Pistoia – Sono trascorsi 36 anni da quando a Pistoia si levarono le prime note del “Bluesin”, manifestazione molto discussa, pomo della discordia fra simpatia (di pochi, a dire il vero!) e ostilità dei più che vedevano in questo evento una minaccia alla proverbiale quiete cittadina. Infatti, al “Bluesin” arrivarono molti giovani piuttosto stravaganti, probabilmente in cerca – più che di musica fine a se stessa – di forti sensazioni, evocative di quello spirito liberatorio che seguiva la scia culturale del momento, indicata da autori come Carlos Castaneda quando narrava ciò che la scuola di Don Juan dischiudeva agli occhi del mondo.
Nonostante la riottosità di alcuni, però, il seme era stato gettato, ed oggi Pistoia parla la lingua del blues in tutto il mondo: dopo un inizio poco più che improvvisato – pur contando la presenza di nomi di rilievo sia internazionale, come Dizzie Gillespie o Muddy Waters, sia nazionale quali Pino Daniele e Roberto Ciotti, per fare qualche esempio – va riconosciuto il merito di chi ha avuto la lungimirante intuizione di quanto fosse opportuno coltivare quel germoglio musicale: così, sotto la guida di Giovanni Tafuro – direttore artistico dal 1985 – questo appuntamento ha cambiato volto, divenendo uno spettacolo di spessore, poliedrico nei contenuti e per questo in grado di richiamare un pubblico che si riconosce in culture musicali diversificate. Di tutto questo abbiamo parlato con Giovanni Tafuro.
Come ricorda il suo esordio a direttore artistico del festival? Vuole raccontarci le sue aspettative, i timori, i progetti, per un ruolo che è diventato sempre più prestigioso ed impegnativo?
L’esordio fu nel 1985 e fu abbastanza impegnativo perché la manifestazione nel 1984 terminò a metà festival, in quanto l’organizzazione dell’epoca dichiarò fallimento e non riuscì a chiudere la tre giorni programmata. Fu una partenza all’insegna del totale rinnovamento di tutto l’impianto organizzativo, e da allora il Festival ha ritrovato energia, credibilità,e nei decenni ha consolidato il suo pubblico.
Già lo scorso anno – rispetto ad una formula rodata – era stato rivisto il format dell’evento, che in questa edizione 2016 si presenta ancora più articolato: in cosa, soprattutto, si differenzia rispetto al passato?
La formula del “Festival diffuso” permette di avere più serate e grandi nomi senza essere legati alle date di un unico weekend, cosa decisamente penalizzante. Ora la dicitura esatta è “Pistoia Blues Music Festival”, ampliata proprio perché è un festival musicale più vario rispetto al passato. Rimangono anche quest’anno le serate di blues, con un week end dedicato con nomi altisonanti come Brian Auger, Lucky Peterson e tutta la scena italiana, mentre l’apertura a nuovi generi musicali come il nuovo folk o il rock americano hanno ampliato il panorama.
Il fatto che Pistoia sia stata nominata per il 2017 “Capitale italiana della cultura”, ha in qualche modo influito sul programma e sulla città?
Sull’edizione 2016 non tanto. L’annuncio è arrivato quando il cartellone era già abbastanza completo. Dovremo fare un festival ancora più importante nel 2017, questo sì.
Obiettivo BluesIn, lo spazio dedicato ai giovani emergenti, è più un’opportunitàper i ragazzi oppure per la musica che, grazie alla loro creatività, può essere messa in vetrina sotto altre – e sconosciute ai più – declinazioni?
È un’opportunità per entrambe le cose, ma soprattutto per i ragazzi che iniziano a mettersi alla prova. Le selezioni live in tutta Italia, le finali e – per i tre vincitori – l’occasione di salire sul main stage del Festival, sono opportunità di crescita e di confronto.
7 luglio, la “Notte rossa” realizzata in collaborazione con AVIS Pistoia, si preannuncia come una serata fortemente empatica per più di una generazione: Cristiano De André, per ricordare i 50 anni dall’uscita del primo album di suo padre – “Tutto Fabrizio De André” – ne riproporrà i pezzi. Se le chiedessimo di stilare un ipotetico pronostico della suggestione di ogni evento in calendario, a che punto collocherebbe “De André canta De André”.
De Andrè è stato un grandissimo artista italiano e l’onore ed onere che ha Cristiano di far rivivere la musica del padre è una sfida ricca di fascino, ma anche di incognite. Non saprei fare classifiche. Mi limito a ricordare tutte le serate. Pistoia Blues Festival giunge alla 37esima edizione con un cast di stelle internazionali dal blues al rock: dopo l’anteprima con Mika (5/7) seguiranno Brian Auger, Lucky Peterson e James Taylor Quartet (10 luglio), Bastille (11 luglio), The National + Father John Misty (12 luglio), Skunk Anansie (14 luglio), Whitesnake (15 luglio), Damien Rice (16 luglio).
Foto: Giovanni Tafuro
Informazioni dettagliate sul sito http://pistoiablues.com