Firenze – La Toscana non è più regione rossa, ma è una novità questa ? No, non lo è, è una semplificazione della cronaca politica. Le novità sono altre e ben più dirompenti per la storia politica delle regione.
Innanzitutto, anche la percezione consolatoria post Toscana rossa, quella della “continuità nel cambiamento”, che ci raccontava di una regione “speciale” perché progressista, civile e democratica, serbatoio sicuro di voti per ex comunisti ed ex democristiani alla ricerca di una nuova identità, ma mai per la destra, sembra esser giunta al capolinea. Per circa venti anni che non sono pochi, i Toscani hanno riconfermato il loro tradizionale orientamento politico, “la continuità”, ma lo hanno fatto di volta in volta, “il cambiamento”, lanciando segnali di un crescente disagio verso un ceto politico percepito sempre più come autoreferenziale e distaccato dai loro problemi quotidiani. L’hanno fatto in vari modi, non recandosi a votare, disertando le sezioni dei partiti che li rappresentavano, cercando canali alternativi di partecipazione e di rappresentanza collettiva dei loro interessi, finanche a votare Renzi, ma niente è servito a niente.
Da parte del Pci/Pds/Ds si preferì fino all’ultimo guardare alla continuità e snobbare il cambiamento. Poi è arrivato il Pd ed è stata una guerra continua, una sorta di balcanizzazione della rappresentanza politica di sinistra. Dato eclatante, le primarie del 2012, Bersani versus Renzi. Illuminante, subito dopo l’uscita dei risultati, fu il titolo del quotidiano fiorentino La Nazione: “Primarie: Renzi al 52%. In Toscana cadono le roccaforti rosse”.
Di roccaforti rosse non ne esistevano già più, ma nel contesto toscano quello fu un vero e proprio segnale di sfratto per l’intero ceto politico amministrativo della sinistra ex PCI/Pds/Ds. La Toscana, fu l’unica regione d’Italia dove Renzi, “il cambiamento?”, riuscì a battere Bersani “la continuità”. Renzi avvertito come ultima spiaggia dalla Toscana progressista e di sinistra la dice lunga sullo stato d’animo dei Toscani e del loro disagio innanzi la “continuità”.
Poi le cose sono precipitate. Il Pd, nato quando oramai del rosso se ne scriveva l’epitaffio, ha fallito nel cercare una sintesi tra parrocchie e case del popolo, si è rivelato l’autore di un inganno collettivo, un autoinganno per molti, che nel contesto toscano ha tranciato ogni residuo legame tra sinistra politica e sociale e sua rappresentanza politica. Renzi ha fatto Renzi, e se non tutti, tantissimi dalle parrocchie e dalle case del popolo si sono spostati al bar sotto casa dove ad attenderli, sornione e ben disposto ad ascoltarli, hanno trovato Salvini. Questo e quanto e da qui si deve ripartire.