Libertà e politica nella voce preziosa di Caterina Bueno

Firenze – Ieri sera è stato presentato al Cinema La Compagnia il documentario ”Caterina”, dedicato alla cantante toscana Caterina Bueno. Un serata speciale per uno dei film più attesi del concorso italiano. Il film è stato presentato dal direttore del Festival, Alberto Lastrucci, insieme al regista, Francesco Corsi, che era presente in sala e che ha utilizzato materiali d’archivio personali della musicista e materiali d’archivio istituzionali, come interviste televisive.

Caterina Bueno ha avuto un ruolo fondamentale per il recupero e la diffusione dei canti popolari toscani. Negli anni sessanta Caterina, che proveniva da una famiglia altoborghese, intellettuale e cosmopolita, ha intrapreso un percorso di ricerca etnomusicologica di grande originalità. Ha raggiunto tanti luoghi della campagna toscana per incontrare gli abitanti, uomini e donne che ricordano e cantano stornelli, canti e memorie popolari. Caterina ha così registrato un vero e proprio repertorio che ha poi fatto conoscere con i suoi dischi e concerti. Le canzoni popolari toscane vengono interpretate da Bueno con grande attenzione filologica: i canti (in ottava rima, ninne nanne, ballate) sono stati registrati nella montagna pistoiese, nel Mugello, sull’Amiata, in Maremma e in Val D’Elsa. Nel film la testimonianza della grande cantante Giovanna Marini è particolarmente emozionate e significativa. Marini ha rievocato lo spettacolo Bella Ciao che andò in scena nel 1964 durante il Festival dei Due Mondi di Spoleto in cui Bueno canta, rendendola famosissima, Maremma Amara.

“Caterina” di Corsi è un ritratto che, attraverso alcune testimonianze, rievoca il percorso originale e creativo di un’artista che ha deciso di salvaguardare, difendere e diffondere le voci e i testi degli umili, degli operai e dei contadini. Negli anni sessanta la società contadina e la cultura popolare stavano scomparendo, mentre avanzava la trasformazione industriale del paese. Grazie a Caterina, la Toscana rurale ha potuto rivivere: le sue storie di povertà, di mancanza di lavoro, ma anche la cronaca delle feste, delle nozze, dei funerali esprimono un sentimento profondo e collettivo di libertà e di partecipazione politica.

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