Firenze – Prende il nome dal mito di Dafne, la ninfa perseguitata da Apollo che si trasformò in un albero d’alloro, per segnalare la missione di una delle più recenti iniziative per la protezione e l’assistenza alle vittime di reato. Ideato a Torino nel 2008, il progetto Rete Dafne si è allargato in Sardegna e a Firenze nel 2016 per estendersi due anni dopo al territorio nazionale.
In occasione della Giornata europea delle vittime di reato, oggi la Rete ha presentato a Firenze un’analisi sullo stato dei servizi, dalla quale risulta che se da un lato risultano una buona diffusione dei servizi dedicati alle vittime di genere (62,6%) e una discreta presenza per quanto riguarda altre tipologie (bullismo, discriminazione e tratta) “resta ancora largamente insufficiente la diffusione di servizi generalisti per assistere tutte le vittime di qualsiasi tipologia di reato come prescrive la normativa europea”.
Rete Dafne, infatti, si è costituita per rispondere al dettato della Direttiva dell’Unione Europea del 2012 recepita dall’Italia che obbliga gli stati membri a predisporre interventi a favore di vittime di reato, senza differenze rispetto al reato subito. Dunque non solo quelle dei reati sessuali e di violenza di genere, ma anche per esempio gli anziani vittime di truffe, o cittadini finiti nella trappola dell’usura o danneggiati da prodotti commerciali difettosi e da attacchi informatici.
Per questo genere di assistenza generalista rivolta a tutte le categorie vulnerabili in Italia, che ha subito anche una condanna dalla Corte europea per il caso di una donna prima maltrattata e poi uccisa dal convivente perché non adeguatamente assistita dopo la denuncia che aveva presentato, nulla era ancora stato fatto anche perché come ha detto il presidente del tribunale di Firenze Marilena Rizzo intervenendo al convegno “nel processo non c’è mai stata attenzione alla vittima, ma solo all’imputato”: “Ora la vittima ha finalmente uno spazio visibile reale nel quale affrontare i disagi che subisce”.
Fondatore e presidente della Rete Dafne Italia è il magistrato Marco Bouchard, che ha spiegato come la Rete “sia nata per connettere presidi e istituzioni territoriali pubbliche e private per proporre percorsi di sensibilizzazione e formazione a favore degli operatori che entrano in contatto con le vittime, per offrire loro informazione, assistenza e protezioni adeguate”.
Per colmare il deficit di questi servizi essenziali si è mosso anche il Ministero della Giustizia che ha dato vita a un Tavolo di coordinamento per la costituzione di una rete integrata di servizi di assistenza alle vittime di reato con la partecipazione di Rete Dafne Italia quale associazione con specifiche professionalità.
A Firenze l’iniziativa è stata sostenuta dal Comune e dalla Regione con la collaborazione dell’associazione Aleteia e da professionisti di diritto, di sostegno psicologico, psichiatrico e di mediazione che prestano la loro opera a titolo gratuito, come ha sottolineato l’assessore al Welfare Sara Funaro, mentre Stefania Saccardi, assessore regionale al Sociale ha annunciato l’intenzione di estendere la Rete a tutta la regione sul modello del Codice Rosa.
Nei primi due anni di attività, si sono rivolte a Rete Dafne Firenze oltre 100 persone vittime di reati, di cui quasi tre quarti donne e un quarto uomini; il 79% di questi è di nazionalità italiana e tra gli stranieri risultano 37% di cittadinanza romena e il 16% albanese, mentre il restante è suddiviso, senza differenze sostanziali, tra le altre diverse nazionalità. Per quanto riguarda l’età, quasi la metà dei soggetti che si sono rivolti alla Rete ha tra i 35 e i 54 anni quasi un quarto tra i 35 e i 44 e quasi un quarto tra i 45 e i 54 anni), a seguire troviamo la fascia di età tra i 55 e i 64 anni (20%), a seguire quella over 65 anni (13%); per concludere ci sono i giovani tra i 18 e i 34 anni con un 7% e i minori di 18 anni con un 2%. Nei casi in cui, in seguito al colloquio di accoglienza, è stata riscontrata la sussistenza di un reato, si è trattato per il 90% dei casi di un reato contro la persona. In particolare rilevano i maltrattamenti (25%), lo stalking (14%), le minacce (12%) e l’abuso su minore (6%).
I servizi maggiormente richiesti (anche congiuntamente 45%) sono il sostegno psicologico (nel 20% dei casi), che prevede un ciclo di 10 incontri, e l’informazione sui diritti (nel 15% dei casi), servizio rivolto anche ad un eventuale accompagnamento alla denuncia considerato che le vittime di reato si possono rivolgere a Rete Dafne anche senza aver preventivamente presentato formale denuncia all’autorità competente.
Foto: Sara Funaro e Marco Bouchard