Firenze – Arriva la sentenza della Corte dei Conti che riguarda il “famoso” caso che vide le indagini della stessa, 8 anni fa, circa presunte irregolarità nel bilancio comunale. Fra queste, il fatto che i dipendenti comunali percepissero un migliaio di euro di premio incentivante in modo uniforme, “soldi che – ricordano dall’Usb – per altro scaturivano da un fondo per il salario accessorio e dunque dalla contrattazione decentrata”. Quasi dieci anni in cui il “teorema” che, come commentano dall’Usb, fu “che sindacalisti e dirigenti avrebbero di fatto costituito una cupola finalizzata alla distribuzione di risorse in cambio della pace sociale”. Ma con la sentenza n.280/2018, la Corte dei Conti della Toscana dichiara la nullità dell’atto di citazione introduttivo del giudizio n.59632, vale a dire, “in pratica dice che la Procura ha confezionato un atto di accusa generico e impreciso e per questo annulla tutto”.
La storia trae origine da un esposto fatto dal consigliere Gabriele Toccafondi, allora consigliere comunale del Pdl e poi onorevole, sottosegretario poi del governo Letta, che nel 2008, in Palazzo Vecchio, si trovava dunque all’opposizione. L’allora consigliere azzurro presentò un esposto in seguito al quale, dopo il cambio di governo e l’arrivo del ministro Brunetta, arrivarono gli ispettori del Mef, che fecero alcuni rilievi chiedendo chiarimenti. Nel frattempo era anche cambiata la giunta e sulla poltrona di sindaco si era seduto Matteo Renzi. Le controdeduzioni richieste non arrivarono mai. Inoltre, ricostruisce Stefano Cecchi, Usb, “la Rsu non conosceva bene la situazione reale”. Insomma, di fronte “alla reticenza della politica”, e al fatto che ancora non erano stato messe in atto decurtazioni del salario accessorio, tutto rimase sotto il pelo dell’acqua. Pronto ad esplodere.
Il momento della deflagrazione giunse nel 2012. In quest’anno infatti la guardia di finanza si presenta agli uffici di via Nicolodi a Firenze per ritirare atti che riguardavano l’entità aggiuntiva degli stipendi dei dipendenti comunali, i sindacati entrarono in possesso degli atti amministrativi relativi all’ispezione e iniziarono i primi tagli ai salari reali, a cominciare dalla produttività.
Non solo. La Corte dei Conti della Toscana contestò il danno erariale ai componenti della delegazione sindacale per la sottoscrizione di due verbali di accordo del 2010 e del 2012 relativi al trattamento retributivo accessorio del personale del Comune di Firenze. Davanti al giudizio della corte dei Conti, i sindacati fecero ricorso e, nel 2014, la Suprema Corte di Cassazione a sezioni unite civili accorse il ricorso dei sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Usb) “stabilendo il difetto di giurisdizione della Corte dei Conti escludendo qualsiasi responsabilità contabile a carico dei rappresentanti sindacali che sottoscrivono accordi collettivi”.
Nel frattempo, ricorda ancora Cecchi, “il nostro fondo veniva smantellato per milioni di euro, gli stipendi decurtati, e tutto questo senza che ci fosse mai una reale quantificazione del “presunto danno”, nè una condanna a risarcirlo”. Senza contare le famose “lettere” che vennero inviate ai lavoratori per “chiedere indietro” i soldi già ricevuti in busta paga.
“Ieri 18 dicembre 2018 – concludono dall’Usb – dopo la caduta degli “dei” e con un clima politico profondamente cambiato (per taluni aspetti in peggio), la Corte dei Conti ha dichiarato la nullità dell’atto di citazione”. Cosa succederà ora, per i lavoratori, quali passi metterà in atto l’attuale amministrazione? Dall’Usb giunge una risposta chiara: “Ridateci tutto quello che ci avete tolto”.