Firenze – La Vice Presidente della Regione Toscana Stefania Saccardi ha tra le sue deleghe l’Agricoltura , sostegno alle imprese e alle produzioni agricole e zootecniche , Sviluppo ru-rale, Foreste, caccia e pesca, agriturismo. E inoltre, Politiche per la montagna, Toscana diffusa: aree interne.
In questa intervista abbiamo posto alcune domande su suoi i programmi di sviluppo di un settore così importante per l’economia della nostra regione e fortemente interconnesso con gli altri comparti del made in Tuscany ma anche profondamente radicato nella cultu-ra e nello stile di vita della popolazione toscana.
Il settore agroalimentare può essere un volano dell’economia Toscana
“Partiamo dai numeri. L’agro-alimentare toscano è una realtà produttiva fatta da oltre 45.000 aziende agricole alle quali si aggiungono le circa 3.200 imprese agro industriali. Il valore aggiunto di agricoltura e agroalimentare ammonta a 3,5 miliardi di euro, di cui 2,3 miliardi (pari al 65%) è riferito alla sola agricoltura. L’export regionale nel 2018 ammonta a circa 2,5 miliardi pari a circa il 6% del totale dell’export nazionale. Un settore, quello agroalimentare toscano, che impiega 66.200 occupati (51.000 in agricoltura e 15.200 nell’agroindustria), di cui circa 13.000 nella filiera dei prodotti certificati.
Che il settore agroalimentare rappresenti un volano per l’economia lo dimostra anche l’andamento del primo trimestre 2020, dove i prodotti dell’industria agro-alimentare hanno registrato un +5,7%. E’ chiaro che fanno parte integrante di filiere essenziali sulle quali la domanda internazionale ha continuato a esercitare una pressione positiva nel corso della prima parte dell’anno, dati che confermano che il settore agroalimentare regionale ha un valore ben superiore rispetto al suo specifico peso economico, contribuendo a caratterizzare e a far riconoscere la Toscana come un modello territoriale, paesaggistico e culturale unico e di pregio, riconosciuto a tutti i livelli”.
Insomma, una realtà fortemente competitiva
“Certamente. Porta sulle nostre tavole prodotti di alta qualità tra cui 91 prodotti a Indicazione Geografica e 461 prodotti agroalimentari tradizionali oltre alle produzioni dei 148 produttori concessionari del marchio regionale Agriqualità di cui 57 trasformatori. Questo potenziale deve essere ulteriormente valorizzato e sarà necessario agire sui margini di miglioramento per incrementare l’impatto di tali eccellenze. Basti pensare a esempio alle stesse DOP, IGP, STG per cui la Toscana, prima in Italia per numero di produzioni, è la quinta regione a livello nazionale per impatto economico territoriale di tali prodotti, con un valore della produzione di 144 milioni per il Food e 961 per il Wine.
Anche in seguito alla lieve flessione del settore agricolo per produzione e valore aggiunto registrata nel 2019, dopo la performance positiva del 2018 e un rafforzamento invece dell’agroalimentare, dobbiamo mettere in campo tutte le azioni necessarie al superamento dei paradigmi che hanno caratterizzato l’organizzazione produttiva pre-Covid, compreso l’accesso ai finanziamenti, l’aumento della produttività, l’aggregazione nelle filiere, l’ammodernamento delle piattaforme logistiche e distributive, la diffusione della digitalizzazione.
A fronte di tutto questo la Regione ha lanciato anche una Comunità della pratica, per cogliere appieno le opportunità della digitalizzazione”.
L ’agricoltura ha anche un intrinseco valore socio culturale … ha modellato il paesaggio della Toscana e tutti ci sentiamo tutti legati ad essa
L’impresa agricola si è evoluta sempre di più da semplice “struttura produttiva”, verso un’impresa fortemente radicata nel territorio e con le comunità locali, che produce prodotti di qualità ben identificati e anche servizi utili per tutte le comunità.
Un esempio emblematico che racchiude il valore intrinseco socio culturale dell’agricoltura sono proprio i prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), definiti come espressione del patrimonio culturale italiano, al pari dei beni storici, artistici e architettonici. Si tratta di un universo di piccole produzioni, meno conosciute ma profondamente legate a contesti territoriali circoscritti e ad antiche pratiche che, al pari delle produzioni di punta, raccontano e rappresentano la storia della cultura rurale toscana. Riconoscere e valorizzare questo “tesoro” della nostra terra significa preservare i territori, l’ambiente, il germoplasma, la cultura gastronomica, ma anche creare nuove opportunità di crescita per le comunità che rendono viva, ospitale e accogliente la nostra regione. Per questo la Toscana ha lanciato lo sviluppo del Centro delle competenze sui PAT per dare un nuovo slancio strutturato a tali produzioni anche nell’ambito di una strategia di filiera”.
Quali iniziative serviranno per la Toscana diffusa – aree interne?
“Le aree interne sono un patrimonio per la loro dotazione ambientale e naturalistica e per le produzioni agricole di pregio, che rappresentano elementi di identità locale e culturale.
