Firenze – La conferenza stampa di presentazione delle celebrazioni del millenario della Chiesa di S. Miniato al Monte è stata, essa stessa, un evento. Un pienone, non solo di giornalisti e di autorità, ma di persone comuni, venute a stringersi attorno alla comunità dei monaci e all’instancabile abate Francesco Bernardo Gianni, che di tutto questo è l’animatore.
L’incontro è iniziato in un’atmosfera di grande suggestione, con la lettura delle parole che a S. Miniato, ai “suoi antichi santi” e al suo “fuoco d’amore” di cui sono da “ravvivare le braci”, aveva dedicato Mario Luzi. Sarà un anno – ha detto p. Bernardo Gianni – di eventi, convegni, musica, spettacoli “dedicati a tutti voi”. Il manifesto del millenario, ispirato alle antiche memorie di questo luogo-simbolo a cui l’ingresso della basilica dischiude, vuole, d’altra parte, nelle intenzioni dell’artista che l’ha realizzato, Luca Alinari, rappresentare anche un’apertura al futuro.
C’era la gente comune, per questa occasione particolarissima, ma c’erano anche molti rappresentanti delle realtà istituzionali, ecclesiali e civili; mons. Andrea Bellandi ha portato il saluto del cardinale Giuseppe Betori, facendo riferimento all’importanza di un luogo custode di un patrimonio di spiritualità, storia e fede, che rappresentano, appunto, anche “una radice feconda per il futuro”. Citando Benedetto XVI, Bellandi, ha fatto riferimento al valore dell’esperienza storica del monachesimo, fondata sulla ricerca di Dio e sull’operosità, con valori che possono parlare anche a popoli provenienti da altre culture e da altre esperienze religiose.
Per tutti, una “bellezza archetipale” come quella di S. Miniato, da cui si può volgere uno sguardo di sintesi sulla città, può fare da ispirazione e da riferimento. Alla pluralità di valori (di carattere storico, spirituale e laico) di cui la basilica è “simbolo vivo” ha rimandato, nelle sue parole, anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella. S. Miniato, secondo Nardella, “abbraccia fisicamente, concettualmente e spiritualmente la città”, è come “un monte che guarda al mondo”, un “elemento di unione” e un “luogo di speranza”, in cui cercare risposte alle domande essenziali sulla vita individuale e su quella della collettività. Ci sono luoghi, che per la loro bellezza, l’importanza della loro storia, il loro deposito di cultura, esprimono per tutti, al di là delle opzioni culturali e religiose di ciascuno, la dimensione dell’universalità.
Così è, secondo il rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei, per una basilica come quella di S. Miniato e così è per una storia come quella dell’Università di Firenze. L’etimologia della parola, in questo senso, parla chiaro. D’altronde, ha sottolineato Dei, pensate a che cosa ha voluto dire quest’ultimo millennio (ben più delle migliaia e migliaia che l’hanno preceduto) per l’evoluzione dell’homo sapiens, in termini di avanzamento, di cambiamenti culturali, di affinamento della sensibilità di cui anche pietre come quelle della Chiesa di S. Miniato sono state mute e vigili testimoni.
Quella dell’uomo, ha continuato Dei, è una straordinaria avventura, ma è segnata dalle contraddizioni: basti pensare a quel che è stato “il secolo breve”, segno massimo dell’ambivalenza. Epoca di grandi progressi, cambiamenti e conquiste civili, ma al tempo stesso, della barbarie e del sangue, con la violenza dei due grandi conflitti mondiali. Il riferimento all’attualità e a crisi come quella siriana è venuto di conseguenza. Durante tutto l’incontro, più volte si è parlato del valore della convivenza pacifica, dell’ideale della “pace perpetua” di Immanuel Kant, si è citato Giorgio La Pira, si è evocato il valore di S. Miniato e della città di Firenze come simboli di una cultura che mira a superare la logica della violenza e della contrapposizione distruttiva amico-nemico.
La facciata di S. Miniato, ha ricordato p. Bernardo, è come un volto aperto, che ispira l’accoglienza e rimanda a un’idea di fratellanza. Alla bellezza della basilica ha fatto riferimento anche la vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, che ne ha sottolineato la capacità di esprimere una sintesi di armonia e lavoro (quel lavoro che, nei secoli ha prodotto il patrimonio, materiale, culturale e spirituale che la Chiesa rappresenta); Monica Barni ha inoltre evidenziato l’importanza di un millenario che viene celebrato (con i suoi eventi, le sue iniziative e i suoi incontri) all’interno della dimensione e nell’ambito della cultura.
Tra gli eventi del millenario è in programma anche un Convegno su “S. Miniato in Toscana”, cui ha fatto riferimento il presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani, ricordando le singolari convergenze autobiografiche tra la sua nascita nel paese di S. Miniato in provincia di Pisa e il suo successivo incontro con S. Miniato al Monte, una volta trasferito a Firenze.
La Basilica, secondo il ministro Luca Lotti, è non solo immagine ideale della biblica “città sul monte” di cui parlava La Pira, ma è anche un luogo aperto a cui si affacciano persone di tutto il mondo, che cercano una parola di conforto e un aiuto. Le scale di S. Miniato rappresentano d’altra parte, come per Dante nel Canto XXVII del Purgatorio, il collegamento fra lo spazio terreno e quello celeste. Chi concretamente le sale sa che, comunque, presso la comunità troverà accoglienza. Padre Bernardo, ringraziando tutti gli intervenuti ha poi illustrato il nutritissimo programma del millenario, che si aprirà il prossimo 27 Aprile, in ricordo della data (storicamente accertata) in cui il vescovo Ildebrando pose la firma sull’autorevole “Charta ordinationis” e benedisse la comunità che iniziava in quel luogo un nuovo percorso, di cui la Chiesa sarebbe poi stata per secoli simbolo visibile.
All’inaugurazione del millenario parteciperà mons. Betori che, nel pomeriggio, presiederà la celebrazione eucaristica solenne. La Compieta serale, quel giorno, sarà accompagnata dalla musica di Luca Di Volo e dai commenti di Massimo Cacciari e di madre Ignazia Angelini (suora di clausura). Tantissime le iniziative in programma, al confine fra cultura, spiritualità, apertura alla società e all’impegno civile.
L’11 Maggio si terrà un grande raduno di poesia. Il 17 Maggio (in Consiglio Regionale) si svolgerà il Convegno su “S. Miniato in Toscana”. Dal 23 al 25 Maggio un Convegno di studi storici sarà dedicato alla suggestione dell’anno Mille. Del millenario di S. Miniato si parlerà anche, in autunno, durante il Festival delle Religioni, un appuntamento ormai abituale per Firenze. Ci sarà anche, nel corso dell’anno, un incontro sull’immagine di Firenze come “nuova Gerusalemme”. E poi concerti, installazioni artistiche e luminose sulla facciata della basilica, realizzate da artisti di valore (come quelle di Marco Nereo Rotelli e di Giancarlo Cauteruccio).
Ma il millenario di S. Miniato non si svolgerà solo all’insegna della ricerca spirituale, delle riflessioni intellettuali e dell’alta cultura. Il 23 Giugno, il giorno prima della Festa di S. Giovanni, lo spazio antistante la basilica si popolerà di artisti di strada, di giochi e di bande che suoneranno marce e motivi allegri: perché la Festa di questo luogo-simbolo, così significativo per la città, per la Toscana e per il mondo, sia anche, come è giusto, un’occasione popolare di ritrovamento e di incontro di tutta Firenze e della sua gente.