Milano – Se il tasso di disoccupazione generale è all’11,3 per cento e quello giovanile è al 38%, la differenza evidentemente non può spiegarsi con la debolezza della domanda di manodopera. Quella differenza si spiega, invece, con il difetto gravissimo dei servizi di informazione e orientamento scolastico e professionale offerti agli adolescenti italiani, che di un mercato del lavoro sempre più complesso non sanno niente.
Nei Paesi del centro e nord-Europa questi servizi raggiungono uno per uno ciascun adolescente all’uscita di ciascun ciclo scolastico, informandolo compiutamente sulle probabilità di uno sbocco professionale soddisfacente offerte da ciascun itinerario che gli si offre; per questo essi forniscono, di qualsiasi centro di formazione, scuola o ateneo, il tasso di coerenza tra formazione impartita e sbocchi occupazionali effettivi di chi ne è stato diplomato. Questa informazione da noi finora è mancata del tutto; col risultato che i nostri ragazzi compiono le scelte decisive per la vita senza disporre delle informazioni indispensabili.
Ora, però, finalmente anche noi stiamo imparando a rilevare in modo sistematico quel tasso di coerenza: ha incominciato a farlo, in Piemonte e Lombardia, la Fondazione Agnelli, mettendo on line tutte le informazioni (risultanti dall’incrocio dei dati dell’archivio studenti del Miur con quelli delle comunicazioni obbligatorie al ministero del Lavoro), oltretutto in una forma esemplarmente piacevole e accessibile per tutti. Ora si tratta di estendere questa rilevazione ai centri di formazione, e all’intero Paese (vincendo le resistenze di un sistema che risponde più agli interessi degli addetti che a quelli degli utenti).
E di spiegare a ciascun adolescente come questi dati vanno letti e utilizzati per la scelta del proprio futuro. I risultati in termini di occupazione si vedranno solo nell’arco di qualche anno; ma è questo il modo migliore in cui il problema si può avviare a soluzione.