Firenze e provincia, sfratti ancora in calo, ma l’emergenza abitativa rimane

Firenze – Sfratti, i dati sono quelli resi noti pochi giorni fa dal ministero degli interni  e fotografano, per l’area fiorentina, una diminuzione generale per quanto riguarda sia le richieste di sfratto, sia i provvedimenti esecutivi, sia i provvedimenti eseguiti con le forze dell’ordine. “I dubbi che avevamo – esordisce Laura Grandi, segretaria del Sunia regionale – ne escono confermati”.

Ma prima, ecco i numeri. Nel 2018, sono stati eseguiti nella città di Firenze 715 sfratti con forza pubblica per una media di 65 sfratti al mese. Nel 2017, gli sfratti eseguiti al mese erano 130. Si tratta di un calo del 50%. Per quanto riguarda invece il tipo di sfratto, il dato di Firenze città è di 447 sfratti per morosità e 83 per finita locazione; da sottolineare che si tratta delle richieste al giudice da parte dei proprietari per la “liberazione” dell’immobile. Il 18% riguarda la finita locazione, il resto … morosità. Questo è un dato che viene rispecchiato nel territorio provinciale: 438 sfratti per morosità e 47 per finita locazione. Sempre per quanto riguarda il dato delle richieste di sfratto, dato congiunto fra Firenze e provincia, nel 2018, le richieste sono state 1015,  il 9% in meno (100 richieste circa) rispetto al 2017. Infine, dal ministero giungono anche i numeri delle richieste di sfratto ferme nelle cancellerie, vale a dire gli sfratti “approvati” e in attesa di esecuzione. Il dato congiunto di Firenze e provincia rivela che ci sono 3494 richieste di esecuzione in attesa. Anche in questo caso, la diminuzione rispetto al 2017 c’è ed è del 18%.

Ricapitolando, i dati del ministero degli interni rivelano un calo sia degli sfratti eseguiti con forza pubblica sia degli sfratti in via di esecuzione, entrambi a -18%, mentre la diminuzione che riguarda le richieste di provvedimenti di sfratto (ovvero le richieste che danno inizio al procedimento) vedono una diminuzione del 10%, sempre rispetto al 2017.

Dunque, possiamo gridare vittoria e affermare che l’emergenza abitativa si sta allontanando dal nostro territorio? “In realtà, i dati acquisiti dal ministero si prestano a due letture – commenta Grandi – la prima, ottimista, è leggere la diminuzione come una vittoria che pone l’emergenza abitativa non più alll’ordine del giorno. Ebbene, non è così: 65 sfratti eseguiti al mese significa che 65 famiglie perdono il tetto ogni mese a Firenze. Per fare un paragone, negli anni ’90 si parlava di emergenza abitativa a fronte di 30 sfratti al mese”. Senza contare i numeri degli sfratti in attesa, che rimangono pesanti.

La seconda lettura è senz’altro più inquietante. “Gli sfratti diminiscono – dice Grandi – non per gli interventi della politica, ma per un fattore esterno, vale a dire il turismo. Per anni le case liberate non venivano più affittate alle famiglie, entrando nel ciclo degli affitti brevi. Alungo andare, il meccanismo comporta un esito naturale, vale a dire, la scomparsa dell’inquilino”. Dunque, calando gli inquilini residenti, calano gli sfratti, si sgretola il mercato delle locazioni, di conseguenza viene meno la tensione abitativa. “Vogliamo consigliare gli affitti brevi per turismo come soluzione all’emergenza abitativa? – chiede provocatoriamente la segretaria del Sunia – non me la sentirei di dire che si tratta di una soluzione proponibile o auspicabile”.

Allargando il confronto, la riflessione è suffragata dai dati delle altre città d’arte, dove in particolare è evidente il fenomeno: Roma, Napoli, Venezia, vedono un trend uguale a Firenze. “Questi dati non rispecchiamo più la vera faccia dell’emergenza abitativa. Molto semplicemente, resta la domanda, ma non c’è più l’offerta”, dice ancora Grandi.

Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia

Del resto, un effetto che sta emergendo e che dà la misura della forza di quel colpo di maglio che è il turismo sul mercato delle locazioni, è il rastrellamento in atto delle proprietà da parte di grandi gruppi internazionali immobiliari. “Molti dei piccoli proprietari che accedono ai servizi del Sunia – ricorda Grandi – ricevono offerte di acquisto dell’immobile estese a quasi tutte le zone della città, in particolare agli immobili che si trovano sugli assi tramviari”.

La riflessione può essere anche elementare: “Si partiva da numeri molto alti, quindi era fisiologico scendessero. Rimangono sempre numeri importanti  (e comunque, non facciamoci depistare dai dati): non dimentichiamo che l’emergenza abitativa vera, oltre a quella di cui sono portatori i cittadini sotto sfratto, è di quelle famiglie che pagano affitti altissimi, che assorbono oltre il 50% dello stipendio, e che preferiscono comprare casa in quanto spesso la rata del mutuo è inferiore al canone d’affitto”. Senza dimenticare neanche che, visto il basso livello degli stipendi, basta un piccolo incidente, una malattia, un incidente sul lavoro, un figlio in più, l’arrivo all’età della pensione ma anche una semplice diminuzione delle ore di lavoro con corrispondente diminuzione del reddito famigliare a far precipitare queste famiglie in bilico nel numero dei morosi. E dunque, sotto la mannaia dello sfratto.

 

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