Mal’Aria 2017, Capannori e Montale maglie nere in Toscana

Firenze – La Toscana respira “mediocremente”, e pur migliorando non si cancellano le molte ombre di un quadro che purtroppo resta per troppi punti stazionario. E allora? Allora, ribatte Legambiente, “Le città devono respirare”.  Come, lo spiega nel dossier Mal’Aria 2017 – Come ridurre lo smog, cambiando le città in 10 mosse, presentando nel contempo i dati della campagna annuale “PM10 ti tengo d’occhio”, che monitora l’andamento giornaliero dei 96 capoluoghi di provincia di cui sono disponibili i dati tenendo in considerazione solo le centraline urbane di fondo e di traffico. I dati del dossier di Legambiente Mal’aria di Città 2017 in Toscana sono stati presentati nella conferenza stampa che si è svolta stamane a Firenze, al Caffè Letterario Giubbe Rosse, alla presenza del presidente regionale di Legambiente Fausto Ferruzza e del responsabile del settore Inquinamento Atmosferico per il cigno verde Michele Urbano.

Così, nonostante la soddisfazione per aver registrato un trend positivo, Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, mette il dito nelel zone d’ombra, dove le criticità non smettono di battere: “E’ un quadro di luci e ombre quello che emerge quest’anno dal dossier Mal’aria in Toscana – dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana – certamente dobbiamo incassare il trend positivo registrato, come motivo di moderata soddisfazione, ma al tempo stesso dobbiamo pretendere sempre di più dai Piani di Azione Comunali e dalla regia regionale, perché continuano ad evidenziarsi criticità molto acute nella Piana Lucchese, nell’hinterland di Prato e in alcune stazioni di traffico fiorentine”.

I veri portagonisti dell’emergenza smog, che puntualmente scatta nei mesi invernali, hanno sempre lo stesso nome, vale a dire sono le polveri fini, il  PM10 e il PM2,5, considerati tra gli inquinanti di maggior impatto sulla salute delle persone, per via della loro “capacità” di essere facilmente inalati dall’apparato respiratorio e per le alte concentrazioni che si registrano specialmente in ambiente urbano.

Secondo la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio” (dati disponibili e diffusi sul sito di ARPAT) tra i capoluoghi di provincia monitorati prendendo come riferimento la centralina peggiore (ovvero che ha registrato il maggior numero di superamenti nel corso dell’anno) nessuna città ha superato il bonus di 35 giorni previsto dalla legge (cit. DL 155/2010: limite giornaliero di protezione per la salute umana del PM10 di 50 µg/m3) ma restano comunque alti i livelli di PM10 nell’aria.

Venendo all’area fiorentina, le stazioni di controllo di Boboli, Ponte alle Mosse, Scandicci, Bassi, Signa e Gramsci, hanno avuto un numero di superamenti della soglia giornaliera del  PM10 inferiore al limite annuale di 35 giorni. Le situazioni peggiori si sono registrate nella stazione di traffico Gramsci e in quella di fondo/industriale di Signa (rispettivamente 24 e 26). Dati preoccupanti si evidenziano anche nel Valdarno aretino e nella Valdichiana dove si nota la centralina di fondo Arezzo Repubblica con 27 superamenti nell’arco dell’anno. Mentre nella zona pedemontana emerge il dato di Lucca Fornoli che con 30 superamenti, rispetto alle altre stazioni, fornisce un’idea dell’impatto che hanno sul territorio i grandi stabilimenti industriali circostanti e le attività di escavazione di inerti.  Appena sotto la soglia ma comunque non meno allarmanti i numeri di Prato nelle due centraline di via Roma con 31 e di via Ferrucci con 26 giorni di superamento. Maglie nere per il record d’inquinamento da PM10 sono quest’anno Capannori (LU) e Montale (PT).

Per quanto riguarda il particolato fine (PM2,5) il valore medio annuale limite (25 μg/m3) non è stato superato da nessuna centralina toscana però nelle zone Prato-Pistoia e Valdarno Pisano-Piana Lucchese si hanno medie non molto distanti dal valore obiettivo. Queste stesse zone sono quelle dove si sono registrati alti livelli di PM10. Nello specifico abbiamo: Prato via Roma con una media annuale di 18μg/m3 e Prato Ferrucci con 16μg/m3; Montale e Capannori con 21μg/m3, ancora al top.

 La concentrazione nell’aria di biossido di azoto (NO2), gas particolarmente irritante, conosciuto per essere uno tra i maggiori inquinanti, deriva infatti, dai processi di combustione e, specialmente nei centri urbani, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico. La media limite dei valori annuali (stabilita dalla legge a 40 µg/m3), registrati dalle centraline urbane sul territorio comunale dimostra che l’agglomerato di Firenze presenta dei valori più alti rispetto alle altre zone toscane, con un particolare picco nelle stazioni di viale Gramsci che arriva ad una media di 65 µg/mPonte alle Mosse con 41µg/m3. . Ci sono poi altre stazioni dove il valore medio è poco sotto il limite consentito: si tratta sempre di stazioni di tipo traffico, situate a Grosseto Sonnino (37 μg/m3), Pisa-Borghetto (36 μg/m3), Siena-Bracci (37 μg/m3), Livorno Carducci (33 μg/m3)  e Prato nelle due centraline di Roma e Ferrucci con 31 μg/m3.

I dati riguardanti l’ozono invece presentano un’inversione di tendenza. Il maggior numero di superamenti è stato raggiunto dalle stazioni dell’agglomerato di Firenze (Settignano e Signa) che hanno superato la soglia giornaliera di 120 µg/m3 per 49 e 45 volte nell’arco del 2016 contro il limite annuo stabilito di 25 giorni. Una fotografia preoccupante, considerando che le concentrazioni di ozono più elevate si registrano normalmente nelle zone distanti dai centri abitati, ove minore è la presenza di sostanze inquinanti con le quali, a causa del suo elevato potere ossidante, può reagire.

Nel confronto 2015/2016 emergono dati delle medie annuali di PM10 e PM2,5 in lieve miglioramento. Anche per il biossido di azoto le medie si attestano poco al di sotto di quelle dell’anno precedente, spesso le eguagliano e solo in un caso (Firenze Gramsci) le superano. Si può quindi affermare che il quadro generale dell’inquinamento nelle città toscane presenta un trend positivo, che evidenzia un leggero miglioramento della matrice aria.

Venendo alle dieci mosse per “far respirare le città”, lo spirito cui Legambiente si ispira è fatto di tre aggettivi: la città “con i polmoni aperti” dev’essere  innovativa, solidale e sostenibile. Per ottenere ciò, occorre ribaltare il rapporto fra spazi pedonali e piste ciclabili e parcheggi e carreggiate (che ora occupano l’80% dello spazio urbano), obiettivo che si ottiene ridisegnando le città, crescita dei parchi urbani, incentivare la mobilità a emissioni zero (piedi, bici e veicoli elettrici), priorità alla mobilità pubblica, fissare standard ambientali più alti in modo da mettere diesel e veicoli inquinanti fuori dalle città, cambiare la politica dei pedaggi urbani per la sosta (il ricavato andrebbe vincolato alla mobilità pubblica); riqualificare gli edifici pubblici e privati; vietare l’uso di combustibili fossili inquinanti; rafforzare i controlli sulle emissioni, siano di auto che di impianti di riscaldamento ed edifici; intervenire anche su altre fonti di inquinamento, come porti e attività industriali.

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