Festival Popoli: voci e animazioni, racconto del processo a Mandela

Firenze – Il processo a Nelson Mandela, svoltosi a Pretoria nel 1963, può oggi essere ascoltato: 256 ore di registrazioni audio sono infatti tornate disponibili. Alcune di queste sono state inserite nel bel documentario The state against Mandela and others. Il film è stato presentato ieri sera in sala dal direttore del festival Alberto Lastrucci insieme al co-regista Nicolas Champeaux che, con Gilles Porte, ha composto un’opera su Nelson Mandela decisamente innovativa.

Il film vuole innanzitutto raccontare la storia del processo, non solo a Mandela ma anche ad altri otto imputati che furono arrestati con lui e condannati dal governo del Sudafrica. I registi hanno condotto una serie di interviste a molti protagonisti del processo, come gli avvocati che difendevano Mandela, George Bizos e Joel Joffe, gli imputati Denis Goldberg, Andrew Mlangeni, Ahred Katharda e Winnie Mandela, moglie del leader sudafricano.

Non esistono testimonianze visive del processo. Gli autori, per permettere una migliore comprensione dell’evento storico narrato, hanno inserito nel film un’animazione grafica, intercalata dai cinegiornali e dalle interviste agli imputati e agli attivisti africani.  Le sequenze grafiche illustrano i giudici e gli imputati, mostrando la violenza dei primi e la fermezza dei secondi.

Il governo sudafricano nel 1963 stava processando Mandela e gli altri otto imputati per atti di sabotaggio e di terrorismo, con il rischio che la corte li condannasse alla pena di morte. La rievocazione del processo, attraverso le registrazioni audio, la presenza degli ex-imputati e le sequenze animate, fa rivivere il pathos dell’attesa della sentenza, le tensioni tra uno stato violento e razzista e il movimento dell’ANC (African National Congress), combattuto tra il pacifismo e la necessità di una resistenza anche violenta al regime di Apartheid.

Mandela e i suoi compagni furono condannati all’ergastolo dal giudice De Wet che quindi non applicò la pena di morte. Il processo di Rivonia nella storia del Sudafrica segnò però l’affossamento del movimento di Mandela che avrebbe dovuto aspettare ancora molti decenni per tornare in libertà. Mandela sarebbe stato liberato nel 1990 e sarebbe diventato, dopo un difficile negoziato con il presidente De Klerk, il primo presidente nero del suo paese, nel 1994.

The state against Mandela and others ci fa conoscere alcuni protagonisti che hanno lottato per la libertà del popolo sudafricano e che oggi testimoniano di essere sopravvissuti a un regime violento e razzista erede del nefasto periodo del colonialismo. Nel 2018 si celebra il centenario della nascita di Nelson Mandela. Molti film hanno raccontato il grande leader Madiba. Ricordiamo, ad esempio, il bellissimo In my country di J. Boorman 2004, Il colore della libertà di B. August 2007, Invictus di C. Eastwood 2009, fino al recente Atto di difesa dell’olandese Jean van De Velde 2017.

La storia complessa del leader sudafricano è stata raccontata al cinema con modalità differenti, ma il documentario di Gilles Porte e Nicolas Champeaux apre un nuovo capitolo sulla memoria di un processo che ha determinato la storia del continente africano: Mandela non ha perso la vita e in carcere è diventato il simbolo della lotta all’Apartheid in tutto il mondo. La sua fermezza e il suo pensiero non violento hanno permesso negli anni novanta all’ANC di intraprendere un percorso per creare uno stato democratico in cui le vittime dell’apartheid potessero trovare nel dialogo una possibilità di riconciliazione con gli oppressori. La creazione, da parte dello stesso Mandela, di un tribunale speciale, la cosiddetta Commissione per la verità e la riconciliazione, è stata un punto di riferimento mondiale per affrontare i conflitti e le guerre, in nome del pentimento, del dialogo e del possibile perdono.

 

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