Firenze – Partecipato e franco, il consiglio di quartiere aperto che si è tenuto ieri alle Leopoldine, in piazza Tasso. Richiesto dal Laboratorio Diladdarno e da Oltrarno Futuro, ha risposto a un’esigenza diffusa tra i residenti dell’Oltrarno: sapere se il parcheggio sotterraneo di cui tanto si parla è un’ipotesi, una realtà o una proposta impossibile.
“Non ho nè gli strumenti nè le informazioni per rispondere ai vari interventi dei cittadini – dice il presidente del quartiere 1 Maurizio Sguanci – ma una cosa posso assicurarla: entro gennaio ci sarà un nuovo consiglio di quartiere aperto con la presenza dell’assessore Giorgetti”.
Tema su cui si intrecciano ipotesi e qualcos’altro. Infatti, se è vero, come ha spiegato il consigliere comunale di Spc Dmitrij Palagi all’assemblea, che ad ora non esiste nessun progetto del genere nei piani dell’amministrazione, tuttavia la possibilità non è esclusa. Così, se il progetto non c’è ma non è escluso, dicono gli abitanti dell’Oltrarno, “non ci sentiamo tranquilli”. Ciò che viene richiesto a gran voce, in primis al rappresentante più diretto delle istituzioni vale a dire al presidente e ai consiglieri di quartiere in quanto primi portavoce delle istanze della comunità, “è che l’amministrazione si pronunci in maniera definitiva sulla questione”. Insomma, la giunta deve escludere, secondo i residenti, l’ipotesi, attuale e futura, che il parcheggio, sotterraneo limitrofo all’Arno, venga mai fatto.
Una posizione precisa, che si innesta in una concezione della città altrettanto precisa. Perché gli interventi che si susseguono serrati (da Maria Milani, Oltrarno Futuro, a Grazia Galli di Progetto Firenze, al Laboratorio Diladdarno, alle associazioni, alla signora Daria, a Paola, a tanti altri cittadini e residenti, ai consiglieri di quartiere e via così in un coro unanime e trasversale) narrano di fatto la stessa storia: basta allo snaturamento della città e del quartiere nel caso particolare, con l’ondata di affitti turistici delle grandi piattaforme multinazionali, con la ristorazione selvaggia che prende il posto di artigiani e botteghe, con l’onda alta dei servizi ai turisti che rendono la città irriconoscibile a se stessa, occupando gli spazi sociali, sottraendo spazio alla residenza e alla vita “normale”, di chi vive davvero la città. Un percorso di cui la ventialta idea del parcheggio sotterraneo in piazza del Cestello non è che la punta dell’iceberg.
Se per qualcuno l’occasione è anche quella del fatale “sfogatoio” (dal parcheggio che non si trova perché su otto auto in sosta per i residenti 7 non sono del quartiere, dall’uso del quartiere logorato dalla massa trottante dei turisti, alle buche, alla difficoltà di vivere assediati in casa propria, assistendo a una conversione di case da palazzi abitati da famiglie a interi blocchi in mano alle piattaforme turistiche) sono le ferite aperte a far male. Ad esempio, come ricorda la signora Daria, anziana memoria del quartiere, sta per sparire la farmacia di San Felice, aperta dal XVesimo secolo, un famoso “Caffè” di un centinaio d’anni si trova costretto a dare forfait, e così via, in uno spopolamento che desertifica il rione. Così come torna alla ribalta la questione del Cinema Eolo, che rischia di trasformarsi da punto di aggregazione a ennesima accoglienza con ristorazione, o lo spazio conosciuto come la stanzina dei bambini, un spazio pubblico il cui utilizzo è stato sottratto alla popolazione da percorsi burocratici e richieste amministrative che di fatto lo hanno interdetto all’uso tradizionale: ad esempio, le festicciole dei bambini del quartiere, appunto.
“Ci volete mandar via dal nostro quartiere” dicono i residenti. “La stessa idea che si possa porre un parcheggio a pagamento, privato, sotto il suolo di piazza del Cestello limitrofo con l’Arno, è di per sè attrattore di traffico, privato, di ulteriori auto che si aggireranno nel quartiere, cercando un posto gratis in superficie, oltre naturalmente servire solo coloro che se lo possono permettere. Allora, che vantaggi porta al quartiere? – si chiede Maria Milani di Olrarno Futuro- è evidente che anche il solo pensiero, la possibilità lasciata aperta, è il varco per un’idea di città che non si cura di chi la abita”. La piazza deve essere riqualificata, “certamente – conclude Milani – ma deve essere gradualmente pedonalizzata, recuperando i parcheggi persi in quelli adiacenti alla stessa. Del resto, da un nostro monitoraggio sul posto, alla sera le auto che non sono dei residenti sono almeno sulle 20-30-40”.
