Firenze – “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie ma la risposta che dà a una tua domanda”, incalza Marco Polo nelle “Città invisibili” di Italo Calvino. Citazione dedicata dall’artista allo scrittore italiano che lei ha letto nella sua lingua nativa, il russo.
“Città invisibili”, è la mostra di Tatiana Stadnichenko, giovane artista di origine russa, esposte presso la Trattoria Moderna, Lungarno del Tempio 52 a Firenze. Dieci opere su carta dove sono disegnate forti linee nere che formano architetture della memoria o città della fantasia. Alcune opere presentano superfici “stropicciate” trasformando la composizione creativa in uno spazio in movimento, creando luci e ombre come in un mondo vivo e reale. Da alcuni lavori traspare una cultura nordica che l’artista, da 3 anni in Italia, ha assimilato e fatto proprie.
“Le opere di Tatiana Stadnichenko esplorano i confini fisici e mentali degli spazi pubblici e architettonici – scrive Silvia Balestri, curatrice della mostra – e si sviluppa principalmente tra installazioni e disegni d’inchiostro, acquerello e penna su legno, carta, cartone e plastica”.
È ancora Silvia, curatrice d’arte che racconta la sua iniziativa di presentare al pubblico giovani artisti: “Prima di questa mostra ho curato un’altra esposizione, in questo stesso spazio. Si tratta di un’artista contemporanea, Caterina Gervasi. Poi ho curato alcune mostre a Firenze, a Milano e alcuni progetti a Londra”.
Qual è la sua formazione?
“Ho studiato storia dell’arte a Firenze e poi sono partita per Londra dove ho iniziato alcune collaborazioni con delle gallerie”.
Come seleziona gli artisti da presentare?
“Secondo me l’arte è tutta bella. Io preferisco organizzare delle mostre con artisti giovani che hanno delle idee innovative. Qualcosa un po’ diverso dal concetto di arte classica, perché a Firenze c’è molta arte classica, difficile da riprodurre. Impossibile. Perché abbiamo avuto grandi maestri. Anche Michelangelo era contemporaneo al suo tempo. Quindi l’innovazione secondo me è una cosa bella e se parte dai giovani significa che è un cambiamento vivo”.
È specializzata nell’arte astratta?
“Mi piace l’arte astratta che però riporta a degli agganci di figurativo. Che ha comunque, al suo interno, come in Tatiana Stadnichenko, delle immagini. Serve guardarle attentamente, le sue opere perché è un’arte un po’ concettuale la sua”.
Tatiana unisce insieme l’architettura dei paesi in cui ha vissuto negli ultimi anni: Russia, Svezia, Norvegia e Italia. La sua poetica riflette su come i paesaggi urbani stiano modellando il nostro stile di vita in un momento storico che unisce in un mix nomadismo, migrazione e globalizzazione.