Firenze – Sanità toscana a rischio di commissariamento. Lo rivela il vice capogruppo alla Camera Stefano Mugnai, dal momento che, dice il politico forzista, “il tavolo di verifica degli adempimenti dello Stato-Regioni ha trovato i presupposti per avviare la procedura di diffida per problemi di bilancio”.
L’atto della svolta sarebbe una lettera di Giuseppe Conte inviata al presidente della Regione Toscana, in cui si chiede conto del disavanzo di bilancio e di rimettere i conti in regola entro fine maggio.
“Nel ringraziarla per la sollecitudine della Sua risposta, Le segnalo che ho tempestivamente informato il Ministro dell’economia e delle finanze circa le osservazioni relative alla quantificazione della perdita da ripianare da parte della Regione Toscana e, contestualmente, ho chiesto al Ministro di attivare le strutture ministeriali al fine di una urgente convocazione di un tavolo tecnico”, ha scritto presidente del Consiglio dei ministri Conte al governatore della Regione Toscana Rossi, dopo che quest’ultimo, in data 30 aprile, aveva inviato al governo una nota relativa alla copertura su conti della sanità, con cui si contestava il computo delle perdite pregresse come onere a carico dell’esercizio 2018 come “una interpretazione priva di giustificazioni tecniche, nonché lesiva della parità di trattamento con altre regioni”. Lo scorso 30 aprile il presidente della Regione Toscana aveva infatti immediatamente provveduto a rispondere al Governo in relazione alla nota di diffida, da considerare un atto dovuto, riepilogando l’intera vicenda e l’effettiva situazione.
Il punto critico, in particolare, riguarda il fatto di caricare sul bilancio 2018 le perdite pregresse del decennio 2001-2011– decennio di forti investimenti in sanità – con spese di ammortamento che all’epoca per legge erano escluse dal computo.
Il presidente ricorda che la questione trae appunto origine nel decennio antecedente all’entrata in vigore del Decreto legislativo 118/2011, nel quale le verifiche escludevano dal computo gli ammortamenti, in quanto costi non monetari. Ricorda inoltre che la Regione Toscana ha realizzato, proprio nel decennio in questione, così come nel decennio precedente, “rilevanti investimenti tesi a potenziare e rinnovare le strutture e le attrezzature”, con una conseguente maggiore incidenza degli ammortamenti e quindi un ammontare proporzionalmente maggiore di perdite pregresse da ripianare.
“Comunque – si legge ancora – utilizzando risorse provenienti da varie fonti, al 31 dicembre 2017, l’ammontare delle perdite pregresse in esame si è ridotto, rispetto a un importo iniziale di circa euro 885 milioni, a euro 167 milioni, e tale ammontare non è statico da 4 anni, come pare desumersi dalla lettera di diffida, ma si è ridotto in quest’ultimo periodo di circa il 17% (passando da circa 202 milioni a 167)”.
Infine il presidente ricorda che con gli ultimi provvedimenti legislativi e amministrativi adottati dalla giunta è stato definito un piano organico per il completo ripiano della quota di perdite pregresse non ancora ripianate (i 167 milioni) con lo stanziamento di 8,82 milioni per 19 anni a decorrere dal 2019.
Quindi le conclusioni: “Pertanto chiedo che la Regione Toscana sia convocata con urgenza nelle sedi opportune per un esame delle misure adottate nei giorni scorsi. Ritengo, pertanto, che considerare la suddetta perdita pregressa residua come un ulteriore onere a carico del solo esercizio 2018, di cui dover garantire la copertura con i tempi e le modalità della legge 311/2004, costituisca una interpretazione del tutto priva di giustificazioni tecniche nonché lesiva della parità di trattamento rispetto ad altre Regioni, che continuano a godere della dilazione dei tempi “.
Per quanto riguarda il 2018, spiega il presidente, “lo squilibrio economico del SSR per l’esercizio 2018 è da addebitarsi essenzialmente ai maggiori oneri gravanti sulle Regioni a seguito del rinnovo dei contratti nazionali di lavoro per il personale dipendente e del rinnovo delle convenzioni uniche nazionali mediche”.
La Regione Toscana, spiega ancora il presidente, garantisce i Livelli essenziali di assistenza quasi interamente tramite strutture pubbliche e per questo ha un’incidenza maggiore di tali costi rispetto ad altre Regioni: maggiori costi calcolabili in circa 108 milioni di euro, a fronte di un incremento dell’FSR garantito allo Stato di soli circa 45 milioni.
C’è poi l'”annosa vicenda” dei contenziosi ancora irrisolti tra Aifa e aziende farmaceutiche relative al cosiddetto “payback” sulla spesa farmaceutica “che a tutto il 2018 non hanno consentito di iscrivere nei bilanci regionali, o comunque di utilizzare come ricavi validi, oltre 165 milioni di euro. Anche in questo caso la vicenda pesa maggiormente sulla Toscana che su altre regioni per la preponderanza dei soggetti pubblici”.
“La Regione Toscana, consapevole di dover intervenire ad integrare le risorse del FSR per garantire l’equilibrio economico del proprio Servizio Sanitario – si spiega ancora nella nota – si è attivata per trovare le coperture necessarie, che si ritiene di aver fornito”. Questo con leggi e deliberazioni già trasmesse, in data 24 aprile, al tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali.