Firenze – Passa in consiglio regionale la proposta di risoluzione per il contrasto alla povertà, ovvero il “reddito di solidarietà attiva”. A votarlo, il gruppo Pd, mentre contrari sono Lega nord, FdI, Fi. Astenuta Sì Toscana a sinistra. Non ha partecipato al voto il M5S.
La proposta, firmata e illustrata dal capogruppo Pd, Leonardo Marras, si riferisce all’introduzione di misure di contrasto al fenomeno della povertà e del disagio sociale. Il Consiglio intende “rafforzare i meccanismi di revisione della spesa di bilancio regionale” e si impegna a presentare in tempi rapidi una specifica proposta di legge per l’istituzione del ‘Reddito di solidarietà attiva’, con il coinvolgimento delle commissioni consiliari competenti e previa individuazione di concerto con la Giunta di congrua copertura finanziaria.
Un “programmino”, per la Giunta regionale, di tutto rispetto: l’organo esecutivo regionale si è impegnato all’introduzione del Reddito di solidarietà attiva; a rafforzare le politiche sulla casa (assegnando le necessarie risorse all’edilizia residenziale pubblica); a promuovere un ‘Patto di comunità’ (riattivando la “Commissione regionale per le politiche sociali); a rafforzare, in coerenza con le azioni previste dal PRS, le misure per l’inserimento dei giovani nel mondo lavorativo.
Nel definire un “Cantiere sociale per la Toscana” che contenga le misure indicate, la Giunta è quindi impegnata ad “attivarsi per consentire un’adeguata copertura degli interventi”, a partire dal ‘reddito di solidarietà attiva’, stimata “in almeno 35 milioni di euro, attraverso un’attenta valutazione sull’attuale destinazione delle risorse provenienti dalla programmazione 2014-2020 del Fondo sociale europeo, nonché attraverso un’attenta revisione della spesa del bilancio regionale che preveda il superamento di “quelle misure non essenziali per l’azione di governo”, per come individuate nella risoluzione stessa. Che ritiene tra l’altro “imprescindibile ogni sforzo anche nella direzione di garantire massima sobrietà all’attività istituzionale”, per cui “risulta opportuno precedere mediante un’attenta valutazione su quelle spese, seppur limitate, inerenti informazione, comunicazione, eventi, attività di rappresentanza, consulenze e supporto alla Giunta e al Consiglio regionale, nonché sulla possibilità di ridurre ulteriormente le risorse in disponibilità dei gruppi consiliari”.
Nell’illustrare la risoluzione, Leonardo Marras, capogruppo del Pd in consiglio regionale, ha sottolineato che il provvedimento “dovrà essere un primo passo”, dal momento che “la risoluzione abbraccia molti campi e definisce la necessità di attivare numerosi istituti”. Per questa ragione, “come già detto pubblicamente e senza aggiungere polemiche o distinzioni, abbiamo preferito atto di indirizzo, invece di predisporre subito una legge per affermare una priorità: accompagnare la politica nazionale di contrasto alla povertà, attraverso lo strumento del reddito di inclusione sociale”. Per Marras, “la Toscana non può sottrarsi in questo momento al richiamo di orientare gli strumenti del welfare. Tra le misure indicate, il testo “definisce la necessità di aprire un nuovo cantiere sociale, di riattivare istituti già compresi nel nostro ordinamento, di destinare risorse sufficienti per ripristinare il fondo regionale di assistenza sociale”. Sulla proposta di legge già depositata dal Movimento 5 Stelle (con anche la verifica dei fondi finanziari, compiuta dagli uffici, per assicurarne la sostenibilità) : “Qualcuno si è sentito scippato di uno strumento, ma discuteremo sicuramente quella legge. Un assegno a tutti, però, non ci vede d’accordo”.
La risoluzione approvata ieri è stata interpretata come un “atto strumentale” dal capogruppo di Forza Italia, Stefano Mugnai, frutto di una “battaglia interna al Pd”, un “regolamento di conti”. La risoluzione proposta, tuttavia, “è un atto importante, è stata studiata, con un lavoro a monte per poterla realizzare e ha dei punti importanti. Ma mi chiedo: sarebbe stata sentita con la stessa forza, se non ci fosse stato il dibattito in corso nel partito democratico?”. Mugnai ha invitato la maggioranza a “non usare le istituzioni per fini e interessi interni, con logiche meramente di partito. Non è un bello spettacolo”.
Con riguardo ai contenuti presentati dalla risoluzione, il portavoce dell’opposizione Claudio Borghi (Lega nord) si è dichiarato “non favorevole. Quando sento contrasto alla povertà e vedo proposte soluzioni come reddito di solidarietà, di inclusione o di cittadinanza, non sono d’accordo, neppure quando lo fa la Lombardia”. Sono soluzioni “che io chiamo elemosine di Stato. L’unica dignità del cittadino è nel lavoro”. Borghi ha proposto a nome del gruppo Lega nord un ordine del giorno “per ricordare la causa di questa situazione: le politiche di austerità europee, la mancanza di sovranità monetaria. E per affermare che tutte le politiche economiche devono essere mirate ai cittadini italiani e si può fare una politica di forte detassazione”. L’ordine del giorno è stato poi respinto dall’Aula prima della votazione finale sulla risoluzione.
Il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, ha ribadito la “nostra perplessità su un argomento che avrebbe meritato una più approfondita elaborazione e non questa accelerazione improvvisa”. Il tema della lotta alla povertà, ha osservato Fattori “è una questione fondamentale, c’è un problema oggettivo di risorse da reperire rispetto agli obiettivi che intendiamo darci. Una discussione seria necessita di un approccio più meditato e collegiale e non di un uso strumentale. Non è bene che diventi terreno per dispetti reciproci all’interno di un partito”. Il suo gruppo ha espresso voto di astensione.
Gli interventi in sequenza del Movimento 5 stelle sono stati aperti dal consigliere Andrea Quartini, che si è rivolto inizialmente al capogruppo Pd, invitandolo “a prendere la proposta di legge già depositata dal nostro gruppo”, perché “c’è bisogno di un atto legislativo non di questa mera promessa di elemosina, un atto strumentale che invece di concentrarsi sulle cause della povertà, si concentra sugli effetti”. La risoluzione nasce da una “emergenza congressuale per diatribe interne”, mentre la proposta di legge del Movimento 5 stelle “sul reddito di cittadinanza – ha proseguito Quartini – è già depositata, con le necessarie coperture economiche verificate dagli uffici, è un provvedimento virtuoso che può contribuire allo stesso rilancio dell’economia”. Il Movimento 5 stelle, a conclusione degli altri interventi (Galletti, Cantone, Giannarelli) ha annunciato l’intenzione di non partecipare al voto e ha lasciato l’Aula, dopo aver mostrato una serie di cartelli di protesta.