Pistoia – La Camera approva. Da ieri le unioni civili sono diventate legge. Dopo il passaggio al Senato anche la Camera ha detto SÌ. Sono stati 372 i voti a favore 51, i contrari e 99 gli astenuti. E l’Italia che ha fortemente sostenuto questo diritto all’amore ed al riconoscimento di coppia a tutti gli effetti, con diritti e doveri, è esploso. Come è esploso il mondo del web.
Social letteralmente impazziti, ieri sera. Tutti a festeggiare un momento storico che questo Governo ha fortemente voluto, seppur mediando il contenuto iniziale con le diverse forze politiche e diverse sensibilità. Democrazia e anche questo, diciamo sopratutto questo. Altrimenti la dobbiamo chiamare con altro nome. “Oggi è un giorno di festa – ha esordito Matteo Renzi – l’Italia fa un passo in avanti. Naturalmente ci sono le polemiche di quelli che avrebbero voluto di più, di quelli che avrebbero voluto di meno, ma c’è una gioia molto forte, molto diffusa di coloro che finalmente vedono riconoscere diritti alle coppie omosessuali”.
Oltre alla felicità dei tanti, anche le proteste dei leader di gruppi politici che ritengono questa “una legge sbagliata e discriminatoria” come ha detto Salvini, leader della Lega, che ha annunciato di chiedere ai sindaci leghisti di disobbedire. Anche alcuni esponenti del centro destra, da Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi, presenteranno un’iniziativa per un referendum abrogativo in materia di unioni civili. E poi, l’annuncio della esponente PD, Michela Marzano ” Esco dal gruppo PD, perché questa legge non mi rappresenta. Non era ciò che volevo” Ricordiamo che la deputata si è battuta perché fosse inclusa l’adozione alle coppie gay ma che è stata stralciata dopo varie consultazioni. Sappiamo anche che sull’argomento, delicato e complesso, il Governo tornerà sopra ma al momento ha cercato di dare contenuti e soddisfazione a chi ambiva a regolarizzare la propria situazione. Il Governo ha deciso di porre la fiducia per evitare il rischio di modifiche o ritardi nell’approvazione, cosa che era nell’aria, dando così sicurezza a chi attendeva da tempo immemore questa risposta civile e democratica. Cosa prevede questa legge?
Il disegno di legge” Cirinnà” prevede l’introduzione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e la regolamentazione delle coppie di fatto, sia eterosessuali sia omosessuali. L’unione civile tra persone dello stesso sesso viene istituita come “specifica formazione sociale”. Per contrarla bisogna essere “due persone maggiorenni dello stesso sesso” e bisogna fare una dichiarazione pubblica davanti a un ufficiale di stato civile alla presenza di due testimoni.
La dichiarazione viene registrata nell’archivio dello stato civile. Non possono ovviamente contrarre unioni civili le persone che sono già sposate o sono parte di un’unione civile con qualcun altro; quelle interdette per infermità mentale; quelle che sono parenti; quelle che sono state condannate in via definitiva per l’omicidio o il tentato omicidio di un precedente coniuge o contraente di unione civile parte; quelle il cui consenso all’unione è stato estorto con violenza o determinato da paura.
L’unione civile è un legame diverso dal matrimonio fra eterosessuali, anche se presenta molti doveri e diritti in comune. Le differenze: non è presente l’obbligo di fedeltà, quello di usare il cognome dell’uomo come cognome comune, l’obbligo di attendere un periodo di separazione da sei mesi a un anno prima di sciogliere l’unione (bastano tre mesi), la possibilità di sciogliere l’unione nel caso che non venga “consumata” e di fare le “pubblicazioni” prima di contrarre l’unione.
Al momento non c’è la possibilità di chiedere l’adozione del figlio biologico del partner, la stepchild adoption, prevista nella stesura iniziale della proposta. Nel ddl c’è però scritto che «resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti»: non si impedisce quindi che i giudici si possano pronunciare, come di fatto già è avvenuto. La seconda parte della legge si occupa di “convivenza di fatto” tra due persone, sia eterosessuali che omosessuali, che non sono sposate e che potranno stipulare un contratto unicamente per regolare le loro questioni patrimoniali: potranno farlo attraverso una scrittura privata o con un atto pubblico che dovrà poi essere registrato da un notaio o da un avvocato e trasmesso al registro anagrafico comunale. I conviventi di fatto avranno gli stessi diritti del coniuge nei casi previsti dall’ordinamento penitenziario, in caso di malattia o ricovero, in caso di morte.
Esistono ulteriori approfondimenti in merito a ciò sull’uso della casa ed il periodo garantito. Altra cosa importante: nel caso di scioglimento il giudice può stabilire il diritto del convivente di ricevere dall’altro gli alimenti se ne avesse bisogno e non fosse in grado di provvedere al proprio mantenimento. Gli alimenti sono assegnati per un periodo proporzionale alla durata della convivenza. La convivenza però non dà diritto alla pensione di reversibilità.
Molto è stato fatto. Da oggi l’Italia fa davvero parte dell’Europa, aperta e innovatrice, anche dal punto di vista dei Diritti civili. Molte le associazioni che si sono battute da anni per questo e per molti altri Diritti, ed oggi, giustamente festeggiano assieme alle molte coppie scese in piazza a Roma. Il Premier Renzi ha pubblicato ieri, ancor prima della discussione in aula, un post sulla sua pagina Facebook con una foto che lo ritrae con una cara amica scomparsa, Alessia Ballini, una persona che teneva molto a questo grande riconoscimento, ex assessora della provincia, scomparsa cinque anni fa dopo lunga malattia.
Ricordiamo che fu proprio lei a far scattare al futuro Premier, la cosiddetta ” conversione” sui Diritti civili. Matteo Renzi sappiamo bene essere cresciuto con formazione molto cattolica, tra oratorio e scoutismo, con una famiglia modello, che però ha capito vivendolo da vicino con Alessia cosa significasse il riconoscimento ed il diritto di amare a prescindere dal sesso di appartenenza. Un lento ma produttivo percorso interiore che l’amicizia profonda che li legava ha aiutato. Ecco, sicuramente Alessia, là dove si trova, avrà battuto le mani al suo grande amico che ha creduto e portato in fondo la sua promessa, tanto da averla inserita nei “cento punti ” della Leopolda 2011.
“È un giorno di festa per tanti – scrive- In queste ore decisive tengo stretto nel mio cuore il pensiero ed il ricordo di Alessia. E questo mi basta. Perché le leggi sono fatte per le persone, non per le ideologie. Per chi ama, non per chi proclama. Scriviamo un’altra pagina importante per l’Italia che vogliamo.”