Canoni concordati e covid, si abbassa il massimale, Firenze prima in Italia

Firenze – L’accordo c’è e, superando mille difficoltà e anche imprevisti, stamattina è stato firmato il protocollo, che dà il via alla riduzione del 10% del massimale previsto per i cosiddetti “affitti concordati”. Si tratta di quegli affitti che seguono le modalità previste dai patti territoriali, concordati fra sindacati degli inquilini e della proprietà, oltre all’intervento dell’ente pubblico Comune, che prevede, secondo legge statale, degli sgravi fiscali ai proprietari che consentono di seguire, nella richiesta del canone, le apposite tabelle stipulate negli accordi. Uno strumento ad oggi ritenuto valido almeno in Toscana, che dovrebbe funzionare anche come piccolo calmieratore dei prezzi degli affitti e che ad ora, si calcola, ha attratto un buon 40% circa di adesioni da parte di proprietari e affittuari, per circa 15mila affitti concordati, sebbene il dato possa essere solo indicativo, dal momento che, almeno alla Agenzia delle Entrate, non hanno un software ad ora in grado di selezionare i contratti d’affitto secondo tipologia. Tipologie che sono in buona sostanza tre: affitti concordati, liberi, transitori e/o turistici.

Il meccanismo è tutto sommato semplice: con l’accordo firmato oggi dai sindacati inquilini (Sunia, Sicet, Uniat, Unione inquilini), proprietari (Appc, Asppi, Confabitare, Confedilizia, Uppi) e dal Comune nella persona dell’assessore Andrea Vannucci, il massimale previsto dai precedenti accordi territoriali viene ribassato del 10%. Vale a dire, se si pagavano 600 euro, con questa regola l’inquilino pagherà 500 e rotti. Per sempre? No, dal momento che la ratio dell’accordo è quella di venire incontro alle famiglie, da un lato, che hanno visto una riduzione media del 30% del loro reddito causa covid, senza dall’altro penalizzare i proprietari, che si “rifanno” con l’Imu. Lo sgravio fiscale fa passare l’Imu da 5,7 a 4,6. In altre parole il contributo del Comune è quello di rinunciare di fatto alla propria “parte”, lasciando solo l’aliquota che va allo Stato, la cosiddetta “parte fissa”. Il meccanismo però come accennato è a tempo: ad ora, è stato previsto a partire da luglio fino a dicembre, con tuttavia l’accordo di fare un punto a dicembre per mettere a fuoco lo stato dell’economia cittadina. E, se del caso, prorogare il meccanismo. Il protocollo ha comunque durata triennale. Da sottolineare il fatto che Firenze è la prima città in Italia ad adottare un accordo con queste caratteristiche.

Fra i punti che caratterizzano l’accordo, anche la sua capacità di estensione, fortemente voluta dalle parti. Infatti, la nuova modalità investe ovviamente i nuovi contratti concordati (nei nuovi l’applicazione della clausola del 10% in meno è ovviamente d’ufficio, come il meccanismo di sgravio sull’Imu), quelli vecchi, che possono essere ricontrattati secondo la nuova modalità, ma anche i contratti “liberi”, che possono essere convertiti entrando nella cerchia dei contratti concordati, e quelli transitori, che spesso riguardano il settore turistico. Insomma, tutti coloro che ritengono di poter adire con vantaggio da un lato alla riduzione del canone e dall’altro a un cospicuo vantaggio fiscale, possono entrare nel gioco.

Il nuovo accordo presenta indubbi vantaggi per  le parti. Aiutando le famiglie a non entrare in morosità, abbassa il pericolo della “valanga sfratti” che in molti prevedono per settembre, quando il blocco degli sfratti finirà, blocco che comunque non ha impedito alle procedure di sfratto di andare avanti. Se per le famiglie che già si trovano in questa fase il nuovo accordo non sarà utile, tuttavia la speranza è che si impedisca ad altre di cadere nello stesso girone infernale. D’altro lato, se i proprietari con un piccolo sacrificio abbassano i canoni, verranno poi “risarciti” dallo sgravio dell’Imu. Il Comune infine avrebbe senz’altro vantaggio dall’impedire di trovarsi, a settembre, a far fronte non alla “solita” emergenza casa che da anni assedia Firenze, ma a un vero e proprio tsunami, con case popolari ancora vuote e da reimmettere su piazza e una situazione difficilmente gestibile, pur tenendo in conto le varie iniziative messe in campo dall’assessore Vannucci in questi ultimi mesi.

“È una firma importante che ha un grande valore pratico, oltre che simbolico – ha detto l’assessore Vannucci – è il primo patto territoriale che a livello nazionale viene rivisto dopo l’emergenza Covid e per questo ringrazio i sindacati degli inquilini e dei proprietari immobiliari per il grande impegno e la collaborazione mostrata. Il protocollo che abbiamo firmato oggi è una misura che nasce dal confronto delle parti, dalla volontà di voler coniugare esigenze diverse ma coincidenti, favorendo la coesione sociale. L’accordo ha trovato anche da parte del Comune una grande disponibilità, attraverso l’adozione di un protocollo per l’Imu con l’obiettivo di favorire il rapporto tra locatore e locatario nell’interesse della città e dei suoi cittadini”.

