Pisa – Che cosa succede quando la “frontiera”, nel senso americano del termine di limite che può e deve essere superato, incontra il “confine” statuale, il confine sigillato che può all’occasione anche assumere le sembianze di un muro? Oggi al tempo della pandemia globale che supera con prepotenza ogni ostacolo, il tema dei confini e delle frontiere – con le ideologie a cui rimanda e che alimenta – è più che mai attuale.
L’argomento è al centro della conferenza ‘Confini, frontiere e terre di confine negli Stati Uniti’ a cura di Arnaldo Testi, dell’Università di Pisa, realizzata nelle sale di Palazzo Blu e disponibile nell’account YouTube di Palazzo Blu, nel sito palazzoblu.it e sui social.
Dopo la pausa in seguito allo stop agli eventi in auditorium, questo appuntamento in versione digitale segna la ripresa della rassegna ‘Confini e frontiere’, curata del Prof. Testi e iniziata a febbraio. Ripresa caratterizzata da una nuova formula, in linea con la strada digitale intrapresa con successo nelle scorse settimane da Palazzo Blu con numerosi eventi.
A cento anni esatti dalla creazione del passaporto standardizzato, come lo conosciamo oggi, con decisione dalla conferenza della Società delle Nazioni a Parigi nel 1920, il tema dei confini è oggi più che mai al centro dell’attenzione e sempre oggetto di accese controversie teoriche e pratiche. Il Prof. Testi con il suo contributo offre un autorevole e interessante approfondimento incentrato sulla storia degli Stati Uniti, dal ‘700 ad oggi, e la diversificazione tra il confine/border inteso come fisso, ideale e stabilito per legge per separare gli Stati e il termine frontier che rimanda invece ai territori inesplorati e a una frontiera che spinge per essere spostata sempre un po’oltre.
I confini a volte sembrano idilliche invenzioni della natura, seguono montagne e fiumi e mari. Ma spesso sono linee tracciate col righello su una carta geografica, invenzioni autoritarie che possono diventare veri muri che tengono fuori o che rinchiudono dentro, muri da abbattere o da costruire. Il tema dei confini rinvia a quello dei loro attraversamenti: da parte di merci e capitali, di idee e di esseri umani. Proprio per gestirli al meglio fu creato appunto il passaporto. Nel farlo la Società delle nazioni non rinunciò a esprimere la speranza – rivelatasi una utopia – che si potesse tornare quanto prima a un mondo pre-bellico in cui non ci fossero restrizioni ai confini e i passaporti non fossero necessari.