Assemblea di operatori e assistenti sociali, “Serve più sicurezza sul lavoro”

Firenze – Un’assemblea partecipata e vivace, a tratti tesa: erano presenti tutti gli assistenti sociali e gli operatori del sociale del Comune di Firenze. Sul tavolo, la sicurezza sul posto di lavoro, una delle problematiche più sentite dei nostri tempi, esplosa dopo l’ultimo episodio di violenza nei confronti di un assistente sociale avvenuto pochi giorni fa al centro di Gavinana, quando un utente, esasperato da una decisione che, sebbene sottoscritta, non era stata evidentemente ben compresa, ha aggredito con un coltello l’assistente sociale, ritenuto fonte dei suoi guai. 

La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, a fronte dell’infittirsi di comportamenti violenti nei confronti di chi sta in prima linea, “in trincea”, come dice qualcuno, a fronte di un’utenza problematica e sempre più esasperata. Anche perché, com’è risultato dall’assemblea, operatori e assistenti sociali si sentirebbero “soli”, “abbandonati” da un’amministrazione avvertita come lontana dalle questioni che quotidianamente questi lavoratori devono affrontare.  

La decisione dell’assemblea è stata quella di chiedere, in un prossimo, “veloce” incontro con l’assessore Federico Gianassi, filtri per gli accessi e vie di fuga per il personale. E magari più controllo. Insomma, un armamentario di “sicurezza” che garantisca l’ordinato svolgersi degli accessi.

Ma è veramente tutta una questione di ordine pubblico? Ne dubita l’Usb, che cerca di approfondire l’analisi.

“Premesso che la sicurezza di questi lavoratori deve essere garantita – spiega Stefano Cecchi, dell’Usb comunale – ciò che è  emerso dall’assemblea è anche un risvolto critico per quanto riguarda le di gestione dei servizi. L’amministrazione lancia proclami senza spiegare mai cosa serve, ad esempio, per l’accesso a certe tipologie di servizi, senza dare chiarezza, sempre per fare degli esempi, sulle risorse disponibili.  D’altro canto spesso si tratta di gestire situazioni complesse che non possono essere risolte dai lavoratori del sociale, che finiscono per essere i capri espiatori dell’utente, la sua controparte finale”.

Ma non è tutto. “Una riflessione generale non può essere evitata – continua Cecchi –  l’esasperazione di certi comportamenti è spia di un malessere diffuso sempre più forte, che spesso si amplifica quando si fanno da parte dell’amministrazione certi proclami in cui non si spiega bene a quali fasce di utenza sono rivolti”.

Dunque le giuste richieste di sicurezza sul posto di lavoro, “tuttavia dovrebbero spingere i gestori della cosa pubblica a chiedersi come mai questi episodi aumentano e sono sempre più all’ordine del giorno, oltre a spingerli a impegnarsi per mettere chiarezza sui ruoli e sulle politiche sociali dell’amministrazione stessa”.

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