Firenze – Presidio con sit-in stamattina, assemblea stasera. Sul tavolo, pressioni commerciali e condizioni di lavoro “oltre la soglia di allerta”, a cominciare dalla carenza di organici. Non ne possono più i bancari, nel caso specifico, a Firenze, della BNL. Il presidio si è tenuto a partire dalla 10.30 in via de’ Cerretani, mentre l’assemblea, la prima di un ciclo di incontri dedicati, è in corso nel pomeriggio di oggi, 7 novembre, presso lo Starhotels Michelangelo di Firenze in viale Fratelli Rosselli.
“I livelli di sopportazione di colleghi e clienti sono al limite, le condizioni di lavoro nella rete commerciale della Banca Nazionale del Lavoro sono oltre la soglia di allerta e le pressioni commerciali inaccettabili: per questo scendiamo nuovamente in piazza con un presidio, questa volta presso la Sede BNL di Firenze in via de’ Cerretani, e con l’avvio di un ciclo di assemblee dedicate” dichiarano i Segretari delle Organizzazioni Sindacali della BNL, Luigi Mastrosanti della Fabi, Valerio Fornasari della First Cisl e del CAE, il livello sindacale europeo, Alfonso Airaghi della Fisac Cgil, Ennio Occhipinti dell’UGL, Andrea D’orazio della Uilca e Tommaso Vigliotti di Unisin.
I Sindacati denunciano “carenza di organici consolidata, carichi di lavoro pesantissimi, budget sempre più ambiziosi, pressioni commerciali insostenibili e lesive della dignità di chi lavora, politiche commerciali aggressive, che generano anche esasperazione della clientela per i continui disservizi, colleghi lasciati da soli in filiale a fronteggiare le esigenze e l’esasperazione della clientela”.
Non è la prima volta che le rappresentanze sindacali si occupano del problema. “Già lo scorso marzo abbiamo tenuto un presidio a Roma presso la Direzione Generale e incontrato l’Amministratore Delagto, ma salvo alcune misure specifiche, non sono state adottate soluzioni strutturali per rendere più vivibili le condizioni di lavoro in filiale e nei contact center della Banca, nel frattempo i nuovi poli direct non decollano” proseguono i Sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, UGL, Uilca e Unisin di BNL, annunciando “prossime iniziative se non riscontreremo cambiamenti tangibili”.
E’ il rappresentante Tommaso Vigliotti di Unisin a mettere il dito nella piaga: “Con organici ridotti all’osso ed un modello che costringe i colleghi a ritrovarsi anche in solitudine a gestire una filiale, carichi e ritmi di lavoro folli, obiettivi di budget sempre più ambiziosi, il tutto infarcito da pressioni commerciali insopportabili – spiega Vigliotti – i colleghi si trovano a gestire le legittime esigenze della clientela in condizioni estremamente difficili e lo fanno in maniera eroica, ma non si può andare avanti così”.
“Lo sforzo e la dedizione dei colleghi, che sono gli unici che ci mettono davvero la faccia mentre il management è completamente assente – continua il Segretario di UNISIN – sono spesso vani a causa di un modello che evidentemente non funziona e che contestiamo da tempo. Finora la banca è stata sorda, ma adesso dovrà ascoltarci. Non possiamo accettare che la Dirigenza continui a fingere di non vedere e non ammetta i propri fallimenti, pretendiamo un cambio di rotta e vogliamo immediati segnali tangibili” conclude Vigliotti.
Ma c’è anche un altro punto su cui i sindacati e i lavoratori non vogliono che scenda il silenzio. “Ci riferiamo a un protocollo che fu steso nel 2016 e che riguardava proprio le pressioni commerciali – spiega Alfonso Airaghi, Fisac Cgil – e che è rimasto completamente disatteso, in particolare nel punto in cui si impedisce la raccolta dati ttraverso mail e telefonate”. Raccolta dati, ovvero la “contabilità” di ciò che fa il dipendente per raggiungere gli “obiettivi”. Il che si traduce in pressione, fisica (telefonate e mail) e psicologica, vale a dire ansia, competitività spinta attraverso i premi incentivanti, induzione, alla fine, a “vendere”. “L’azienda non può ridurre tutto a una questione di maleducazione – conclude Airaghi, riferendosi a ciò che rispondono ad ora dai vertici aziendali – non può essere una questione di maleducazione se la situazione è la stessa su tutto il territorio nazionale”.
“Sgombriamo il campo dalla questione della meritocrazia – aggiunge il rappresentante della Unisin Lorenzo Lerda – noi non siamo contro la meritocrazia. Il punto è: siamo sicuri che meritocrazia sia premiare la quantità e non la qualità del lavoro?”.