Firenze – “La situazione si è ulteriormente complessificata”: questo il commento del padre Ennio Brovedani, presidente della Fondazione Stensen di Firenze e responsabile dell’edificio che ospitava la Casa dei Gesuiti e che da più di un mese è abusivamente occupato da un centinaio di cittadini somali costretti a lasciare la loro precedente sistemazione, il capannone ex Aiazzone di Sesto Fiorentino, a causa di un incendio costato la vita a un loro compagno.
Brovedani ha partecipato a una riunione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico in Prefettura che ha discusso fra l’altro anche delle vie di uscita da una situazione che mostra aspetti delicati di carattere, umano, politico e religioso. Nel corso della riunione durata circa un’ora l’assessore al sociale del C0mune di Firenze Sara Funaro, posizione condivisa dal prefetto Alessio Giuffrida, ha chiesto al gesuita di esaminare quanti somali hanno diritto al titolo di viaggio, quanti potrebbero essere inseriti nei centri Sprar e quanti hanno già un lavoro.
Secondo i rappresentanti delle istituzioni, infatti, il fatto che Brovedani sia stato riconosciuto come interlocutore/mediatore da parte degli occupanti lo mette in una posizione favorevole alla raccolta delle informazioni necessarie per mettere a punto una soluzione per tutti i rifugiati. Una richiesta che non è facile soddisfare: “Certamente – ha detto Brovedani – pur con tutta la buona volontà per arrivare a una soluzione ragionevole, è un compito per noi tutt’altro che semplice dato che non abbiamo le competenze tecniche né gli elementi e l’esperienza gestionale di situazioni di questo genere. Facciamo volentieri da intermediari tra le parti, ma un conto è fare una mediazione, un altro è diventare operatori sociali”.
Tanto più che non pare che le parti abbiano ammorbidito le loro rigide posizioni: sia i somali che sono consigliati dagli esponenti del Movimento di lotta per la casa, sia anche le istituzioni che finora poco si sono mossi dal loro iniziale ribadire che priorità è l’uscita da una situazione di illegalità: “Dobbiamo trovare una soluzione convincente, nel rispetto della legalità, una legalità che però non può svilire la dignità delle persone – ha ribadito Brovedani – Se però le parti interessate mantengono posizioni rigide e continuano a non incontrarsi, non sarà semplice arrivare a questa soluzione”.
La questione centrale riguarda anche il progetto dell’ingresso nell’edificio del politecnico di Shanghai, una grande operazione culturale promossa anche dal Comune di Firenze nell’ottica di arricchire la città del rapporto con la grande cultura cinese. Questo progetto ora rischia di saltare, così come effetti dannosi ci possono essere per lo stesso Stensen che da anni porta avanti una politica culturale, proponendosi come luogo di interrogazione sui complessi problemi sollevati da una società divenuta “plurale” in ragione della crescente presenta e coesistenza di una molteplicità di tradizioni e di sensibilità culturali, morali e confessionali non convergenti.
“Faremo il possibile, sia per la dignità di questi rifugiati in fuga dalla guerra, sia per la città di Firenze, che merita il progetto interculturale con l’Università cinese di Shanghai, progetto che peraltro vede la regia e l’interesse del Comune di Firenze”, ha concluso Brovedani.