Ananas “dimagrante”, zucchero di canna “dietetico”, Kamut “antico”… e altre inesattezze

Firenze – E’ vero che l’ananas fa dimagrire? E’ una verità assodata che il Kamut sia un “grano antico” dalle mirabolanti virtù salutistiche? E’ vero che lo zucchero di canna “ingrassa” meno? E che le banane siano le “frutta” più ricche di potassio? ….

Queste sono solo alcune delle “verità” che corrono in rete, e contro cui Coldiretti lancia l’allarme, in quanto pesano enormemente nel carrello della spesa. Eppure sono basate su convinzioni che, a un esame più attento, si rivelano inesatte: prendendo l’esempio delle proprietà dimagranti dell’ananas, scopriamo, come spiega la Coldiretti, che sono proprie di una sostanza, la bromelina, che sì è contenuta nell’ananas, ma nel gambo, ovvero nella parte che nessuno di noi (solitamente!) mangia.

Dunque, fakenews a tavola, come si preoccupa di sottolineare l’associazione degli agricoltori, presentando la “top ten delle fake news a tavola”, in occasione della campagna #stopfakeatavola promossa dalla Coldiretti e dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare nell’ambito del corso di formazione organizzato in collaborazione con la Scuola Superiore della Magistratura.

Ad essere colpiti nei siti web e sui social sono praticamente tutti i prodotti che finiscono nel carrello, con accuse a sproposito o al contrario con l’attribuzione di proprietà salutistiche e nutrizionali non verificate – spiega il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – è falso tra l’altro dire che tutti i prodotti alimentari realizzati nell’Unione Europea rispettano le stesse regole o che i prodotti venduti dal contadino sono meno controllati”.

Sempre a proprosito della bromelina, ad esempio, spiega sempre Moncalvo, non solo è contenuta nel gambo che nessuno mangia dell’ananas, ma serve in buona sostanza a favorire “la digestione delle proteine e non la neutralizzazione delle calorie e dei grassi”.

Tra le opinioni che comunemente imperversano in rete, anche quella secondo cui il latte sarebbe dannoso in quanto “alimento destinato all’accrescimento di cui solo l’uomo, tra gli animali, si ciba per tutta la vita”.

In realtà il latte di mucca, capra o pecora rientra da migliaia di anni nella dieta umana – precisa la nota di Coldiretti – al punto che il genoma si è modificato per consentire anche in età adulta la produzione dell’enzima deputato a scindere il lattosio, lo zucchero del latte. Il filone di pensiero che ritiene opportuno bandire i latticini dall’alimentazione poggia sul China Study, un’indagine epidemiologica svolta a partire dal 1983 in Cina, i cui risultati sono stati ritenuti inattendibili dalla comunità scientifica e dall’’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro”. Facciamo anche notare che la popolazione mongolica è quella che più facilmente soffre dell’assenza dell’enzima necessario agli umani per digerire il latte in età adulta.

Andiamo alle banane: “A differenza di quanto sostenuto – si legge nella nota di Coldiretti – sono solo al nono posto tra i prodotti ortofrutticoli ricchi di potassio, che al vertice della graduatoria vede gli spinaci crudi, seguiti dalla rucola e dai cavolini crudi ma anche dai kiwi che hanno la leadership tra la frutta fresca”.

Zucchero di canna, al massimo può essere più grato al palato: quanto alla salubrità e alle calorie, è pari a quello bianco e raffinato.

Ma il vero punctum dolens è: ci sono risultanze scientifiche che provino indiscutibilmente che mangiare carne, anche in piccole quantità, sia dannoso per la salute?

A differenza di quanto si scrive in modo quasi virale, non esiste nessuno studio che provi che mangiare carne anche a piccole quantità sia dannoso per la salute. Al contrario, i vantaggi di una dieta completa che la includa sono scientificamente indiscussi. Se ne può fare a meno solo integrando la sua mancanza con altri prodotti animali, come uova in primis, latte e derivati, e in alcuni casi assumendo integratori di vitamine e minerali”, è la risposta di Coldiretti.

Alla voce Kamut, poi, troviamo una interessante precisazione. “Il Kamut – precisa la Coldiretti – spesso esaltato come antica varietà di cereali con proprietà esclusive non è altro in realtà che un marchio commerciale privato, registrato negli USA, con cui viene venduto il grano della varietà Khorasan (Triticum turgidum spp. turanicum) coltivato negli USA e Canada. La varietà Khorasan è coltivata anche in Italia ed ha caratteristiche particolari che possono essere ritrovate anche nel farro o nella varietà di grano duro italiane come Senatore Cappelli”. Dunque, poca spocchia, cari “kamutiani”: il nostro antico farrum (antico davvero, per di più!) vale quanto e come.

Si salvano persino i grassi, in questa disanima di Coldiretti. Odiati e temuti, i grassi sono nutrienti indispensabili per il nostro corpo ed “eliminarli dalla dieta come spesso suggerito può mettere a rischio la salute anche se è importante non abusarne (possono rappresentare il 25-30% delle calorie giornaliere) e selezionare quelli più buoni e di qualità, come l’olio extravergine d’oliva”.

Altra verità semplificata, è che tutti i prodotti alimentari realizzati nella Ue abbiano le stesse caratteristiche. Falso. In Italia, sottolinea con forza la nota di Coldiretti, “ci sono le regole produttive più rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari, dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi, fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino che non valgono in altri Paesi dell’Unione europea ma è anche falso che – conclude la Coldiretti – i prodotti venduti dal contadino sono meno controllati poiché tutti gli alimenti in vendita in Italia devono rispettare gli stessi standard sanitari e devono sottoporsi agli stessi controlli, anzi i produttori agricoli aderenti alla rete di Campagna Amica si sottopongono a ulteriori tre livelli di controllo verificati da un ente terzo”.

 

 

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