Grosseto – “Siamo pronti a ripartire e a ripensare il nostro modo di promuoverci sul mercato nazionale e internazionale”. Con queste parole il direttore del Consorzio tutela Pecorino Toscano DOP, Andrea Righini interviene sullo stato di salute della filiera a seguito dell’emergenza COVID-19.
Il lock down e gli effetti sulla filiera. “L’impatto sulla filiera produttiva del Pecorino Toscano DOP – afferma Righini – è stato molto duro in termini di maggiori costi e minori consumi. I nostri caseifici non si sono mai fermati, ma, anzi, hanno completamente riorganizzato i modelli di lavoro per garantire la produzione e la sicurezza delle maestranze. Nel mese di maggio, naturale periodo di picco della produzione di latte ovino, i tradizionali doppi turni in lavorazione sono diventati tre e in alcune realtà anche quattro, con squadre di lavoro ridotte per poter limitare al massimo il rischio di contagi. A ogni cambio turno sono state effettuate sanificazioni con un allungamento dei tempi di produzione. Fermare o ridurre la produzione avrebbe significato non ritirare il latte, mettendo in enorme difficoltà le aziende agricole e questo ovviamente non è avvenuto”.
Il valore economico dell’emergenza COVID-19. “Nei primi due mesi del 2020 – spiega il direttore del Consorzio tutela Pecorino Toscano DOP – la filiera ha goduto dell’onda lunga della crescita dei consumi in Italia ma soprattutto all’estero, grazie anche alla forte attività di promozione organizzata dal Consorzio e dai caseifici per aumentare la conoscenza sul prodotto. Il mese di marzo ha segnato una brusca frenata alla crescita, mentre aprile ha registrato un drastico calo dei consumi, dovuto alla chiusura del canale Ho.Re.Ca, importante in Italia, ma fondamentale all’estero. Il calo delle vendite è variato da caseificio a caseificio, in funzione della vocazione commerciale, tra un -20 per cento e un -50 per cento. La distribuzione organizzata nelle vendite non è andata male, anche se non è stata ai livelli dello scorso anno e non ha potuto sostituire nei consumi l’assenza totale del settore ristorativo”.
Il ruolo del Consorzio e le azioni intraprese. “Durante la fase di piena emergenza -aggiunge Andrea Righini – abbiamo dovuto sospendere tutte le attività programmate in Italia e all’estero: dalle fiere di settore ai seminari per operatori e stampa, fino alle attività promozionali nei punti vendita in USA e Canada. In USA e Canada stiamo realizzando Webinar didattici per giornalisti e buyer in collaborazione con le Camere di Commercio italo-americane e italo-canadesi, che ci sono state molto vicino. Non è facile operare a distanza con un prodotto che deve essere illustrato, ma anche fatto vedere ed essere assaggiato”.
Da dove riparte il Pecorino Toscano DOP. “Il Pecorino Toscano è la seconda DOP del settore ovino a livello nazionale, dopo il Pecorino Romano, e lavoreremo affinché negli anni il valore medio annuo al consumo torni a superare i 50 milioni di euro. Per farlo, dobbiamo fidelizzare il mercato tradizionale e allargarlo a una platea di consumatori consapevoli e attenti. In questo senso, stiamo diversificando gli investimenti puntando di più sull’immagine e sulla cultura del prodotto certificato. L’obiettivo è quello di far capire ai consumatori finali come riconoscere un prodotto DOP e come la certificazione sia garanzia di tracciabilità, sicurezza alimentare e qualità”.
Foto: Andrea Righini