Firenze – Il punto di fondo, la vera domanda: di che utilità è una ruota panoramica di 35 metri collocata sulla terrazza panoramica della città, nel punto più alto di Firenze, costruito apposta per potere spaziare con lo sguardo, a volo d’uccello, sull’intera Firenze e sulle sue superbe colline? A chiederlo è il professor Mario Bencivenni, docente dei giardini storici, autore di svariati saggi sulll’argomento e sulla Firenze del Poggi. Ma le domande non finiscono qui.
Chi decide? Il Comune o il privato? E la Soprintendenza? Da chi deve essere interpellata? Dal privato o dal Comune? Forse non sarebbe il caso che sia il Comune a dire al privato cosa si può fare e cosa no, al piazzale Michelangelo, magari prima di rendere pubblico il bando per (l’eventuale) installazione di una ruota panoramica di 35 metri?
Tutti punti di domanda sorti a causa del bando di concorso per installare una ruota panoramica di 35 metri, emesso dagli uffici comunali a seguito della delibera di giunta 294/2020, che prevede anche un vero e proprio “villaggio del Natale” che dovrebbe sorgere attorno alla grande ruota. Le motivazioni nell’avviso pubblico, come si legge sullo stesso sito comunale: “Con deliberazione n. 294 del 24/09/2020 la Giunta Comunale ha valutato il progetto – opportunamente modificato e integrato da alcuni elementi tesi a rafforzarne le finalità di interesse pubblico – idoneo a contribuire alla ripresa sociale, economica e culturale della Città dopo il periodo di lockdown determinato dall’emergenza sanitaria in atto. Detto progetto, ridefinito come specificato nel successivo capoverso – oltre a generare effetti positivi in termini di attrazione turistica, di ampliamento dell’offerta culturale per le famiglie, di valorizzazione del patrimonio culturale della città – risulta idoneo anche a svolgere un ruolo positivo nell’ambito dell’avviata campagna di raccolta fondi per la “Rinascita” di Firenze (si veda in proposito la deliberazione G.C. n. 137/2020 istitutiva del “Fondo per la Rinascita”), potendo dedicare al relativo fondo quota parte degli introiti generati dalle attività a pagamento previste”.
In altre parole, la giunta giudica l’idea presentata nel progetto del privato (installazione della ruotona e di una sorta di villagigo del Natale, con anche un albero di Natale di 14 metri) capace di generare effetti positivi sul turismo, sull’offerta culturale alle famiglie, sull’arricchimento del patrimonio culturale della città e anche di qualche utilità “per l’avviata campagna di raccolta fondi per la rinascita di Firenze” (che, com’è noto, ad oggi ha recuperato “solo” 50mila euro).
E tuttavia la questione non sembra così piana. Intanto, ci sono almeno due punti che possono essere considerati, come spiega lo studioso dei giardini storici professor Mario Bencivenni, discutibili dal punto di vista amministrativo: da un lato, il fatto che il parere della Soprintendenza, che non può non riguardare l’opportunità di una macroscopica installazione come sarebbe una ruota panoramica di 35 metri nel punto più alto della città, non venga chiesto preventivamente rispetto alla pubblicazione del bando, non foss’altro per avere la certezza di non gettare tempo e risorse inutilmente; dall’altro, il fatto che la fattibilità tecnica di un’installazione di quel tipo, che deve essere saldamente ancorata a un piano solido con una necessità importante per il suolo, sia affidata a una valutazione di un privato; anzi, del privato che presenta il progetto. Senza contare che le difficoltà idrogeologiche e la fragilità dell’area sono talmente note e conosciute che quando lo stesso Poggi ci lavorò, dovette superare difficoltà e creare modalità per venire incontro alla fragilità ballerina della costa della collina su cui si apre l’incomparabile terrazza. Senza contare i vari episodi di scivolamento e smottamento avvenuti nei secoli. Si tratta insomma di dati acquisiti, che dovrebbero, come ricorda lo studioso, mettere in allarme gli uffici dell’amministrazione tanto da far dettare parametri precisi per qualsivoglia installazione che superi un certo tetto di gravame tecnico. Una valutazione, insomma, che non dovrebbe, proprio per quelle ragioni di trasparenza invocate nell’atto della giunta, essere lasciata in mano a coloro che dovranno poi procedere alla realizzazione del progetto.
Tuttavia, c’è qualcosa che viene ancora a monte delle ragioni riportate sopra, che riguarda una certa nota paradossale nella stessa logica di una ruota panoramica montata nel punto più alto della città. “Storicamente – dice Bencivenni – il Poggi compì un’azione importante, vale a dire quella di azzerare, con un’opera eccezionale, tutti gli ostacoli che avrebbero nascosto agli occhi dei fiorentini la veduta intera della loro città, spaziando da un capo al’altro e consentendo di spingere lo sguardo oltre, al di là della città stessa, verso Fiesole, Settignano, in fondo nella Piana, in cima verso Pontassieve, fino al giro delle colline che aprono al Chianti. In altre parole, Poggi spianò viuzze, stese muretti e ricavò la terrazza panoramica più celebre del mondo per consentire ai cittadini di Firenze, a tutti i suoi visitatori, a coloro che lo volessero, di salire in cima e gettare uno sguardo giù, per abbracciare la città e tutta la conca dove si adagia, a volo d’uccello. Senza biglietto, senza limiti. Cosa porta di più che già non ci sia, una ruota panoramica il cui fine è quello di portare in alto le persone per far loro scorgere la città, come a Parigi, come a Londra, città piatte senza belvedere? La nostra ruota panoramica è il piazzale stesso. Qual è l’arricchimento culturale di una ruota enorme piazzata in cima a una collina? Cosa si deve vedere che già non si veda?”.
Infine, ancora un’obiezione tragicamente imprescindibile, che è legata alla pandemia in corso, con tutti i limiti e le sue capacità di imprevisto. “Forse non è proprio il momento di pensare ad allestire una ruotona per guardar giù da dove già si può guardar giù, con annesso villaggio di Natale che prevede dai giochi agli stand per il cibo, il cosiddetto “spazio food. Ritengo – conclude lo storico – che ancor prima di chiedersi della legittimità amministrativa del percorso, intesa non solo in senso legale ma di mero buonsenso, bisognerebbe chiedersi a cosa serve davvero impiantare (con riserva per due anni…) una ruota panoramica in una terrazza sopraelevata come il piazzale, nato appunto per contemplare la città in ogni suo dettaglio, quale senso culturale abbia l’operazione, e infine se la pandemia che stiamo vivendo non dovrebbe anche consigliare di dedicare ad altro le energie, amministrative ed economiche, del governo cittadino”. Senza dimenticare un illustre precedente, il niet della Sovrintendenza alla Ruota delle Cascine, festa dell’Unità. In quel caso, la Sovrintendenza aveva imposto, per l’installazione della ruota, un limite massimo di altezza di dieci metri, a fronte della ruota molto più alta che veniva montata.
Foto: veduta dal piazzale Michelangelo