Firenze – Accordo per la riduzione del 10% della soglia massima dei canoni ad affitto concordato, il bastone tra le ruote stavolta potrebbe provenire dall’Agenzia delle Entrate. Infatti, “Sentita l’Agenzia – dice Laura Grandi, segretaria del Sunia toscano – pur rimanendo valido l’accordo in tutto, tuttavia abbiamo registrato dei dubbi che hanno consigliato di inoltrare un interpello per chiedere la conferma della correttezza delle nostre richieste”. L’interpello verrà inoltrato a giorni all’Agenzia centrale dagli avvocati dei soggetti (sindacati inquilini, associazioni dei proprietari, ente pubblico Comune) protagonisti dell’accordo.
Intanto, ecco di cosa si tratta: con l’accordo firmato il 25 giugno scorso dai sindacati inquilini (Sunia, Sicet, Uniat, Unione inquilini), proprietari (Appc, Asppi, Confabitare, Confedilizia, Uppi) e dal Comune nella persona dell’assessore Andrea Vannucci, il massimale previsto dai precedenti accordi territoriali viene ribassato del 10%, per il periodo di emergenza coronavirus. A fronte di questa boccata d’ossigeno per le famiglie, i proprietari hanno uno sgravio consistente dell’Imu, che passa dal 5,7% al 4,6. Vale a dire, il Comune, per i proprietari che ricontrattano il canone secondo il nuovo massimale o per quelli che, decidendo di accedere ai Patti territoriali così rivisti, si trovano d’amblais con il 10% in meno sul massimale, non richiede la sua quota Imu. Rimane solo quella statale.
Ed è proprio sul punto “contribuenti” che interviene l’Agenzia delle Entrate, in ragione dell’importanza delle nuove norme stabilite a livello territoriale, che potrebbero essere imitate e diffondersi a livello nazionale. I dubbi sollevati riguardano i contribuenti che potrebbero rischiare in primis di non vedersi riconosciuta la possibilità di usufruire della cedolare secca. “Il nodo giuridico riguarda la previsione di legge per la cedolare secca, riconosciuta laddove l’affitto sia invariato fra le parti per tutta la durata del contratto. In altre parole, la cedolare secca non conosce scalettature e cambi di canoni in corsa”, spiega Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia. Un punto fondamentale, perché l’accordo prevede che, dopo sei mesi, le parti tornino al tavolo, si faccia il punto della situazione, e, qualora si rivelasse necessario alla luce dell’emergenza economica, il massimale venga nuovamente abbassato.
La norma transitoria introdotta in attesa del pronunciamento dell’Agenzia delle entrate sul punto sospende momentaneamente solo la questione del 10% in meno di massimale per chi accede ai Patti territoriali. In altre parole, l’obbligatorietà di considerare il nuovo limite di massima per il canone. Ma l’accordo rimane totalmente valido, tant’è vero che il proprietario che volontariamente si trovi a praticare la diminuzione del 10% per tutta la durata dell’affitto avrà gli sgravi fiscali previsti dall’accordo.
“A fine agosto si spera in un responso positivo – conclude Grandi riguardo ai tempi – siamo certi che l’accordo, come da noi stipulato con le associazioni dei proprietari e il Comune, verrà confermato. Anche perché nostra intenzione è quella di dar nuova vita agli accordi territoriali, per renderli più collegati alla realtà sociale del territorio, evitando ciò che per molto tempo è successo, ovvero di ritrovarci con accordi territoriali immutati per 4-5-10 anni (a Prato inalterati da 17 anni), che chiaramente non possono più essere rispondenti alle esigenze reali”. Insomma, l’accordo territoriale che può variare nel tempo con una “procedura” semplificata, che calibri il canone sulla base delle emergenze di natura economica, diventa uno strumento “adeguato e capace di attagliarsi alle necessità del momento”.