Firenze – Casa albergo delle Poste di via Chiusi, sempre lì si torna. Secondo le ultime voci infatti, a seguito del Piano Casa di Nardella, con il bando con cui l’amministrazione apre anche ai privati la possibilità di proporre strutture che possano “funzionare” per la finalità di creare alloggi temporanei per le famiglie in emergenza abitativa, potrebbe tornare alla grande e in primo piano un immobile la cui natura si attaglierebbe perfettamente allo scopo: miniappartamenti (si andrebbe dagli 80 ai 90 minialloggi volano) che potrebbero diventare un vero “asso di briscola” per alleggerire la situazione di famiglie in emergenza, magari sfrattate ma in procinto di assegnazione popolare.
Sì, ma andando a fare qualche ricerca, la questione diviene più complicata di quanto si potrebbe pensare. In primo luogo, voci ben informate darebbero già all’orizzonte un’offerta da parte di Egi, la società proprietaria dell’immobile, del gruppo di Poste Italiane (gestore della struttura è Gest.A, con sede a Treviso) troppo alta per l’amministrazione comunale, contando anche il fatto che l’immobile è da ristrutturare e da rendere adatto all’uso. Non è la prima volta, del resto, che la struttura è stata in ballo per l’acquisto sempre a fini sociali da parte dell’amministrazione fiorentina.
Per chiarire di cosa si parla, conviene dare un occhio alla genesi della struttura. La casa albergo di proprietà delle Poste di via Chiusi è stata costruita su un terreno di proprietà comunale compreso nel PEEP 63- Torri e Cintoia- (Piano di Edilizia Economica e Popolare). L’amministrazione fiorentina mantiene il diritto di superficie fino al marzo del 1980, quando sottoscrive la cessione di tale diritto per 99 anni al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni.
La costruzione dell’edificio fu finanziata con i fondi del programma di interventi straordinari previsti dalla legge n.227 del 7/6/1975. Tale legge disponeva la costruzione di alloggi di servizio da assegnare in locazione ai dipendenti del ministero delle poste e telecomunicazioni. Per la precisione, all’art. 7 L.227/1975 si disponeva: “Gli alloggi di servizio previsti nel punto 3 dell’art. 2 debbono essere realizzati nell’ambito dei piani di zona di cui alla legge 18 aprile 1962, n. 167 , e successive modificazioni ed integrazioni e devono avere le caratteristiche stabilite dalle norme vigenti per le abitazioni costruite o da costruirsi a totale carico dello Stato; gli alloggi possono essere realizzati anche mediante case-albergo”.
Nel 2013 tuttavia il Comune di Firenze compie un altro passo. Il 24 gennaio 2013 stipula un atto con Poste Italiane spa (che in seguito alla privatizzazione si sono trasformate in Ente Poste Italiane nel 1994 e in Poste Italiane nel 1997) con cui cede il diritto di superficie alla Spa. Poste Italiane dunque paga il corrispettivo (1.623.945 euro) e, grazie al disposto dell’art. 31 della legge 448/98 che dava ai Comuni la facoltà di cedere in proprietà le aree Peep (vale a dire, le aree comprese nei piani approvati a norma della legge 18 aprile 1962, n. 167) si ritrova pieno proprietario, senza più nessuna limitazione. Ciò consentirebbe a Egi, oggi, di andare a trattare col Comune in posizione di forza, mentre si concretizza il paradosso che l’amministrazione comunale dapprima “rinforza” l’acquirente (Poste Italiane Spa) per poi ricomprare ciò che ha contribuito a realizzare; dal momento che il terreno (Peep) e il diritto di superficie appartenevano all’attuale (eventuale) compratore.
Ma non è finita. L’edificio non è vuoto, ancora 20 famiglie abitano nella casa albergo di via Chiusi. Fortemente diminuite, si è passati da almeno 74 nuclei nel 2014 (erano molte di più negli anni precedenti) a circa 20 nuclei che stanno resistendo ai tentativi di disfarsene messi in campo da Egi, che aveva intrapreso anche alcune iniziative che avevano avuto un forte impatto, come ad esempio minacciare un’azione risarcitoria per danni nei confronti dei residenti. Ci fu l’intervento dei sindacati inquilini, come il Sunia che riuscì anche a combinare un tavolo di colloquio fra inquilini, istituzioni e rappresentanti di Poste, ma, come ebbe a dire la consigliera di FrS Donella Verdi sull’argomento nell’intervento di marzo 2018 in consiglio comunale, gli sfratti si troverebbero tuttora “in fase di giudizio”. Ma se la struttura ad ora è oggetto di trattativa e ipotizzando una conclusione positiva, dove andrebbero i venti nuclei “resistenti” ? Del resto, è anche vero che, secondo i sindacati, la maggior parte di loro avrebbe i requisiti per accedere all’Erp. Ma fra il dire e il fare …
Tirando le fila: la casa albergo di via Chiusi, edificio estremamente adatto per avere funzioni di “volano” nell’emergenza abitativa, torna in gioco dopo 15 anni dal primo tentativo di acquisto da parte del Comune di Firenze, maggiorata di prezzo anche per l’alienazione di quel diritto di superficie che avrebbe consentito all’amministrazione di tenere il punto nella trattativa. Non solo: una volta acquisita, bisognerebbe trovare una soluzione per i venti nuclei che ancora vi risiedono. E alla fine, è anche vero che l’edificio è stato costruito grazie ai soldi della legge 227/1975; vale a dire, soldi pubblici. Ed ora, dopo l’alienazione del diritto di superficie, potrebbe venire ricomprata per finalità pubbliche … con altri soldi pubblici.
Foto: Luca Grillandini