Firenze – Orgoglio incontenibile, slogan e sottotitolo del Toscana Pride che aprirà la serie delle parate arcobaleno italiane. Arezzo, sabato 27 maggio, per portare attraverso la città, i colori e la gioia di una grande sfilata in cui sono attese, come dicono gli organizzatori dell’evento, presentato oggi nella sede della presidenza regionale, migliaia di persone. Alla manifestazione ci sarà per la seconda volta il Gonfalone toscano, a simboleggiare il rinnovo del patrocinio dato dalla Regione alla manifestazione, e la vicepresidente regionale Monica Barni.
Fra i numerosi enti e istituzioni che anche quest’anno hanno dato la loro adesione, manca, ancora una volta, il Comune di Firenze. Spiega Veronica Vassarri, portavoce del Comitato promotore Toscana Pride 2017 che nella lettera di incoraggiamento che è stata inviata dal primo cittadino Dario Nardella agli organizzatori, sembra che ci sia un problema di statuto del Comune, che impedirebbe di portare il Gonfalone in occasione di iniziative simili, con cortei e manifestazioni. Ma, come già nel 2016, i consiglieri comunali di Frs Tommaso Grassi, Donella Verdi e Giacomo Trombi hanno promesso che porteranno a sfilare un “finto” gonfalone di carta. Un’altra assenza “contraddittoria” è quella del Comune di Arezzo che accoglie la manifestazione. Forse, nella cittadina, c’è voluto un po’ per rendersi conto della portata dell’evento, azzarda Vassarri, anche se, con l’avvicinarsi della data, l’aspettativa sembra lievitare per tutti.
L’iniziativa è nata dall’impegno congiunto delle varie associazioni che fanno capo al mondo Lgbtiq ((lesbiche, gay, bisex, trans, intersex e queer) con cui la Regione e molte delle pubbliche amministrazioni toscane, da anni, dialogano in modo proficuo.
Piena adesione al messaggio di libertà e uguaglianza della parata proviene dalla Regione. La nota diffusa dalla segreteria della vicepresidente regionale Barni tocca il punto del senso della manifestazione, dopo l’approvazione della legge Cirinnà sulle unioni civili.
“Forse qualcuno potrà chiedersi se, dopo l’approvazione della legge Cirinnà sulle unioni civili, ormai un anno fa, ci sia ancora bisogno di celebrare la giornata dell’Orgoglio Lgbti – dice la vice presidente Barni – secondo noi sì”. Rimane infatti, ad esempio, il vuoto lasciato riguardo la tutela dei diritti delle bambine e dei bambini nati all’interno di famiglie omogenitoriali.
“Certamente con la legge Cirinnà – prosegue Barni – si è posata una prima, importante pietra, ma ancora molto resta da fare: anche secondo il rapporto 2016 di ILGA l’Italia è uno dei paesi dell’Europa occidentale che meno tutelano i diritti umani delle persone omosessuali, bisessuali e trans e in cui maggiori sono le discriminazioni”. E poi c’è quello che accade nel mondo attorno: “moniti a cui non si può rimanere sordi”.
“Assistiamo quotidianamente a fenomeni di propaganda violenta basata su menzogne e concetti privi di ogni base di realtà – spiega la vice presidente – e le iniziative di legge per il contrasto alla violenza omo-bi-transfobica sono bloccate e non prevedono nessuna efficace misura rispetto ai fenomeni del bullismo e dell’incitamento all’odio”. Le spinte conservatrici in atto non riguardano solo l’Italia ma arrivano anche dal resto del mondo, dai movimenti nazional-populisti europei all’America di Trump, con il serio rischio che non vengano pienamente garantiti neppure diritti riconosciuti e dati per acquisiti come l’interruzione volontaria della gravidanza, le pari opportunità di genere e la laicità dello Stato.
“Ecco dunque spiegati – dice Barni – i motivi che ci portano, con “orgoglio incontenibile”, a partecipare al Toscana Pride che quest’anno si terrà ad Arezzo”. Lì si parlerà infatti di parità di diritti, di tutela ed autodeterminazione, di equo accesso al lavoro, del riconoscimento di tutti i legami affettivi e genitoriali, anche di educazione alle differenze e della laicità delle istituzioni. “Sono esattamente gli stessi motivi – conclude – che ci hanno portato ad essere tra i soci fondatori della Rete nazionale Ready, ovvero il network delle pubbliche amministrazioni impegnate contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere ed a promuoverne l’adesione presso altre pubbliche amministrazioni toscane facendone in poco tempo raddoppiare il numero, coordinandone le iniziative”.
A proposito di Ready, la rete ha lanciato un appello nelle scorse settimane dopo i fatti gravissimi della Cecenia e la Regione Toscana ha prontamente firmato la lettera inviata il 3 maggio all’ambasciatore russo.
foto: archivio stamptoscana, Gay Pride 2016 a Firenze