“Il fine di questo accordo territoriale che chiamerei “covid” – commenta Laura Grandi, segretaria del Sunia –  è quello di estendere il ricorso al canale concordato andando ad erodere l’area dei contratti liberi e di quelli transitori. Si tratta di un accordo che prevede vantaggi per entrambe la parti in causa,  senza contare che un accordo territoriale che prevede l’abbassamento degli affitti del 10% con aliquota Imu che, azzerata dalla parte comunale, rimane del 4,6%, è il primo di questo genere in Italia”. Anche perché, ricorda Grandi, la pandemia si è abbattuta su di una situazione già deteriorata, che vedeva una spirale vertiginosa di aumento dei canoni verso l’alto, con conseguenti difficoltà per le famiglie di restare sul mercato. “In gioco ci sono tutte quelle famiglie che finora non avevano mai pensato di trovarsi nelle condizioni di dover chiedere aiuto pubblico – conclude la segretaria del Sunia – prova ne sia che quest’anno il bando straordinario di contributo affitto per covid ha visto ben 3500 domande di accesso, quando negli anni scorsi il numero delle famiglie che facevano richiesta per il contributo affitto erano circa 1200. Questo dato è la riprova della eccezionalità e dell’emergenza dei tempi”.

La trattativa per i nuovi accordi territoriali, d’altro canto, era già in itinere, in quanto la scadenza dei “vecchi” era a novembre. “Inizialmente, la richiesta della cosiddetta riduzione del canone covid poteva passare per un azzardo – dice Pietro Pierri, segretario dell’Unione inquilini – tuttavia sorretta dal dato oggettivo che la condizione di difficoltà delle famiglie ha e avrà una certa estensione temporale. Insomma non finirà in tempi brevi. L’economia cittadina si deve porre il problema non solo dell’assenza dei turisti, ma anche delle famiglie in difficoltà. Soddisfazione dunque per l’accordo, anche se avremmo visto con favore la durata di un anno, sebbene il metodo dello stop ogni sei mesi per analizzare lo stato delle cose ci abbia trovato d’accordo. L’auspicio è ovviamente quello di portare dentro i canoni concordati anche i contratti del mercato libero, dal momento che può capitare che, a conti fatti, al proprietario sia più vantaggioso passare dal contratto 4+4 (tipico della contrattazione libera) con pagamento della cedolare secca al 21%, e Imu al 10,7,  al 3+2 del contratto ad affitto concordato con cedolare secca al 10%, e, nel caso previsto dall’accordo odierno, con Imu al 4,6″. Più scettico, l’avvocato Pierri, si dimostra per quanto riguarda la possibilità di “attirare” anche gli affitti turistici. “Firenze è Firenze – dice – forse non subito, ma una volta risolta la pandemia i prezzi torneranno a salire. E con gli affitti spuntati dai proprietari, sarà difficile proporre qualcosa che li alletti al punto da rinunciare ai turisti e ai guadagni che questo tipo di locazione comporta”.

Per i proprietari parla il Delegato UPPI per le sedi Provinciali avvocato Marco Gaito, che rappresenta le parti sindacali Appc, Asppi, Confabitare, Confedilizia e ovviamente Uppi:  “Le organizzazioni sindacali della proprietà esprimono soddisfazione per la firma del nuovo accordo territoriale, strumento importante per il mantenimento del tessuto economico sociale dell’area metropolitana fiorentina. Ringraziamo il Comune di Firenze per il conseguente riconoscimento alla richiesta di sostegno e agevolazione avanzata dai proprietari, categoria pure colpita dall’emergenza sanitaria, che si concretizza con la riduzione dell’Imu al minimo di legge”.

Ed è proprio l’Imu uno dei punti portanti dell’accordo. Vale la pena sottolineare che, sulla base del protocollo il Comune, si impegna a sottoporre al Consiglio comunale la proposta di mantenere nell’anno in corso l’aliquota agevolata Imu, attualmente prevista per i canoni concordati. Per quanto riguarda il prosieguo, si procederà da parte comunale e rispettando  Nel corso del 2020, poi le associazioni firmatarie dell’accordo, si impegnano a effettuare un monitoraggio dei contratti stipulati con canone di locazione inferiore almeno del 10% rispetto al valore massimo della fascia di riferimento, come individuata dall’accordo territoriale. Sulla base di questi risultati poi il Comune di Firenze valuterà la possibilità di adottare, dall’anno d’imposta 2020, una specifica aliquota agevolata, compatibilmente con le proprie esigenze di bilancio. Il Comune inoltre si impegna, compatibilmente con le proprie esigenze di bilancio, a riconoscere l’agevolazione anche ai locatori che concordano la riduzione del canone di locazione dei contratti già in essere a un importo inferiore del 10% rispetto al canone massimo calcolato secondo quanto previsto nell’accordo territoriale, risolvendo un contratto a canone libero, transitorio o locazione breve.

 

 

 

 

 

 

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