Fiorentina, un buon mercato di riparazione. Se Sousa cambia gioco

Firenze – Arduo commentare il mercato di “riparazione” della Fiorentina. “Quantitativamente” si può essere contenti: mancava un difensore ed è arrivato Benalouane, giocatore che conosce il calcio italiano e forse ora, dopo l’esperienza inglese, vale il costo dell’eventuale riscatto fissato oltre i sei milioni (che, son pronto a scommettere, non avverrà). Necessitava un po’ più di nerbo a centrocampo, e allora via l’impalpabile Verdù e benvenuto a Kone, buon combattente, con il solo difetto di aver giocato due sole partite negli ultimi cinque mesi (tanti auguri!). In uscita Gilberto, come previsto. E allora ricapitoliamo: Zarate per Rossi, Tello per Rebic, Kone per Verdù, Tino Costa per Suarez, Benalouane per Gilberto, Gigli per Bagadur.

Le cessioni di Suarez e Matos al gruppo Pozzo sembra che abbiano anche fatto rimpinguare le casse. Dunque, bene e bravi i nostri operatori che sicuramente hanno rinforzato la squadra, almeno per oggi. Per domani, ci si penserà. Ci sarà qualche problema nella lista dei 25, e forse è questa la ragione per cui è rientrato Gigli dal Lecce: sarà nel novero degli otto cresciuti in società italiane al posto di Rossi. Mi resta una perplessità: chi l’ha fatta la campagna acquisti di agosto, se ora da Verdù, a Rebic, a Rossi (che tutti vantavano come il vero acquisto dell’anno), a Suarez, a Gilberto nessuno risulta abile per la Fiorentina? C’è da augurarsi che costui non sia il solito che ha fatto questa campagna di gennaio!

Questo sia detto in “assoluto”. Ma è certo che, per una valutazione più circostanziata, si dovrebbero conoscere le intenzioni di Sousa relativamente alla “variante tattica diversa” che ha in mente. Se, per esempio, dovesse prima o poi provare una difesa a quattro, allora l’assenza di un terzino destro “fluidificante”, come si diceva una volta, balza all’occhio. Per il resto non siamo messi male. Ritengo che il centrocampo trovi in Costa e Kone, se in salute, due ricambi di buon livello e con più di una motivazione. La difesa resta deboluccia, ma tutto dipenderà dall’assetto di squadra, perché per ora, nonostante le apprensioni cui ci ha abituato, è pur sempre la quarta difesa del campionato.

Forse i problemi maggiori restano in attacco. Anzi, sembrano ora tutti in quel reparto. Colpa di Kalinic, di Baba e di Bernardeschi (30 tiri, zero gol)? Io continuo a pensare che sia colpa solo di Sousa, che fa un gioco prevedibile e facilmente contrabile, in cui si sfiancano gli attaccanti in smarcamenti a vuoto, in pressing alti, in rincorse degli avversari, con pochi palloni costruiti e mandati a destinazione dai centrocampisti. E aspettarsi che siano da dietro Borja o Badelj a tirare in porta più che velleitariamente, è aspettativa che non può che esser delusa.

Ora però c’è un Tello in più. Giocatore che ha segnato 28 reti in 138 partite giocate tra Spagna e Portogallo (non tanto), ma che è chiamato soprattutto a fare assist e cross, prevedibilmente dalla destra, con Berna che potrebbe tornare a fare il “Baggio” e finalmente a sbloccarsi in zona gol. Dunque, qualche prospettiva migliore anche per l’attacco c’è. Sempreché, insisto, cambi il gioco della squadra. Il gioco di Sousa è sterile, è brutto, è insensato e, lo dico con una sola parola, è  virtuale. È un gioco giocato alla playstation con avversari fittizi, mentre in Italia gli avversari sono reali, eccome, e ti intercettano sempre, persino nelle intenzioni, se non inventi qualcosa.

Questa resta la preoccupazione maggiore per la Fiorentina; tanto più seria perché ancora qualcuno crede che Sousa sia un bravissimo tecnico che solo ci mette un po’ a educare i suoi. Intendiamoci: non dico che Sousa non sia capace e preparato “in assoluto”. Dico che nessun tecnico può essere valutato in assoluto (farei un eccezione, ma a fatica, per i soli Ancelotti e Guardiola), perché il suo valore lo dà il gioco che riesce a far giocare, l’interpretazione delle partite, la conoscenza dei giocatori propri e altrui.

Sousa è imbalsamato. Ripete assurdità teoriche (e pratiche) come quella che “ci vuole tempo per assimilare gli schemi”, quando ora è alla trentesima partita con lo stesso schema sgangherato e soprattutto va a incontrare ogni domenica tecnici che cambiano gioco anche due volte a partita! Lo fece capire Spalletti, che pure qualche difettuccio di “idealismo” nello scegliere i moduli ce l’ha, dopo la partita contro il Verona: in Italia ci sono tanti bravi tecnici, e ogni partita è una partita a superarsi anche nelle strategie, nelle contromisure, negli accorgimenti ad hoc. Vedere Sousa che affronta qualsiasi avversario con lo stesso schema evoca categorie psichiatriche che hanno a che fare con le manie ossessive.

Domenica scorsa una allucinante riprova. Se c’era una squadra da non affrontare alzando i ritmi e creando spazi a centrocampo era proprio il Genoa; squadra che soffre solo se le soffochi la manovra occupando le linee di passaggio, se non la fai correre, se non le fai attaccare gli spazi, se approfitti “in contropiede” o con giocate più manovrate e tecniche di una difesa non insuperabile. E invece Sousa, cavallerescamente, l’ha fatta giocare alla pari, non rendendosi conto che la Fiorentina, coi giocatori che ha ora, se deve giocare alla pari è, appunto, alla pari del Genoa, e non dell’Inter o delle altre di testa. Bisognerebbe che qualcuno gli facesse capire che una grande squadra (allenata da un grande tecnico) è quella che sa quali sono le proprie potenzialità e le esprime al massimo, e che sa anche mascherare i suoi limiti.

La Fiorentina non è grande, e purtroppo (son costretto a dire “purtroppo”, nonostante il compiacimento per l’attuale classifica) lo nasconde con risultati raccattati per combinazioni fortuite. È successo all’Inter e è successo a noi. Siamo in corsa in alto per caso, ma il nostro valore al momento, con questo gioco, è quello di un Genoa quart’ultimo in classifica. Ce lo dicono i risultati finora ottenuti contro le squadre che occupano la parte sinistra della classifica, ce lo dice la pena nelle partite di coppa e l’eliminazione in casa subita dal Carpi nella sola partita dentro-fuori che abbiamo giocato. Se non ci convinciamo di questo e se non provvediamo al più presto, anche la “riparazione” di questo mercato risulterà buona solo per le casse della società. Sempreché non fosse quello l’unico obiettivo!

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