Firenze – Impariamo qualcosa dalle coppe europee, che purtroppo la Fiorentina da ora guarda in televisione. Un insegnamento prezioso se ne ricava anche per lei e per il suo allenatore. La Fiorentina è uscita dall’Europa per mano del Tottenham, squadra indubbiamente forte, giovane e ambiziosa. Troppo forte, si è detto. Salvo poi vedere che la domenica successiva stentava in casa con il modesto Swansea di Guidolin (non a caso squadra all’italiana!), che nel derby casalingo di campionato arrancava e pareggiava contro un Arsenal in dieci, e che nella partita di Europa League ne prendeva tre dal Borussia senza praticamente mai tirare in porta.
Tanto forte? Io vi dico invece che cosa sta succedendo alle squadre inglesi e al gioco che nella Premier sembra ricetta prescritta dal dottore: quel 4-2-3-1 che anche Sousa ha inteso portare in Italia, promettendo di aiutarci a diventare squadra finalmente “europea”. Questo gioco, Verbo in Inghilterra, ormai è un gioco palesemente perdente e solo spettacolare quando lo giocano cavallerescamente tutt’e due le contendenti (sennò, è anche esteticamente brutto).
Il Chelsea, che lo pratica da anni, ha consumato tristemente il suo ciclo e i sui allenatori (che lo hanno fatto giocare fino all’eliminazione dell’altra sera dalla Champions) e ora si rivolgerà a Conte per emendarsi. L’Arsenal e lo United, lo stesso. Ieri la squadra di Van Gaal è stata umiliata da un Liverpool giovane e tutto da costruire, ma allenato da Klopp, che non ci pensa nemmeno di giocare “all’inglese”.
E il Tottenham, che interpreta quel gioco al meglio, soprattutto perché ha i giocatori di età media ventiquattrenni, aitanti e veloci (ben altra cosa rispetto a quelli della Fiorentina), ciononostante cade sistematicamente nella trappola di chi, all’italiana (o alla spagnola, o alla tedesca, il che da un pezzo è lo stesso) gli affolla il centrocampo, rallenta il gioco e tiene palla. Ieri sera abbiamo assistito al primo gol del Borussia contro il Tottenham ottenuto dopo ventun passaggi a far girare palla (il record in Europa League) per poi trovare l’imbucata perfetta con la difesa degli Spurs ubriacata e fuori posizione.
Si decanta il nuovo allenatore del Borussia, Thomas Tuchel, come uno dei migliori in circolazione, un novello Guardiola. E sono d’accordissimo. Basterebbe il fatto che con gli stessi giocatori dell’anno scorso, quando la squadra era in piena zona retrocessione, sta ora lottando per campionato e coppe. Ma è bravo appunto anche perché il 4-2-3-1, che un tempo ha praticato anche il suo predecessore Klopp (ora pentito), oramai non è neanche un ricordo.
Voglio continuare con l’ecatombe del 4-2-3-1. C’è anche il City, la squadra più ricca d’Inghilterra, piena di campioni che basterebbero a far vincere un campionato a Oronzo Pugliese, e che invece non sa neanche se arriva a piazzarsi per l’Europa che conta, dietro all’italianissimo Leicester e surclassato in due anni sia da Juve che da Roma in Champions. E forse qualcuno di voi si è perso l’eliminazione dall’Europa League del West Ham, che pure campeggia nelle zone alte della classifica inglese e che gioca quel canonico 4-2-3-1, liquidato nei preliminari dall’Astra Giurgiu! Quel 4-2-3-1 ha provato a farlo giocare Benitez al Real, per pochi mesi, perché ora al Real c’è uno Zidane che in mezzo al campo, pur di avere qualcuno, ci mette Casemiro, notoriamente giocatore non da palati fini. E cosa è successo nel dopo Benitez a Napoli, tanto che ora il Napoli che l’anno scorso ci era dietro ci sta surclassando? Che Sarri ha rispolverato Jorginho e lo ha messo di regia togliendo un attaccante e affossando una volta per tutte quell’autolesionistico 4-2-3-1!
Vi sfido a fare il nome di una grande (Real, PSG, Barça, Bayern, e poi Leicester, Borussia, Atletico Madrid, e quante ve ne viene in mente) che gioca il gioco di Sousa: nessuna, signori, ve lo garantisco. Ma allora mi viene da pensare. La Fiorentina l’anno scorso eliminava il Tottenham giocando la stessa partita che ha giocato ieri sera il Borussia; l’italiano ( si diceva, ibrido spagnolo) Montella non ha mai fatto a meno del centrale di centrocampo (convertendo Badelj in quel ruolo per un dopo Pizarro più fisico) e vinceva in Europa come pochi altri (faccio notare che l'”europeo” Sousa su otto partite di coppa ne ha perse tre, pareggiate tre e vinte due risicate).
Vorrei anche far notare che la miglior partita giocata dalla Fiorentina quest’anno, quella in casa contro il Napoli, è stata giocata con il 4-3-2-1 che era lo schema spettacolo dello scorso anno, con in campo per la prima volta Vecino, Badelj, Borja e Mati tutti insieme. Mi direte: allora Sousa ha capito, e si sta emendando. Certo, me lo auguro (anche se contro la Roma la domenica dopo è ricaduto nel vizio). Ma quello che comunque non posso accettare è che si continui a parlare di lui come di un bravo allenatore, che sta provando a insegnare un gran bel gioco, europeo e vincente.
Io vi torno a dire, invece, che Sousa è un tecnico mediocre, lento a capire (gli ci son volute quaranta partite, tra precampionato e tornei vari), irrispettoso dei giocatori che ha in rosa (che, quando non epura, si ostina a far giocare fuori ruolo), cocciuto a insistere nella sua idea insensata di calcio, ma forse abbastanza furbo da aver capito in partenza che quell’idea poteva benissimo essere “comprata” in Inghilterra a suon di milioni di sterline! Da ora però stia attento, perché anche gli inglesi potrebbero esser stanchi di contentarsi a vincere una delle tante coppe isolane mentre vengono sistematicamente umiliati ovunque passata la Manica. E allora, addio sogni di gloria!