“Ciò che chiediamo, a questo consiglio di quartiere – incalza Monica Sgherri, residente, ex consigliere regionale di Rifondazione – è di esprimere chiaramente un giudizio e una scelta. Se si pensa che la residenza di per se’ è un valore aggiunto, allora è necessario ascoltare e dare risposte a un quartiere come questo, che è ancora un quartiere vissuto e che negli anni ha avanzato richieste forti di un recupero di spazi sociali e aggregativi nell’ambito pubblico”. Richieste, progetti, rimasti senza risposta. Anzi: a tratti, ricorda ancora Sgherri, compaiono “proposte” come il parcheggio in piazza Tasso (scambiatore) o in piazza Santo Spirito, ed ora, piazza del Cestello. “E’ questa la priorità dell’Oltrarno? ” attacca ancora Sgherri. “Neanche un metro quadro restituito all’uso sociale? Quanto all’idea del parcheggio interrato in piazza del Cestello, al limite l’unica interpretazione positiva che possiamo dargli è quella di aver l’intenzione di creare una cassa di espansione non prevista in casi dell’alluvione dell’Arno. Un’amministrazione che investe così tanti soldi sulla tramvia, dovrebbe avere l’intenzione di spostare il traffico privato sul trasporto pubblico. Un parcheggio privato a pagamento in piazza del Cestello è attrattore di traffico privato. Allora, spiegatecelo: qual è la priorità?”. Allora, venendo alla richieste “storiche” avanzate da sempre dal quartiere, “Vogliamo una porta telematica in cima a Borgo San Frediano”. Se la residenza è un fatto positivo per l’amministrazione, tutte le scelte devono essere conseguenti.
Della fragilità del suolo e del sottosuolo di Firenze ne sono ben consapevoli i cittadini, in particolare in questa riva d’Arno. “Esiste una cantina nel mio palazzo piena d’acqua – dice una signora che abita accanto a piazza del Cestello – se c’è acqua nelle cantine, come si riesce a fare un parcheggio profondo dieci metri?”.
Grazia Galli di Progetto Firenze : “Questo parcheggio, come tanti altri in centro, riporta le macchine, non riporta i residenti. Un dato di fatto che si inserisce in una logica che è quella di definire con maggior cura il brand di Firenze piuttosto che la sua vivibilità e che è la ragion d’essere degli interessi economici che ruotano attorno al policentrismo di Firenze; che essi siano dislocati sulla riva destra o sinistra dell’Arno non ne cambia l’effetto finale sull’intera città”. Dunque, piena contrarietà al parcheggio sotto il Cestello “in nome di una città diversa da quella che viene prospettata dall’Amministrazione comunale. Il futuro della città dovrà, invece, saper attrarre rispetto per l’ambiente e non automobili o torpedoni turistici, dovrà affrontare elementi di sviluppo che si basino sulla ricerca scientifica dei modelli di ecologia urbana e non su ipotesi commerciali estranee al suo tessuto più vero, magari nascoste dietro la vulgata amministrativa di presunti miglioramenti per la qualità della vita dei residenti”. Anche perché a Firenze i parcheggi, pubblici e privati, “non mancano e sono in buona parte sottoutilizzati”. il problema dunque, conclude Galli, non è solo di San Frediano, ma di tutta la città. Tutta la città. Ed è tutta la città che ieri sera si stringe intorno a San Frediano, da Gavinana a San Lorenzo, al quartiere 4 limitrofo alla porta, tutti vogliono esprimere un no corale e senza mezzi termini, che ha anche un carattere politico, sia pure in senso largo e trasversale. L’impressione è che sia esteso, appunto, a una visione economica e poco sociale della città, che ha poco a che fare con Firenze, almeno da queste parti. In sala, ma non prende la parola, anche il direttore generale dell’Ente Cassa.
L’alternativa? Ad esempo, la progettazione dal basso, la proposta di alternative nate direttamente fra la gente e con la gente che abita il quartiere e che non vuole andarsene, lasciando il deserto. E’ questo, il punto fondamentale dell’intervento del portavoce del Laboratorio Diladdarno, un gruppo di cui fanno parte associazioni, movimenti, partiti e cittadini singoli o in gruppo. Si tratta di un gruppo molto conosciuto e apprezzato che ha dato seguito a un percorso, fatto di laboratori, tavoli, “passeggiate ecologiche”, da cui sta nascendo una vera e propria progettazione partecipata, che chiede ascolto. Dunque, no all’eventualità di un parcheggo interrato “che non serve ai residenti”, sì a una città condivisa con chi la abita.
Riassume le ragioni del no Giorgio Ridolfi, consigliere di quartiere di Pap: “Questo parcheggio non s’ha da fare, il coro è unanime. Perchè un parcheggio interrato a ridosso dell’Arno presenta grossi fattori di rischio. Perchè sarà l’ennesimo parcheggio per ricchi o per un turismo mordi e fuggi, come già lo è il parcheggio Oltrarno-Calza. Un’attrattore di traffico in una zona che non è adatta ad accogliere grossi flussi veicolari. Perchè non corrisponde ai bisogni di chi il quartiere lo vive: né a quelli di coloro che vi abitano, i cui problemi sono legati alla crescente turistificazione e allo svuotamento della residenza, né a quelli che vi lavorano o che affluiscono nel fine settimana, per i quali occorrerebbe aumentare il servizio di trasporto pubblico e prevedere delle alternative fuori dalla zona storica, che è giocoforza più congestionabile. L’amministrazione comunale, come sempre quando si tratta di grandi progetti e di urbanistica contrattata (cioè affidata in toto agli investitori), mantiene un alto grado di opacità: il progetto appare e scompare, a seconda del momento, dalla bocca di assessori e presidenti di quartiere, tutti immancabilmente legati al Pd”.