Prato – È stata inaugurata ieri a Prato lo spazio Senza Veli Sulla Lingua in via delle Gardenie 77, in collaborazione con Angelo Festa del coordinamento provinciale dell’Anc.e.Scao, per informare le donne vittime di violenza, ma anche promuovere corsi formativi e di sensibilizzazione sul territorio.
Un’importante realtà per aiutare tutte coloro che hanno bisogno di un orientamento giuridico o psicologico perché può capitare a chiunque di sentirsi in difficoltà e di non essere in grado di risolvere nell’immediato paure o di vincere l’isolamento.
La Senza Veli è un’associazione con sede legale a Milano e opera a livello nazionale. Ha sedi distaccate a Limbiate, Prato e Roma. La presidente è Ebla Ahmed. In Toscana ha al proprio attivo una serie di attività svolte nelle scuole e la raccolta firme per dire No alla fondazione intitolata a Federico Zini il giovane che uccise un anno fa Elisa Amato, volontaria presso la Pubblica Assistenza.
Su Prato l’associazione ha siglato un protocollo d’intesa con l’Ordine degli Avvocati di Prato per dare informative e un primo orientamento su argomenti e tematiche di natura civilistica con particolare riferimento al diritto di famiglia e alle problematiche legate alla violenza di genere. Attività che verranno svolte a titolo totalmente gratuito per l’utenza e senza oneri per l’associazione.
A novembre dello scorso anno la Senza Veli sulla Lingua ha presentato prima a Prato con il Sindaco Biffoni e poi a Roma in Senato due proposte di legge a firma della senatrice dem Caterina Bini: una sulla non accessibilità al rito abbreviato per coloro che commettono femminicidio; l’altra invece sul Tabulato unico delle denunce. Su quest’ultima il comune di Ponte Buggianese ha deliberato all’unanimità dei consiglieri presenti, una mozione a sostegno.
Il sindaco Nicola Tesi raggiunto telefonicamente si è detto particolarmente soddisfatto per questo importante traguardo che riguarda la prevenzione delle donne che subiscono violenza e stalking e si augura che i sindaci di altri comuni seguano presto il suo esempio.
Mentre l’avvocatessa milanese Alessia Sorgato, ideatrice delle proposte e molto nota in Italia per le sue battaglie a difesa delle donne vittime di violenza, – sono lieta che degli amministratori locali conservino la giusta attenzione non solo alle specifiche problematiche del territorio, e si aprano in prospettiva a sostenere proposte di più ampio respiro.
La modifica dell’articolo 110 delle disposizione di attuazione al codice di procedura penale, che amplia la possibilità per le Forze dell’Ordine di accedere a dati aggiornati ed in tempi brevi, consente di intervenire più concretamente nelle operazioni di prevenzione del crimine, il che, soprattutto in una materia delicata come quella della violenza domestica, può significare sventare fatti efferati. Mi auguro che la medesima sensibilità venga manifestata anche dal legislatore nazionale, spesso distratto da progetti di grande clangore mediatico ma minor efficacia pratica.
Attualmente a livello legislativo sono previste numerose azioni protettive per donne e bambini vittime di maltrattamenti e degli altri tipici reati endofamigliari. Spaziamo da rimedi tipici del giudice della separazione e del divorzio ai mezzi peculiari delle indagini penali, quindi divieti di avvicinamento e ordini di allontanamento della casa. A questi si aggiunge una “terza via” che è quella dell’ammonimento del Questore, una misura amministrativa e di Polizia che, su certi soggetti, ha un buon effetto deterrente dagli atti di stalking”.
Si è discusso di “manipolatori affettivi” ampiamente descritti nel libro della Bruzzone ,”Io non ci sto più”, con gli interventi degli avvocati Barbara Mercuri, Emanuele Nidito ed Elena Augustin e della psicologa Emanuele Eboli. A conclusione non è mancato il riferimento a quanto accaduto di recente a Prato circa la relazione tra una trentenne e un minore dalla cui relazione è nato un bambino.
Su questo la criminologa è stata molto chiara definendo il profilo della donna immaturo e narcisitico, augurandosi che al più presto si verifichi la sua idoneità genitoriale. Il caso di Prato per molti versi è secondo la Bruzzone sovrapponibile a quello dei genitori dell’acido per il cui figlio si procedette per l’adottabilità.