Mostra: il destino “post” di un’umanità fragile

Firenze – Alla Galleria dell’Accademia  delle Arti del disegno a San Marco son esposte le opere di due artisti francesi assai noti a livello internazionale, ma non troppo in Italia . Si tratta di Gérard Rancinian  e con  la mostra intitolata  “Il destino dell’uomo”, una serie di fotografie, montate su  plexiglass, di Rancinian; e  due installazioni di video arte della  Gaudriault.

Una mostra per tanti versi coraggiosa, destinata a suscitare opposte reazioni, voluta da Cristina Acidini, neopresidente dell’Accademia delle Arti del Disegno .

Alla mostra non manca nulla del  postmoderno  più ‘post’, che sembra proprio arrivare a un punto di non ritorno  sul destino dell’uomo. C’è tutto e di tutto quello che il contemporaneo ama o ha amato (perché le cose oggi corrono in fretta). C’è il punk (o il punkerismo) come tema principale,  il pop,  il culto, portato all’estremo, del tatuaggio, per cui occorrerebbe un Nicolai Lilin per decifrarne i messaggi, se è vero che  il tatuaggio, antico di  millenni,  può portare messaggi universali, o molto personali, e anche  molto banali.

Ma siccome qui l’essere umano è straziato anche da altre  torture: rettili, spazzature, materiale degradato di ogni specie, stretto fra  ghigni diabolici e angeli pseudo mistici , fra erotismo e  sadismo,  ma sempre con  enormi , pesanti e pennute ali, che invece di portarlo in alto lo trascinano in basso, vien fatto di pensare che peggio di così  l’umanità non potrà ridursi.

Passando alla fotografia, o per essere esatti,  alla stampa analogica su plexiglass, qual è questa delle opere di Rancinan, si tratta di un lavoro tutto giocato sulla luce dal dietro, tanto che sembra di essere in presenza piuttosto di scenografie teatrali che di quadri. Scenografie  che potrebbero essere adatte a molte rappresentazioni  del teatro, anche  classico, declinato,  come oggi spessissimo accade, in ‘modernismi’ per quanto riguarda la  messa in scena , i  costumi ,ecc.

Quei grandi pannelli si potrebbero  immaginare, ad esempio, come scenografie di tragedie quali il “Prometeo incatenato” di Eschilo,  e altre opere da questo derivate. In tale  ottica i lavori di Rancinan potrebbero avere un loro senso e funzionalità. Presi in sé e per sé, mi sembra che forse ci sia   non solo denuncia, ma anche un po’ di ironia (e lo spero!) sul nostro mondo ,così confuso fra angeli e diavoli, bene e male.

Caroline Gaudriault  ha curato invece le due installazioni nello spazio adiacente alla sala principale. In una di esse, alcune delle medesime figure delle fotografie di Rancinan, ma isolate e in  piccolo formato, sono  inserite in triangoli di plexiglass, sospese, attaccate  a fili sottili,  luminose  e di  grande leggerezza.

Altrettanto raffinata e lieve, come i fogli che la compongono, è l’altra installazione formata da paginette di carta, di vario genere e spessore, con iscrizioni in varie lingue e calligrafie, appese a fili leggeri, che dondolano dolcemente .Il messaggio è in ogni  foglietto , scritto a mano, con  massime e riflessioni filosofiche o poetiche, ma reso unico dalla calligrafia che è, appunto, sempre l’ unicum di chi l’ha scritto.

Insomma mi sembra che il messaggio sulla fragilità delle cose umane e sul  precario destino dell’uomo sia detto, in queste installazioni ,con meno dispendio di mezzi, più femminile garbo, ma  non  con meno intensità.

 

Foto: www.controradio.it

 

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