Firenze -Sale ancora, il volume d’affari complessivo annuale dell’agromafia, che segna un +24.5 miliardi di euro nell’ultimo anno. Dall’agricoltura all’allevamento, dalla distribuzione alimentare alla ristorazione, non c’è niente che sfugga ai tentacoli della piovra. L’allarme lo lancia, ancora una volta, la Coldiretti, prendendo a spunto il recente sequestro di un gregge di 550 pecore da parte della polizia a Gela.
“La criminalità organizzata in agricoltura – sottolinea la Coldiretti – opera attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell’Unione europea e caporalato”.
Non solo. Le mafie condizionano anche il mercato della compravendita di terreni e della commercializzazione degli alimenti. Tant’è vero che stabiliscono i prezzi dei raccolti, gestiscono i trasporti e lo smistamento, controllano intere catene di supermercati, gestiscono l’export del Made in Italy vero o falso che sia, oltre a controllare la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto.” In questo modo la malavita si appropria – sottolinea la Coldiretti – di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy”.
“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare – commenta il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – le agromafie vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti”.