Gli specifici bandi, che si collocano all’interno della SNAI – Strategia Nazionale per le Aree Interne – offrono opportunità importanti per lo sviluppo economico di tali aree, fornendo alle istituzioni, alle imprese e a tutti i cittadini l’opportunità di lavorare in modo condiviso per valorizzare le grandi potenzialità del territorio, per cercare di interrompere il progressivo calo demografico e lo spopolamento di queste zone che devono invece garantire sviluppo e occupazione ai suoi abitanti. E’ di questi giorni anche l’approvazione del Protocollo di intesa per l’attuazione della Strategia di Area dell’Area Interna “Valdisieve – Mugello – Val di Bisenzio”.
Ancora, assicurare i servizi e sostenere l’innovazione e la digitalizzazione, a partire dal completamento del piano della Banda ultralarga, per promuovere un ambiente rurale vivibile, attivo e dinamico, magari anche con nuovi strumenti volti a favorire lo sviluppo delle start-up nelle zone rurali, rappresentano azioni imprescindibili per contrastare il fenomeno dello spopolamento delle aree rurali e per garantire una Toscana diffusa”.
E sono assai importanti anche le politiche per la montagna … penso alla valorizzazione dei piccoli centri, al turismo
” I territori montani della nostra Regione sono una realtà di riconosciuto interesse tecnico, scientifico, culturale e sociale. Le zone montane, le superfici boscate e in particolare le aziende agricole operanti in queste realtà territoriali, compresi i relativi prodotti tipici e le produzioni forestali, rappresentano per la Toscana una ricchezza non solo da salvaguardare ma soprattutto da valorizzare. La politica di sviluppo rurale, insieme con la strategia delle aree interne e le politiche di sviluppo regionale, sono protese ad assicurare il perseguimento dell’obiettivo della coesione economica, sociale e territoriale per lo sviluppo della montagna.
A supporto dello sviluppo delle aree montane, oltre alle misure del PSR, con finalità di sostenere la competitività del sistema montano, la tutela dell’ecosistema e la promozione della qualità della vita e dei servizi in montagna, con particolare riguardo a quei territori montani che si trovano in situazione di maggior svantaggio, si deve ricordare anche il “Fondo regionale per la montagna” (ex art. 87 l.r. 68/2011) e l’accordo di collaborazione con ANCI finalizzato al coordinamento e alla implementazione delle politiche per la montagna toscana e per la prevenzione del fenomeno dello spopolamento.
Per tali aree, compresi i piccoli centri, la Regione è impegnata, anche con importanti progetti europei, a promuovere un modello economico basato sui valori sociali e ambientali, valorizzare i prodotti agricoli ed agroalimentari locali, i luoghi di produzione e gli itinerari collegati per raggiungere mercati di alta qualità nonchè costruire relazioni virtuose con le aree urbane e i consumatori più attenti e offrire motivi di attrazione turistica e di fruizione naturalistica e culturale”.
Quali linee d’azione ?
“E’ importante agire in modo integrato nella creazione di sinergie per favorire la nascita di itinerari turistico culturali, mi riferisco ad esempio al turismo enogastronomico che si va sempre più rafforzando anche a livello nazionale e tra le tre regioni più visitate c’è la Toscana. Quindi è importante una connessione intersettoriale della progettualità e una maggiore integrazione e cooperazione “agricoltura-turismo-commercio”. E’ essenziale inoltre agire in una logica di aggregazione di reti di comunità e di elementi partecipativi, basti pensare alle Comunità del cibo e dell’agrobiodiversità, alle cooperative di comunità, ai distretti rurali, le strade del vino e dei sapori, ai consorzi delle denominazioni di origine, ai GAL, che rappresentano importanti strumenti di animazione territoriale.
Infine, la Conferenza Permanente per la montagna, organo di cooperazione interistituzionale insediatosi nello scorso giugno 2020, rappresenta sicuramente un importante luogo di confronto per l’attuazione di politiche regionali efficaci”.
Si potrà attivare una stretta collaborazione fra Toscana ed Emilia-Romagna per la valorizzazione dell’Appennino?
“I parchi nazionali dell’Appennino Tosco-Emiliano e delle Foreste Casentinesi costituiscono alcune fra le realtà più attive in tutto il Paese per la tutela della biodiversità e la fruizione sostenibile del territorio anche turistica.
In particolare, il Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano rappresenta un importante patto di collaborazione territoriale tra soggetti pubblici, privati ed economici che insieme all’alleanza (Apt Servizi e Toscana Promozione Turistica) per la promozione e valorizzazione turistica della montagna tosco emilano-romagnola, rappresentano una preziosa strategia territoriale da rafforzare per una continua e stretta collaborazione fra Toscana ed Emilia-Romagna per la valorizzazione dell’Appennino.
Una realtà importante che va in questa direzione e a cui teniamo particolarmente, proprio anche per la caratteristica posizione geografica strategica, è la Comunità del Cibo di Crinale 2040, di recente costituzione che, oltre a rappresentare insieme alle altre Comunità presenti sul territorio realtà organizzative custodi dello sviluppo territoriale, offre un tavolo di lavoro interregionale fondamentale per rafforzare la collaborazione tra le regioni e la valorizzazione dell’Appennino”.