Firenze – Il 2015, nell’attività della Consigliera di psrità della Città metropolitana Maria Grazia Maestrelli , si chiude con un bilancio in chiaroscuro per il lavoro femminile. A fronte di alcuni segnali positivi, dovuti in particolare ai provvedimenti del Jobs Act in materia di congedi dei genitori, la conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro resta un forte elemento di debolezza per le donne che hanno o cercano un impiego. In questa fase sono soprattutto i frequenti mutamenti di sedi e orari – spesso legati a processi di riorganizzazione delle grandi aziende – a causare difficoltà, mentre nella piccola impresa i momenti più critici restano quelli legati alla maternità della dipendente.
Per la Maestrelli, dunque, “restano ancora molti i passi da compiere per creare una società pienamente consapevole del valore delle pari opportunità e del potenziale apporto delle donne alla crescita e allo sviluppo economico”. Pur in un tempo di crisi e di necessaria razionalizzazione della spesa pubblica “le istituzioni, dallo Stato agli Enti locali, devono riuscire a farsi carico di questo compito irrinunciabile, se il nostro paese vuole di nuovo essere competitivo sul panorama europeo e internazionale”.
Nello specifico la Consigliera ha affrontato 27 casi di discriminazione sul lavoro durante il 2015, provenienti in gran parte dal settore privato, e principalmente da aziende oltre 50 dipendenti (il 51%). Tra i casi, le problematiche legate alla maternità (25%) e quelle dovute alla flessibilità (22%) sono le situazioni più frequenti, ma anche gli episodi di molestie e mobbing (15%) continuano ad avere un’incidenza non marginale. La fascia di età prevalente dei soggetti coinvolti è quella fra 41 e 50 anni (65% del totale), a sottolineare sia l’aumento dell’età media di ingresso al lavoro, sia una più diffusa insicurezza dell’impiego.
L’intervento della Consigliera ha permesso la conclusione positiva di 20 casi, di cui 3 tramite conciliazione o accordo con il datore di lavoro. Le altre situazioni sono state risolte per mezzo di consulenza (rilascio di pareri legali, verifiche sulla normativa contrattuale, ecc.) o incontri informali con le aziende interessate. 6 i casi ancora in corso, di cui uno avviato a giudizio. Nove, infine, gli episodi relativi ad anni precedenti chiusi nel 2015 tramite conciliazione o sentenza.