Didacta Italia, Biondi: “applicare la cultura italiana alle nuove tecnologie”

Firenze – Da oggi alla Forte da Basso Didacta Italia 2019, la più grande fiera sull’istruzione e la scuola in Europa. Alla sua terza edizione Didacta resterà a Firenze fino al 2022.

La manifestazione, dedicata a Leonardo a 500 anni dalla sua morte, è inserita dal Ministero dell’Istruzione fra gli eventi previsti dal piano pluriennale di formazione dei docenti, e organizzata da Firenze Fiera con il coordinamento scientifico di Indire, e con un comitato organizzatore composto da Miur, Regione Toscana, Comune di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Unioncamere, Didacta International, ITKAM e Destination Florence Convention & Visitors Bureau.

Abbiamo parlato con il presidente dell’Indire Giovanni Biondi, sulle novità di questa terza edizione e anche su come la scuola può sfruttare al meglio le nuove tecnologie.

Oggi si è inaugurata la terza edizione di Didacta Italia quale sono le novità?

“Abbiamo costruito in un padiglione di 1000 metri quadri due strutture sulla scuola del futuro. Una sarà dedicata alla scuola primaria e un’altra alla scuola secondaria e quindi diciamo questa è un prima novità. Poi dentro ci saranno 300 insegnanti che faranno attività di formazione. Un’altra novità sono i più di 340 eventi tutti sold out ormai da mesi. Grande partecipazione internazionale dalla Columbia University MIT dall’Australia un panel di partner internazionali molto ampio.

Si parlava prima di scuola del futuro ma cosa dovrebbe avere davvero la scuola nel futuro?

Cambiare modello. Sono convinto che ognuno a casa ha un diario di quando si era studenti se si confronta con uno studente di oggi è ancora così. Un’ora di matematica alla prima ora, fisica alla seconda,  latino alla terza e cosi via. I libri di testo che sono peggiorati aumentano di pagine tutti gli anni ed il modello è sempre lo stesso. Si ascolta la lezione, si studia a casa ci si prepara per l’interrogazione e questo orami non regge più. Il modello si sta rompendo. Dobbiamo cominciare ad andare verso un modello scolastico  diverso  che cambi lo spazio, il tempo, gli strumenti  e le metodologie in modo integrato, non possiamo pensare che le tecnologie cambino la scuola. Vedi uno smartphone o un tablet in aula dove si fa lezione è un disturbo, niente di più anzi porta qualcosa di meno. Perché diventi un’opportunità per cambiare, bisogna cambiare l’ambiente, l’organizzazione le metodologie.

La cultura italiana, il sapere italiano applicato alle nuove tecnologie del XXI secolo?

Esattamente noi dobbiamo valorizzare i caratteri originali della nostra scuola.

Prima di tutto perché noi la scuola l’abbiamo sempre  considerata un ambiente educativo e non un ambiente collegato solo all’aspetto dell’istruzione e questo e un primo dato.

In secondo perché l’eclettismo la capacità dei nostri studenti di adattarsi di avere una flessibilità mentale è una della qualità che ci riconoscono all’estero e che fa la qualità dei nostri laureandi e dobbiamo conservarla.     

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