Firenze – I Beatles degli anni d’oro della Apple Corps e l’arrivo del Papa a Monza, lo scorso 25 marzo, saranno le storie al centro della sesta giornata del 58/mo Festival dei Popoli, domenica 15 ottobre a Firenze.
Alle 20.30 al cinema La Compagnia (via Cavour 50/r) il regista Ben Lewis sarà in sala per presentare il suo “The Beatles, hippies and hell angels” (UK, 2017, 90’), il racconto di un irripetibile esperimento di “capitalismo hippie”. È il 1967 e i fab four sono la band più famosa al mondo, ma le imposte che devono pagare li stanno lasciando al verde. La soluzione sarà investire in una nuova società, che ben presto diventerà una delle imprese più colorate e stravaganti mai esistite: tra negozio di moda e salone di parrucchiere, tra start-up tecnologica a etichetta discografica, con l’intento di diffondere nel mondo i valori di un nuovo movimento, quello dei figli dei fiori. Interverrà anche Davide Verrazzani, autore di “L’ultimo Beatle. Neil Aspinall, dietro le quinte del mito” (Bietti, 2017). Per chi al profano preferisce il sacro, alle 21.00 allo Spazio Alfieri (via dell’Ulivo 6) è in programma “L’ultima popstar”, film in concorso italiano di Claudio Casazza (ospite del festival), Stefano Zoja e Carlo Prevosti (Italia, 2017, 50’), che documenta i pantagruelici preparativi necessari a una messa in trasferta del Santo Padre, un evento atteso da oltre un milione di persone. La pellicola segue le ore che precedono la comparsa del pontefice: dall’allestimento del palco, dieci volte più grande di quello che lo stadio San Siro offre alle rock star, alle centinaia di volontari che gestiscono l’afflusso enorme di persone, dall’atmosfera da parco giochi alla musica pop trasmessa dagli altoparlanti.
Da segnalare al cinema La Compagnia due opere in concorso internazionale, entrambe alla presenza degli autori: alle 16.30 “Anatomia del miracolo” di Alessandra Celesia (Francia/Italia, 2017, 83’), uno spaccato sulla devozione di tre donne diversissime tra loro: Giisy, animo inquieto e corpo costretto su una sedia a rotelle, Fabiana, transessuale che coordina una comunità di fedeli e Sue Song, pianista coreana approdata a Napoli, tutte e tre votate alla Vergine dell’Arco, che racchiude in sé violenza e amore, bestemmia e misericordia, dolore e speranza, antico e moderno. Alle 18.30 protagonista il Medio Oriente con “7 veils”(Afghanistan/Francia, 2017, 80’), un viaggio intimo nel cuore dell’Afghanistan accompagnati dalla regista iraniana Sepideh Farsi, al di là dei cliché e delle immagini che ogni giorno ci vengono consegnate dai telegiornali.
Al cinema La Compagnia le attività del festival partiranno alle 11.00 con How I did it, incontri aperti al pubblico con i registi del festival. Alle 15.00 al via le proiezioni con “El pacto de Adriana” (Cile, 2017, 96’), un’indagine della regista Lissette Orozco sulla sua stessa zia, accusata di essere stata una torturatrice di detenuti politici durante il regime di Pinochet. Dopo le presentazioni di “Anatomia del miracolo”, “7 veils” e “The Beatles, hippies and hell angels”, alle 22.15 la giornata si concluderà con due due pellicole firmate Robert Drew & Associates, che chiudono il focus sulla figura di John Fitzgerald Kennedy, a 100 anni dalla sua nascita. In “Crisis: Behind a Presidential Commitment” (USA 1963, 52’), quando a due ragazzi neri viene preclusa la possibilità di iscriversi all’Università dell’Alabama JFK deve intervenire per dirimere la questione che innescherà i movimenti per i diritti civili, mentre“Faces of November” (USA 1964, 12’), premiato al festival dei Cinema di Venezia del ’64, documenta i funerali di Stato del presidente dopo l’attentato a Dallas.
Allo Spazio Alfieri le proiezioni partiranno alle 15.00 con due film del progetto tra settima arte e cooperazione internazionale Meridiano Zero: “Museo di Beirut” di Clelia Iemma (Libano, 2016, 10’), e “Wallah je te jure” di Marcello Merletto (Niger/Senegal/Italia, 2016, 63’), storie di uomini e donne lungo i percorsi migratori che dall’Africa occidentale conducono all’Italia. Alle 16.15 spazio al cinema di Kazuhiro Soda con quattro cortometraggi, tutti introdotti dal regista in sala: “The flicker” (USA, 1997, 17’), lo studio di un fotografo sul volto di un uomo cieco, “A night in New York” (USA, 1995, 10’), spaccato sui clienti di una pizzeria a tarda notte, “A flower and a woman” (USA, 1995, 5’), parallelo tra una giovane donna e un fiore, e “Peace”(Giappone/USA/Corea del Sud, 2010, 75’), riflessione sulla coesistenza pacifica nata osservando gli abitanti e i gatti della città di Okayama. Alle 18.30 “No intenso agora” di João Salles (Brasile, 2017, 127’), realizzato a seguito del ritrovamento di film amatoriali girati in Cina nel 1966 durante la Rivoluzione Culturale, e che a partire da lì passa in ricognizione – con preziosi filmati d’archivio – i movimenti studenteschi e di protesta che ebbero luogo in Francia, Cecoslovacchia e Brasile nel mitico 1968. Conclusione alle 22.00 ancora con il cinema di Kazuhiro Soda: “Freezing sunlight” (USA, 1996, 85’), il vagare di un uomo solo nel crepuscolo di Manhattan.
All’Istituto Francese (piazza Ognissanti 2r) alle 17.00 la città di Firenze e la sua arte saranno protagoniste di “Frere Alain – EA5” (Francia, 2017, 66’), lavoro di Vincent Dieutre (ospite del festival) concepito come un omaggio al regista Alain Cavalier, costruito attraverso un percorso tra i più indimenticabili esempi dell’arte sacra fiorentina. Per completare il tributo a Cavalier, alle 18.30 sarà in cartellone il suo “Le filmeur” (Francia, 2005, 97’), in cui l’autore testimonia più di dieci anni della sua vita attraverso una sorta di diario video, in un progetto che fonde arte e vita.