Siena – Un atteggiamento perlomeno contraddittorio. E’ questa l’accusa che il Comitato Difensori della Toscana rivolge alla Regione Toscana riguardo uno degli “asset” su cui la Regione stessa e la giunta hanno fortemente scommesso, vale a dire la difesa del territorio. “Sulla carta – dicono dal Comitato – la Regione sembra adottare misure di tutela ambientale all’avanguardia in Italia, ma poi, al momento di attuarle nel concreto, innesta la marcia indietro, cambia idea, voltando la schiena ai cittadini, ai propri elettori, tradendo le promesse fatte loro, tradendo anche lo spirito delle leggi in materia di tutela ambientale che si è voluta dare, per dare via libera ai pochi industriali che furbescamente hanno individuato negli incentivi concessi ai produttori di energia rinnovabile una gallina dalle uova d’oro”. Quanto poi alla volontà “effettiva” di ascoltare i cittadini, volontà “espressa più volte a parole anche dal presidente Enrico Rossi”, ebbene, nella pratica, dicono dal comitato, è stata “tradita”.
Ed ecco perché, secondo quanto registrato dal Comitato. “I cittadini di Casole e Radicondoli hanno da tempo chiesto la tutela del loro prezioso territorio. Fin dal 2008 Italia Nostra Siena richiedeva l’attivazione della procedura di apposizione di vincolo paesaggistico per il territorio rurale di Casole d’Elsa, richiesta che il 14 febbraio 2013 fu reiterata con più forza, sostenuta da 3000 firme di cittadini, dall’Associazione Casole Nostra, dal Comitato Difensori della Toscana, dal WWF Siena e da altre associazioni ambientaliste. Nel marzo 2014 il Consiglio Comunale di Casole d’Elsa chiedeva alla Regione con delibera, l’attivazione di tale procedura. Anche il FAI intervenne a sostegno di tale richiesta.
La Regione Toscana, dal 2008 ad oggi, ha continuato a “menare i cittadini per il naso” temporeggiando riguardo alla concessione dei vincoli, adducendo mille scuse e costringendoli a ricorrere a professionisti e spendere fior di quattrini per integrare con ulteriori documenti e mappe la domanda di vincolo paesaggistico presentata”.
Ma il colpo più duro doveva ancora arrivare. “Nel 2010 è arrivata la legge che ha liberalizzato lo sfruttamento geotermico ed il territorio di Casole d’Elsa e Radicondoli rischiava improvvisamente di diventare un unico grande distretto industriale – ricordano i Difensori della Toscana – secondo i funzionari della Commissione Paesaggistica i vincoli paesaggistici mai avrebbero potuto fermare un progetto di geotermia industriale, che i cittadini non si illudessero, la loro richiesta di tutela del paesaggio a nulla sarebbe servita …”.
Invece … il 15 Maggio 2017 la Regione Toscana pubblica le linee guida che tutti i comuni dovranno utilizzare per indicare alla regione le aree ritenute non idonee alla geotermia industriale. Fra gli strumenti “tecnici” da utilizzare ci sono proprio i vincoli paesaggistici: vale a dire che le aree a vincolo paesaggistico possono essere considerate non idonee allo sfruttamento geotermico.
“Ma come? – dicono i comitati – e Casole?… E la domanda di vincolo presentata nel 2008? Sono passati quasi dieci anni! E’ dal 29 Settembre 2015 che la commissione paesaggio alla Regione non si è più riunita per esaminare la pratica. Ora i cittadini forse hanno capito il motivo di tutto ciò: era prevedibile che prima o poi la Regione si sarebbe dovuta adeguare al Decreto Ministeriale del 10-09-2010 che inseriva le aree a vincolo paesaggistico fra quelle ritenute non idonee per l’insediamento di centrali e forse gli accordi fra la Regione e gli industriali non contemplavano che il territorio di Casole venisse “risparmiato”. Era forse meglio evitare che la domanda di vincolo facesse il suo corso?…”