Luisa Strozzi morta di veleno, un cold case mai risolto

Firenze – Nel Palazzo Municipale di Pontassieve(Palazzo Sansoni-Trombetta), la Sala delle Eroine, ospita il ciclo di affreschi di Ferdinando Folchi, pittore fiorentino dell’800, dedicato a gesta eroiche di donne vissute nel ‘500.Uno di questi ritrae Luisa Strozzi che si difende dalle pesanti avances del duca Alessandro de’Medici, e che questi avrebbe poi fatto avvelenare per non avergli ceduto, come è stato tramandato dalla voce popolare e da vari storici nel corso dei secoli .

Ma forse la responsabilità della tragica morte di Luisa Strozzi è stata tout court attribuita al duca  a causa della sua cattiva fama. Infatti, la vicenda resta ancora misteriosa e per trovare delle possibili spiegazioni bisogna risalire agli antefatti. 

Benedetto Varchi, che all’epoca dei fatti aveva trent’anni (ma, in quanto repubblicano viveva in esilio tra Roma,Venezia e Padova) racconta che, nell’inverno del 1533, Alessandro de’Medici era entusiasta per avere ottenuto il titolo di duca ed era in uno stato di esaltazione e festeggiava tra balli e conviti dove “inclinatissimo al bel sesso” si dava da fare per sedurre le donne più in vista della città

Quindi rivolse le sue attenzioni anche a Luisa Strozzi, figlia di Filippo e moglie di Luigi Capponi, una delle più belle donne di Firenze ma nota anche per la sua onestà, virtù rara in un’epoca dissoluta, almeno nei ceti più elevati. Tramite l’amico Giuliano Salviati  chiese a Guglielmo Martelli e a Marietta Nasi che si erano sposati di recente, di dare una festa in maschera alla quale Luisa sarebbe stata invitata e dove Alessandro e alcuni suoi amici vi si recarono travestiti da suore. 

A questo punto, ci sono due versioni. Alcuni memorialisti, ripresi da storici del XIX secolo come Agostino Ademollo, ritengono che alla donna fosse stato teso un tranello. Nel corso della festa sarebbe stata attirata in una camera dove l’attendeva il duca. Ma Luisa, avvertita da un cugino della Nasi, lasciò la festa, suscitando il risentimento di Giuliano Salviati che le avrebbe rivolto parole offensive. Secondo Ademollo  “comportandosi in modo veramente disonesto che sommamente irritò la gentildonna“.  

Benedetto Varchi ritiene, invece, che non fosse il duca ma proprio il Salviati l’assiduo corteggiatore. Riporta che quella sera si sedette accanto a lei e le disse e fece qualcosa che la offese profondamente.  

Poi , all’alba, Luisa Strozzi, in cortile, stava per salire a cavallo per tornare a casa quando il Salviati le rivolse ancora alcune frasi irripetibili e lei gli dette la risposta che meritava.

Passarono alcuni mesi e un venerdì di marzo Luisa, insieme ad alcune amiche, si recò a piedi a San Miniato al Monte. Una passeggiata consueta, all’inizio della stagione primaverile, per la festa del perdono e attorno alla basilica c’era una sorta di fiera con molti banchi. 

Qui sostava un gruppo di giovani tra cui Giulano Salviati, il quale, quando Luisa passò, le rivolse ad alta voce il commento osceno che l’ aveva offesa alla festa. Ma in quel gruppo c’era anche Leone Strozzi, fratello di Luisa che gridò a Giuliano: “Non so se ti rendi conto che stai parlando di mia sorella”. Al che il Salviati avrebbe risposto  che lo sapeva perfettamente ma che “tutte le donne sono fatte per giacere con gli uomini ed è perché questo che giacerei con lei in ogni modo”.

Poco tempo dopo, nella notte di venerdì 13 marzo, Giuliano Salviati, mentre rincasava a cavallo, fu aggredito in Piazza delle Pallottole da tre uomini mascherati che lo pugnalarono. La ferita più grave fu ad una coscia tanto che lo lasciò storpio.  

Il duca Alessandro fece arrestare Piero Strozzi, e alcuni suoi familiari e amici. Ma la famiglia Strozzi era troppo potente e aveva grande influenza in tutte le corti europee, a cominciare da quella papale. Quindi, non essendoci prove, furono tutti rilasciati.  Francesco Settimanni, nelle sue Memorie Fiorentine, parla anche di voci di una possibile intimidazione degli sgherri del duca perché Giuliano era vicino a scoprire la tresca di Alessandro con sua moglie. Ma si tratta solo di un’ipotesi che non sembra plausibile dato che gli stretti legami di amicizia tra i due non vennero meno. La questione sembrava chiusa me un anno dopo, nel dicembre 1534, un nuovo evento sconvolse Firenze. Luisa Strozzi morì avvelenata 

Mentre era a pranzo da sua sorella Maria (moglie di Lorenzo di Piero Ridolfi) accusò dolori fortissimi e in poco tempo spirò. Fin da un primo esame del corpo fu chiaro che si trattava di un potente veleno corrosivo ma non si seppe come e da chi fosse stato messo nel suo cibo e ci sono dubbi anche sul “quando”

Benedetto Varchi riporta che la voce popolare accusava la moglie di Giuliano Salviati la quale, con il consenso del duca, avrebbe voluto vendicare le ferite inferte al marito e l’esecutore sarebbe stato un suo servitore 

Ma lo stesso Varchi reputa infondata questa ipotesi ritenendo che Giuliano Salviati e sua moglie non avessero“ l’ardire di mettere le mani in tanto gran cosa” ma entrambi erano piuttosto intenti “a tutti i lor piaceri di qualunche maniera eglino si fossono”.   

Poco tempo dopo –riferisce sempre il Varchi – si fecero congetture che l’avvelenamento fosse stato compiuto dai fratelli di Luisa, perché temevano che Alessandro, loro nemico, con qualche inganno, qualche frode la disonorasse macchiando così la reputazione dell’intera famiglia, dato che insieme alle altre gentildonne andava a conviti a cui prendeva parte il duca. Ma commenta che sarebbe stato “un atto barbaro per un sospetto vano e non confermato da indizio alcuno”

In effetti, oltre a non esserci indizi, anche il movente sembra assurdo visto anche che Luisa oltre ad essere notoriamente una donna onesta era anche capace di badare a sé stessa.

Tra l’altro, Ademollo ricorda che qualche tempo dopo Alessandrina Acciaioli, che era stata un’amante del duca Alessandro, fu sorpresa anch’essa da grandissima doglia di stomaco e morì in due ore con grande sospetto che il duca l’avesse fatta avvelenare. E commenta che “sembrava essere questa la ricompensa da lui data alle gentildonne che avevano la disgrazie di piacergli fossero o nò seco lui condiscendenti in amore “ 

Ma forse anche questa accusa fa parte della leggenda nera di Alessandro de’Medici.  Catherine Flechter autrice de Il principe maledetto di Firenze  ne ha ridimensionato la fama sinistra.. E a proposito della vicenda di Luisa Strozzi ricorda che non era lui ma il Salviati che aveva invano tentato di sedurla e che il coinvolgimento del duca è stato prospettato, senza alcuna prova, dai cronisti di fede repubblicana. E anche Ippolito de’Medici, che aspirava a sostituire Alessandro, ci vide la possibilità di un’alleanza con gli Strozzi.

 

Foto da  “Archivio Comunale”  del Comune di Pontassieve 

 

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