Sanità, CUB e USI: “Caos negli ospedali toscani”

Firenze – Arrivano i vaccini e qualcosa parrebbe cambiare, nella pandemia in cui siamo sprofondati, almeno come prospettive future. Tuttavia, emerge ancora più pesante la critica che le organizzazioni sindacali di base CUB Sanità e USI Cit portano al sistema sanitario toscano, in particolare quello ospedaliero. In una nota sintetica e dettagliata, i sindacalisti delle due sigle mettono in evidenza alcune fra le criticità maggiori, che evidenziano due elementi imprescidnibili: intanto, che il covid ha fatto venire a galla lo scotto da pagare per anni di smantellamento e tagli del servizio sanitario tout court;  dall’altro, la vulnerabilità in cui sono lasciati gli stessi operatori sanitari (al netto dal vaccino che sta giungendo, ma il cui dispiegarsi di effetti non sarà completo se non quando le vaccinazioni reviste non saranno completate). Insomm,a quanto a quest’ultimo punto, si chiedono dai sindacati: “Chi si cura di chi cura?”.

In sintesi, ecco i punti toccati dalla nota:

Carenze di organico e eccessivi carichi di lavoro del personale –  “In particolare – si legge nella nota – sono evidenti le carenze di personale sanitario, non solo medici e infermieri ma anche addetti all’assistenza, tecnici, personale dei servizi appaltati. Da anni denunciamo l’aumento delle infezioni ospedaliere dovute ad appalti al ribasso dei servizi di pulizie, sanificazione e igienizzazione che neanche in questa pandemia sono stati potenziati. La situazione degli organici ospedalieri già drammatica prima della pandemia, per il blocco di anni delle assunzioni, per l’aumento  dell’età media dei dipendenti a causa della riforma delle pensioni, per la presenza di tanti lavoratori precari, di agenzie interinali, a tempo determinato, a partita IVA, è esplosa con l’aumento dei carichi di lavoro.  Nel settore medico le carenze vengono coperte anche con lo sfruttamento degli studenti specializzandi di professioni sanitarie e medicina, distolti quasi totalmente dallo studio previsto nelle specializzazioni e nel praticantato e impiegati a tutti gli effetti come personale in servizio ma con stipendi molto più bassi, spesso senza neanche diritto alle mense ospedaliere e senza i bonus che sono invece stati retribuiti al personale effettivo. Inoltre le tanto sbandierate assunzioni di infermieri e di OSS  sono in realtà per la maggior parte stabilizzazioni di personale già presente.  Peraltro in molto casi le ferie sono state bloccate, impedendo agli operatori la possibilità di recupero psicofisico e come se non bastasse a tanti operatori è stato anche chiesto di svolgere attività aggiuntiva per potenziare  il personale delle RSA”.

Carenza di controlli e tracciamenti – Circa la situazione dei controlli e tracciamenti, la protesta si alza. “Non è stato attivato nessun serio tracciamento dei dipendenti sanitari, che non vengono sottoposti  né a tamponi regolari né a sorveglianza omogenea nei vari presidi sanitari della Regione – denunciano i sindacati – del resto i decreti governativi già da inizio pandemia hanno stabilito che l’operatore sanitario continua a lavorare se asintomatico anche se ha avuto contatto stretto con persone positive, esponendo a gravi rischi di salute i lavoratori della sanità e chi entra in contatto con loro. Una politica criminosa che si scontra con la retorica dell’eroe che ci viene propinata in questi mesi”.

Scarsa cura delle patologie Non COVID – Il problema è stato rilevato da molti, tanto che si sta fcendo stada la cnvinzione che oltre alla penosa conta dei morti per covid si dovrà anche proceder a quella dei decessi, dovuti ad alte patologie, che si sarebbero potuti evitare. Cub e Usi parlano di “tentativo furbesco di tirare una coperta troppo corta, riconvertendo personale e interi reparti alle terapie Covid” che “sta comportando un grave calo nel livello di cura delle altre patologie”.

Molti ospedali Covid non sono  nuove strutture ma  ospedali ai quali sono stati chiusi   reparti di medicina e chirurgia per trasformarli in strutture COVID dedicate. Per fare fronte a questo calo di prestazioni pubbliche i pazienti si sono spesso dovuti rivolgere ai privati che hanno speculato cinicamente sulla situazione. Le famiglie meno abbienti in molti casi hanno addirittura rimandato o rinunciato a visite e cure, con il rischio gravissimo che alcune patologie siano scoperte in serio ritardo rispetto alla necessità di terapia”.

Infine, una considerazione più squisitamente politica: “Tali processi paiono ad oggi difficili da ostacolare perché i lavoratori sono divisi non solo fra dipendenti pubblici e quelli degli appalti e dei privati, ma anche tra categorie e mansioni: ognuno cura le proprie rivendicazioni senza un percorso di mobilitazione unitario e comune. Questo è frutto anche delle politiche portate avanti in questi anni da molte forze sindacali che da un lato gridano agli scandali ma dall’altro, spesso,  sono  concentrati a mantenere i privilegi sindacali  per le proprie strutture e i propri delegati. Come CUB Sanità e USI Cit, intendiamo costruire dal basso una mobilitazione unitaria di tutte le lavoratrici e dei lavoratori degli ospedali toscani e combatteremo ogni violazione della sicurezza e dei diritti dei lavoratori. Non vogliamo essere eroi vogliamo diritti e dignità nel lavoro”.

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