Firenze – Su quali Paesi e settori possono puntare le aziende toscane per cogliere le opportunità sul mercato internazionale? Anche se la guerra dei dazi fra Usa e Europa sembra schiarirsi, l’interrogativo è lecito. “Nonostante la presenza di diverse complessità, si delinea un quadro positivo per l’export italiano e le sue regioni”.
La risposta arriva dal Rapporto Sace Simest, polo dell’export e dell’internalizzazione che fa capo a Cdp (Cassa depositi e prestiti). “L’export toscano ha tutto il potenziale per proseguire nella sua crescitae cogliere le opportunità offerte dai mercati esteri, sia quelli noti sia quelli emergenti, anche in un contesto complesso e ricco di incognite” continua il Rapporto.
La Toscana è una delle principali regioni esportatrici a livello nazionale. Si colloca al quinto posto grazie ai 35 miliardi di euro di beni venduti all’estero nel corso del 2017: un risultato in crescita del 4,2% rispetto al 2016. La performance è confermata anche nel primo trimestre dell’anno (crescita tendenziale +1,8%).
A trainare il risultato annuale è stato soprattutto il settore del tessile e abbigliamento, che copre il 30% del totale venduto all’estero, e ha fatto registrare un +7,8%, tasso superiore alla media regionale. Hanno chiuso con segno positivo anche gli altri principali settori di esportazione della regione: i mezzi di trasporto (+3,7%) e il resto del manifatturiero (+4,2%), grazie alla crescita della gioielleria, bigiotteria e arredo. Questi comparti, insieme alla meccanica strumentale e ai prodotti in metallo (in calo rispettivamente dell’8,2% e del 14,7%), rappresentano insieme il 67,5% dei beni esportati dalla Toscana.
Tra le principali aree geografiche di destinazione, nel 2017 sono aumentate le vendite verso alcuni tra i maggiori partner commerciali della regione, il cui export è trainato ancora in larga parte dai mercati europei: Germania (+8,0%), Regno Unito (+5,4%) e Spagna (19,6%).
E’ soprattutto al di fuori delle destinazioni tradizionali, però, che l’export toscano ha il maggior potenziale di crescita. Dopo aver dimostrato un buon dinamismo già nel 2017 nell’area ex sovietica (+8,1%), in America Latina (+10,8%) e in Africa Subsahariana (+18,6%), la Toscana “potrà rafforzare questo trend cogliendo le opportunità provenienti, settore per settore, da diversi mercati”.
Fra questi spiccano il Giappone e la Corea del Sud per il tessile e l’abbigliamento, al fianco di destinazioni dai profili di rischio più elevati quali Russia e Turchia; gli Emirati Arabi sono particolarmente interessanti per i macchinari e i prodotti in metallo; il Brasile per i mezzi di trasporto; il Libano e la Repubblica Dominicana, al fianco dei colossi Usa e Cina, per il settore della gioielleria e dell’arredo.
Se la politica protezionistica dell’amministrazione americana non venisse revocata per acciaio, alluminio e automotive, potrebbe provocare dei contraccolpi per la metallurgia italiana. Per ciò che riguarda in modo specifico la Toscana, le potenziali perdite derivanti da un simile scenario sarebbero contenute e, nel caso di un’escalation, comunque non superiori al tetto massimo dei 173 milioni di euro, pari al valore delle esportazioni di prodotti in acciaio e alluminio dalla regione verso gli Stati Uniti nel 2017. Anche il settore automotive potrebbe essere colpito: il valore stimato per eccesso è tuttavia modesto (16 milioni di euro è il valore dell’export toscano di questi beni diretti verso gli Usa).
Sace Simest è presente in Toscana con due uffici, a Firenze e Lucca, grazie ai quali nel corso del 2017 ha mobilitato risorse per oltre 1,4 miliardi di euro a supporto dell’export e dell’internazionalizzazione di ben 800 aziende.