata nel libro di Aurora Castellani, “L’Altra alluvione il 4 novembre 1966 a Prato, Campi Bisenzio, Signa, Lastra a Signa e Quarrata” che verrà presentato dal giornalista Umberto Cecchi alle ore 18 nel Salone Consiliare del Comune di Prato, giovedì 3 novembre presente il Sindaco Matteo Biffoni.
“Un libro nato per caso”, così a Stamp l’autrice, che lavora nel mondo dell’editoria dal 2007, curando pubblicazioni di vario genere ed è stata assessore alla cultura e pubblica istruzione del Comune di Vaiano dal 2009 al 2014 (attualmente Presidente del Museo della Deportazione e Resistenza di Prato e dal 2015 direttore editoriale di Edizioni Medicea Firenze) “per cercare, spinta dalla curiosità, dei documenti sull’alluvione di Prato, che mi hanno fatto scoprire che nel Comune della mia città, presso la Protezione Civile, era conservato un archivio di foto e documenti che nessuno aveva mai aperto o sfogliato sotto il titolo “Filza speciale alluvione 66”.
“Un lavoro di ricostruzione di fatti e accadimenti con oltre 200 foto che saranno oggetto, poi, di una mostra nei prossimi mesi unitamente al registro delle donazioni”, continua la Castellani, “che ha incontrato innanzitutto il favore del mio editore, che mi ha convinto a scrivere il libro e a pubblicarlo, iniziato a gennaio di quest’anno grazie anche a una serie di colloqui inediti, con una ventina di persone che avevano vissuto sulla propria pelle l’alluvione e se la ricordavano.”
“Tra quelle che mi hanno particolarmente emozionato, ricordo la drammatica storia di quelle 22 famiglie di contadini che avevano le loro case con il bestiame alle Cascine di Tavola ma che, dopo lo straripamento dell’Ombrone Pistoiese, videro spazzare via tutto, compreso gli animali,ne morirono ben 600 e con essi anche la loro identità di agricoltori.”
Infatti – prosegue l’autrice – “a causa di quell’alluvione,sia la vita che il destino di tante persone cambiò improvvisamente e a Tavola, che rimase allagata per molti giorni, per diversi anni non fu più possibile coltivare nulla e così scomparve per sempre l’economia agricola di quel posto con tutta la sua tradizione rurale.”
“Prato fortunatamente, il cui centro rimase asciutto, sommersa solo la sua parte meridionale”, conclude Aurora Castellani, divenne subito sede operativa, e sottolineo spontanea, perché a Prato si fanno le cose ma non si raccontano, ovvero accadde che si mise immediatamente in moto la macchina dei soccorsi dell’ intera comunità pratese che si riunì per portare aiuto ovunque ce ne fosse bisogno; il Sindaco di allora Giorgio Vestri, allestì in tempi rapidissimi due centri di raccolta di cibo e di vestiario “un’isola in un mare di disperazione”. “Non si fece attendere un telegramma inviato al Primo cittadino di Prato, dal Sindaco di Firenze Piero Bargellini: “Firenze ancora con il fango alla gola rivolge a lei e alla sua generosa città un primo fervido ringraziamento per l’opera di soccorso” e, in memoria del cinquantesimo anniversario delle spaventose esondazioni, sabato 5 novembre l’Amministrazione comunale alle ore 11.30 deporrà una targa in via Braga nella frazione di Tavola.