Parigi – Le vie che portano all’ingiustizia e all’ineguaglianza sembrano davvero infinite. Se con l’abito ti puoi sbagliare perché come si sa non fa sempre il monaco, pare invece che con il viso non ti possa sbagliare: secondo la ricerca di due psicologi sperimentali dell’Università di Toronto sembrerebbe infatti che tu abbia scritto in faccia se sei ricco o povero.
Secondo i loro esperimenti infatti a tradire l’origine sociale di una persona non sarebbe solo l’abbigliamento, il modo di parlare o di comportarsi ma anche il volto stesso, una tesi sorprendente ma che sembrerebbe suffragata dai risultati della loro ricerca pubblicati in “The visibility of social class from facial cues” . Gli psicologi Bjorndottir e Rule hanno iniziato a indagare sulla”visibilità della classe sociale attraverso gli indizi facciali” sottoponendo le foto di studenti ventenni provenienti per metà da famiglie agiate e l’altra metà modeste all’esamedi terzi incaricati di cercare di capirne, dalla sola foto, a quale classe sociale appartenessero.
Agli studenti era stato chiesto di adottare un atteggiamento “neutro”. I loro volti erano stati ritagliati seguendo i contorni del viso e collocati tutti su uno sfondo unito. Il test si era rivelato probante: dall’esame del solo ritratto fotografico gli studenti erano stati catalogati correttamente e divisi tra ricchi e poveri solo sulla base dei loro volti. I due ricercatori avevano poi cercato, secondo quanto precisa il settimanale Le Point, di capire su quali indizi si erano basati i partecipanti al test per classificare l’appartenenza sociale degli studenti fotografati.
Ne è emerso che a determinare la loro scelta era stata l’impressione che i “ricchi” emanavano dal loro volto emozioni più positive dei “poveri”. Un altro gruppo di partecipanti al test ha invece valutato l’impressione di felicità che emanava dai volti e anche in questo caso è stato accertato che il livello di felicità era superiore negli studenti delle classi agiate.
Se non sorprende affatto che i meno favoriti dalla sorte possano essere meno positivi e meno felici dei più agiati, stupisce invece come sia possibile che l’appartenenza alle classi sociali possa essere individuata su fotografie di giovani cui era stato imposto di non mostrare alcuna emozione. L’enigma, secondo i due ricercatori, potrebbe trovare una sua spiegazione con il fatto che se un individuo esprime regolarmente un tipo di emozione la sua muscolatura facciale potrebbe essere alla lunga modificata e che dunque i segni di benessere di chi ha la vita più facile trasparirebbero comunque sui loro volti anche se fotografati in atteggiamento neutro.
E che al contrario l’espressione neutra di chi non ha la via altrettanto piana farebbe comunque trasparire più tristezza. Quasi a conferma delle ingiustizie che angariano il genere umano un ultimo test prende in esame l’impatto del test dei volti nella scelta di chi assumere o meno. Secondo l’esperimento infatti non solo gli studenti appartenenti alle classi meno abbienti erano stati subito individuati ma anche ritenuti con meno probabilità di essere assunti anche perché penalizzati anche dallo stereotipo secondo cui è meno competente chi proviene dalle famiglie povere. Alla fin fine questa ricerca sfonda un po’ una porta già spalancata e cioè che in questo mondo è meglio essere ricchi che poveri. E che uno avesse scritta in faccia la sua classe sociale non ci consola certo.
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