Riceviamo e pubblichiamo da Italia Nostra:
Stadio Franchi: le cose di cui non parlano il Sindaco e chi sta lavorando alla distruzione di un monumento nazionale nella speranza di ingraziarsi il voto dei tifosi della Fiorentina.
Se non fosse bastata la vergogna di avere ispirato, caldeggiato e imposto attraverso i propri parlamentari un emendamento “distruggi stadi monumentali” nel Decreto semplificazione, continuano da parte di politicanti esternazioni e campagne mediatiche contro il Soprintendente MIBACT di Firenze che qualcuno vorrebbe addirittura denunciare alla Procura della Repubblica perché si esprime su questioni di sua competenza.
Come Italia Nostra riaffermiamo che questa aggressione mediatica verso un rappresentante dello Stato e delle ragioni della Tutela sancite dall’art. 9 della Costituzione italiana sono inaccettabili e invitiamo i mezzi di informazione a vigilare su questo indegno giuoco. Simili toni e giudizi, irrispettosi del ruolo istituzionale svolto da funzionari pubblici diffusi da
esponenti politici (come peraltro più volte e per altre occasioni ricordato dai medesimi) rischiano di legittimare un clima di odio e di moltiplicare gli osceni messaggi che quotidianamente sono pubblicati sui social che parlano della vicenda.
Dopo aver espresso piena solidarietà alla persona del Soprintendente Andrea Pessina che a nostro avviso è l’unica fra le autorità competenti ad aver espresso pareri sensati e consoni al ruolo istituzionale che gli compete, vorremmo invece parlare di altre responsabilità che non vengono chiamate mai in causa quando si parla della vicenda del Franchi e che a nostro avviso sono in primis responsabilità dei Sindaci e delle Giunte che negli ultimi decenni hanno avuto fra le loro incombenze anche quella di vigilare e mantenere un bene di proprietà comunale come lo stadio.
E poiché fino ad oggi non è mai stato fatto, vogliamo dare un contributo alla conoscenza della questione dei vincoli di tutela sullo stadio, questione questa di primaria importanza perché come è noto tutto discende da questo. Nella nostra legislazione di tutela esistono due tipi di vincoli: uno cosiddetto “ope legis ”, che consiste in una sorta di misura tampone per garantite una forma di tutela al vasto patrimonio culturale del nostro paese e consiste nella norma che dichiara sottoposto al controllo delle strutture di tutela dello Stato tutto il patrimonio immobiliare di proprietà pubblica o di enti morali che abbiano più di 70 anni; un secondo è quello che una volta si chiamava “vincolo diretto” ed ora invece
“riconoscimento di valore”, che presuppone una declaratoria specifica per il singolo immobile da dichiarare monumento, procedura oggi espletata dal Segretariato Regionale del MIBACT.
Lo stadio Franchi ha avuto la verifica di interesse storico artistico con atto del Segretario regionale MIBACT Toscana datato 20 maggio 2020. Ma va ricordato che già nel 1983
l’allora Soprintendente Angelo Calvani con lettera ufficiale indirizzata al Sindaco di Firenze e al Ministro per i Beni Culturali e Ambientali notificava che lo stadio Franchi “costituisce una importante testimonianza di tecnica costruttiva in cemento armato, quindi di notevole interesse per la storia dell’architettura moderna a Firenze” dunque “l’immobile stesso è soggetto a tutte le disposizioni di cui alla citata legge 1089/1939”. Questo atto di notifica non è mai stato oggetto di contestazione o ricorso da parte dell’Amministrazione Comunale, secondo quanto previsto dalla legge, e quindi a sua volta giustamente riconosciuto ed accettato.
Da ciò discende che dal 1983 tutti i Sindaci che si sono succeduti alla guida di Firenze dovevano provvedere al mantenimento e alla conservazione di un bene della città riconosciuto come monumento. In realtà Domenici e Renzi prima e oggi Nardella hanno pensato ad altro, cioè a realizzare uno stadio nuovo, prima a Castello e poi nell’area Mercafir. Ed è, a
nostro avviso, gravissimo che chi è responsabile dell’abbandono e del degrado in cui si dice versa oggi lo stadio si erga a giudice e si adoperi per la sua distruzione. Ancora più incredibile che tutto questo sia ignorato dal sindaco Nardella che nel profilo biografico pubblicato nel suo sito ufficiale vanta incarichi di docenza e pubblicazioni in materia di “Legislazione dei beni culturali” e di “diritto pubblico, costituzionale e dei beni culturali”.