Biblioprecari, gente in fila per firmare la riapertura, Firenze ama le biblioteche

Firenze – La gente non se ne va. Anzi, al cospetto del gruppetto delle Biblioprecarie all’entrata delle Oblate, si ferma interessata, ascolta le ragioni delle bibliotecarie …. e firma. La signora a spasso col cane, un anziano che va a prenotarsi per la settimana prossima, due ragazze minorenni che hanno bisogno di “un luogo dove studiare”. Un ragazzo, studente anche lui, che prima si rifiuta, entra, poi esce con faccia scura e commenta: “Adesso firmo”. Certo, qualcuno chiede rassicurazioni che così facendo non sarà escluso dal prestito, altri firmano a condizione “che non si paghi”, altri ancora si dicono non convinti che riaprire le biblioteche sarà una cosa saggia, visto l’andamento della pandemia (oggi i nuovi contagi tornano a due cifre).  Atteggiamenti che la dicono lunga sul momento storico e sulle preoccupazioni e le tensioni della città, ma che non nascondono la grande voglia di tornare ad usufruire di un servizio, quello bibliotecario, che è particolarmente sentito a Firenze: dal prestito, alle iniziative culturali, fino ad arrivare alle aree di studio. Dunque,  comincia al meglio, dopo la raccolta firme promossa sul Change.org, e online fin dall’8 giugno, la fase della raccolta firme “in presenza” davanti alle storiche biblioteche fiorentine. Intanto, sulla spinosa questione dei cento lavoratori precari delle biblioteche messi a casa dal covid e non ancora riportati alla loro attività, si è tenuto un incontro oggi fra l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi, le dirigenti dell’ufficio biblioteche e di quello cultura, e i rappresentanti delle cooperative. Al tavolo sembra sia stata ipotizzata una riapertura più ampia verso il mese prossimo. 

Il problema rappresentato da questi lavoratori della cultura, esternalizzati delle biblioteche comunali fiorentine e dell’archivio storico, è ormai noto. Dal 26 maggio sono state riaperte solo 5 biblioteche delle 13 comunali fiorentine, con orari ridottissimi e distribuiti soltanto su 4 giorni la settimana, mentre l’archivio storico ha riaperto solo poche ore. Cento lavoratori sono rimasti a casa, bibliotecari e archivisti esternalizzati. Dopo un breve periodo di smart working ecco il  FIS (fondo di integrazione salariale) partito ad aprile.  Il FIS scadrà il 15 giugno, l’appalto il 30 giugno. E ad ora, nessuna notizia dall’amministrazione. In realtà, il vero problema su cui si gioca la questione, sono le risorse, indubbiamente scarse, che devono essere calibrate secondo delle priorità. Anche perché tenere i lavoratori a casa significa mettere in gioco altre risorse pubbliche, quelle statali. Anche queste non infinite. Col rischio che gli operatori precari rimangano senza lavoro e senza sostegni sociali, dal momento che cassa integrazione o FIS che dir si voglia hanno una fine. Insomma, senza niente. 

Dopo il flash mob del 26 maggio scorso davanti a Palazzo Vecchio e il silenzio dell’amministrazione, i precari delle biblioteche hanno però deciso di non darsi per vinti: così, oltre alla petizione da rivolgere alla cittadinanza,  già online dall’ 8 giugno, si unisce anche la raccolta firme di fronte alle biblioteche delle Oblate, Luzi e Bibliotecanova Isolotto, da giovedì 11 fino a venerdì 19, durante l’orario di apertura dei servizi. Inoltre, sabato 13 giugno alle ore 16 ci sarà un’iniziativa davanti ad una delle biblioteche rimaste chiuse, quella dell’Orticoltura, proponendo letture animate e kamishibai per i bambini. “Per un pomeriggio ci riapproprieremo del nostro lavoro restituendolo alla comunità”. 

Intanto, dai sindacati Usb e Cobas parte una lettera al sindaco Dario Nardella, che mette il dito su un punto nevralgico. Infatti,  “non necessariamente la chiusura al pubblico di questi servizi imponeva la sospensione dellattività lavorativa per questi lavoratori – dicono dai sindacati di base – potendo gli stessi essere impegnati, con modalità di lavoro agile al pari dei dipendenti comunali, in numerose attività funzionali alla riapertura e di supporto alla cittadinanza nel periodo di totale isolamento per il lockdown, così come chiesto da questi lavoratori”. 

La decisione di prevedere solo 20 ore di apertura al pubblico e solo per 5 biblioteche su 13 con limpiego di dipendenti comunali nella cosiddetta “Fase 2, “oltre a disattendere quanto contenuto nell’ Ordinanza Regionale n. 59 del 22 maggio- Documento di indirizzo per la riapertura di biblioteche e archivi in Toscana- sta penalizzando fortemente questi lavoratori sul piano economico e per alcuni di questi, assunti con contratto a tempo determinato o a chiamata, si apre la prospettiva della cessazione del rapporto di lavoro senza alcuna tutela”. 

Il Documento di indirizzo per la riapertura di biblioteche e archivi in Toscana, Ordinanza regionale n.59 del 22 maggio, raccomandava per l’appunto  di “includere il personale in appalto nella gestione dei servizi bibliotecari e archivistici in modalità smart o in sede, onde evitare penalizzazioni dei contratti in essere, incoraggiando a mantenere lo stesso orario di apertura vigente prima dellemergenza COVID-19 e un ampliamento dei servizi digitali e delle attività di back office da remoto“.  

“In questa fase, che vede la riapertura della maggior parte delle attività e dei servizi su tutto il territorio nazionale, non trova giustificazione questa pesante riduzione del servizio – si legge nella lettera – né dal punto di vista della sicurezza che può essere garantita per tutte le biblioteche applicando rigidi protocolli, né della convenienza economica perché gli ammortizzatori sociali attualmente utilizzati hanno comunque un costo rilevante per la collettività e sono comunque finanziati da risorse pubbliche”

Mettendo l’accento sulla “forte richiesta di riapertura di questi servizi espressa da un sempre maggior numero di cittadini”,  la lettera conclude: “Chiediamo pertanto un incontro urgente per affrontare queste problematiche e definire modalità di ampliamento della riapertura di questi servizi che garantiscano, nel rispetto dei protocolli di sicurezza la ripresa della piena attività lavorativa per tutti i lavoratori dell’appalto, sia di quelli con contratto stabile che a tempo determinato o a chiamata e consentano alla cittadinanza di poter usufruire di questi importanti servizi”. 

Intanto giunge la notizia che lunedì prossimo nel piazzale del Re alle Cascine è convocata un’assemblea dei lavoratori, all’aperto, alle 15.

Gli orari per firmare:

Orari delle iniziative

 

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