Firenze – “Dobbiamo convincere i cittadini che l’Europa è l’antidoto alla globalizzazione, uno scudo contro gli effetti della globalizzazione”: Mercedes Bresso, europarlamentare europea, sintetizza così la risposta alla domanda del perché l’Unione non è mai stata così impopolare presso i cittadini come in questi momento. Come recuperare la fiducia e l’attenzione della gente d’Europa più sensibile ai richiami demagogici e alle parole d’ordine populiste e neo-nazionaliste?
Il tema della costruzione di una opinione pubblica europea che si senta partecipe delle politiche comuni e percepisca il valore concreto ed effettivo della cittadinanza è stato al centro della prima giornata dell’evento internazionale “The State of The Union”, l’appuntamento annuale di riflessione sullo stato dell’Europa organizzato dall’Istituto Universitario europeo.
E’ ovvio che il senso di cittadinanza e la crisi dell’immigrazione sono strettamente legati fra loro. L’analisi statistica condotta dalle agenzie europee Globalcit e Globalstat fotografano una situazione nella quale il 28,6% degli europei dice di sentirsi definitivamente cittadini e il 40,6% fino a un certo punto. La sorpresa è che sono i paesi del sud in particolare la Grecia ma anche l’Italia quelli che non sono così convinti di essere cittadini europei, il che la dice lunga anche sul concetto di cittadinanza percepito dagli intervistati. Infatti, solo poco più della metà di tutti gli europei conoscono i loro diritti di cittadinanza Ue.
Da ciò discende con logica adamantina che i sentimenti verso i migranti di questi cittadini privi di certezze siano negativi. Solo il 37% per cento ha espresso una certa apertura contro il 56% perplesso e preoccupato sull’accoglienza. Così come provocano effetti dirompenti i referendum, espressione della democrazia diretta, che nei vari paesi finiscono per bocciare i passi avanti nell’integrazione tentati negli ultimi anni. Fino ad arrivare alla madre di tutti i referendum destabilizzanti, la Brexit che pesa come un macigno sui lavori delle due giornate fiorentine.
Un rapporto interno del Parlamento europeo sottolinea le cause che hanno portato ad approfondire il deficit di democrazia e di rappresentatività delle istituzioni europee. In particolare il forte squilibrio fra esecutivo, cioè il Consiglio europeo dei governi che ha allargato sempre di più la sua giurisdizione su un numero sempre più ampio di settori della politica pubblica, e il legislativo, cioè il Parlamento di Strasburgo, che perdendo rappresentatività, si è focalizzato sulla regolazione con il risultato che le politiche dell’Ue si sono “tecnocratizzate” rafforzando il ruolo delle istituzione non politiche come la Bce, le altre agenzie sulle quali i parlamenti hanno scarsa possibilità di controllo.
“Questa circostanza è rispecchiata nella terminologia di governance che implica una gestione diffusa a molti livelli piuttosto che government con meccanismi chiari sotto controllo democratico”, è scritto nel documento. La crisi ha fortemente peggiorato questo squilibrio innescando una progressiva erosione della fiducia dei cittadini: è venuta meno la solidarietà per affrontare l’emergenza migranti, mentre l’aumento esponenziale delle disuguaglianze all’interno dei paesi ha alimentato la convinzione che l’Unione non solo non sia in grado di contribuire all’equa distribuzione del reddito, ma che addirittura persegua solo l’interesse dei paesi più forti.
Il compito dell’evento fiorentino è dunque quello di mettere sul tavolo nuove forme di partecipazione dei cittadini al processo decisionale. “Moltiplicare i canali per poter decidere”, come ha detto il presidente dell’Istituto universitario europeo Renaud Dehousse.
Così anche il presidente del Senato Pietro Grasso che ha auspicato “una nozione di cittadinanza più estesa e articolata del passato, che non si limita solo ai diritti civili, politici, economici e sociali ma include rinnovate forme di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali”. Nello stesso occorre moltiplicare i canali di dialogo “con opinioni pubbliche sottoposte a una crescente massa di informazioni che determinano disorientamento in luogo di consapevolezza “. Grasso punta soprattutto sul rafforzamento del ruolo dei Parlamenti nazionali che dovranno cooperare per creare un’Europa più democratica”.
Come tema immediato sul quale mettere alla prova questa cooperazione, il presidente del Senato ha citato i flussi di migranti e profughi: “una prima urgenza – ha detto – è abbandonare le logiche emergenziali : non si tratta di crisi temporanee, passeggere. Non ricorrono emergenze. Si dispiegano gli effetti di fenomeni strutturali di lungo periodo che non si possono risolvere ma governare con strategie meditate, condivise, solidali e rispettose della dignità umana”.
Foto: il presidente del Senato Pietro Grasso