Firenze – Mentre si stanno concludendo gli ultimi confronti per mettere in atto il cosiddetto patto di conciliazione o di solidarietà, che si basa sul principio della ricontrattazione temporanea del canone fra proprietario e famiglia affittuaria che non riesca più a pagare la quota ordinaria per rivolgimenti economici legati alla pandemia, sul terreno fisico sembra che la questione sia già più avanti.
A testimoniarlo, sia la segretaria del Sunia regionale Laura Grandi che il segretario dell’Unione Inquilini di Firenze Pietro Pierri, impegnati con l’assessore alla casa del Comune di Firenze e i rappresentanti delle organizzazioni dei locatori al tavolo per il Patto di solidarietà sulla locazione. Da registrare anche che l’iniziativa, come sottolinea Pierri, riguarda la proposta di rivedere gli accordi territoriali circ ai contratti convenzionati. La proposta è di ridurre, sia pure per un certo peiodo, i massimali dei canoni”. Sul punto il confronto sembra positivo.
Un tema, quello della solidarietà sociale sui canoni, che sembrerebbe non avere lasciato indifferenti i proprietari, e soprattutto i piccoli proprietari. Tant’è vero, come die Grandi, “che dall’osservatorio naturale degli sportelli del Sunia risultano nella settimana scorsa 50 richieste di nuovo contratto e svariati altri appuntamenti nella settimana prossima riguardanti questo tema”.
La stessa situazione viene confermata dall’Unione Inquilini: “Anche noi abbiamo riscontrato sensibilità evidenti in particolare sulle piccole e piccolissime proprietà, su cui ha più impattato l’emergenza e quindi evidentemente più capaci di raccogliere i disagi delle famiglie, inducendo al tentativo di non aggravare situazioni famigliari già minate dall’impatto economico del covid”.
La situazione principe è la seguente: famiglie che hanno sempre onorato i canoni (che comunque restano in ambito fiorentino sempre molto alti, si parla di un range fra gli 800 e i mille euro, come dicono dal Sunia) si trovano con il percettore di reddito, spesso unico, in cassintegrazione, con stipendio diminuito. E magari se moglie e figli riuscivano prima del covid a procurarsi un reddito con lavori irregolari, in questo momento sono senza quei soldi, fondamentali per coprire l’affitto ogni mese. Ma spesso capita anche, vista la pochezza degli stipendi odierni e la pesantezza dei canoni fiorentini, che due genitori entrambi in cassintegrazione non riescano più, pur con due stipendi “diminuiti”, a far fronte a canone, bollette, spese sanitarie, spesa alimentare.
Sebbene la disponibilità alla ricontrattazione temporanea del canone abbia subito un leggero rallentamento a fronte del graduale allentamento dell’emergenza, tuttavia, continua Pierri, “abbiamo avuto anche casi non solo di ricontrattazione del canone, ma addirittura di sospensione totale temporanea”. Quanto ai tempi di canone diminuito, si va ordinariamente, da un mese, a due, a settembre, all’intero autunno. Del resto, si sottolinea dai sindacati, quando i proprietari soprattutto piccoli, si trovano di fronte auna famiglia che non può materialmente pagare, si trova più agevolata senz’altro a ricontrattare per assicurarsi almeno quel minimo che l famiglia può tirare fuori dalle proprie risorse. Anche perché l’altra via è l’avvio del procedimento di sfratto.
Ma non tutti i proprietari manifestano la stessa disponibilità. Chi dice no, in particolare, sarebbero le grandi proprietà immobiliari, che comprendono, come dice Pierri, anche gli affitti commerciali, oltre a quelli residenziali. “Si sta parlando di canoni che arrivano a 5-6mila euro al mese se non oltre – dice ancora il segretario fiorentino dell’Unione Inquilini – ma è difficilissimo vedere disponibilità alla ricontrattazione” Col risultato che, soprattutto nel commerciale, ci troviamo di fronte a debiti, maturati nei due mesi di lockdown, che si contano nell’ordine di centinaia di migliaia di euro.
Tirando le fila, fra la disponibilità dell’amministrazione nella veste dell’assessore Vannucci che ha dato il via al tavolo, quella dei sindacati e dei proprietari, sembrerebbe che l’accordo non solo stia arrivando in porto, ma “si possa configurare come uno strumento concreto e importante per venire incontro alle esigenze delle famiglie”, seconod le parole della segretaria regionale del Sunia. Fra le proposte, anche un contributo economico ai proprietari di immobili che decidono di trasformare un contratto di locazione libero o breve in un contratto concordato, l’idea di un fondo comunale per le morosità degli inquilini e per la premialità destinate ai proprietari che hanno ricontrattato l’affitto. Insomma, spiega Pierri, la riduzione per un certo periodo del canone non trova “obiezioni di principio” da parte della proprietà.
Aggiunge il segretario fiorentino dell’UI: “Si sta cercando anche di fare qualcosa per accompagnare queste famiglie per un tratto un po’ più lungo. Il punto è: chi ha perso il lavoro quando e come lo ritroverà? Anche dopo la fine del lockdown più rigido, quando di riprenderà non tutti ritorneranno al lavoro. L’anno sarà complicato”. Senza contare che ci sono comunque due problemi molto complessi all’orizzonte: da un lato, il problema rappresentato dagli studenti, in particolare fuori sede, le cui famiglie, in crisi per l’impatto covid, non riescono più a mantenere l’affitto, o che scontano la perdita dei “lavoretti” che soccorrono alle spese da studenti; dall’altro, il grande interrogativo: cosa succederà dopo il termine della sospensione degli sfratti, che durerà fino a fine settembre? “Che succede, a settembre, a chi ha perso il lavoro? – chiede Pierri – deve essere per forza una fine già segnata, ovvero uno sfratto? Dobbiamo cercare delle tutele adatte a questo contesto particolare”.
Del resto, l’allarme è sempre in piedi, conclude Grandi: “Il rischio, se non si corre ai ripari ora, è di ritrovarsi con i 130 sfratti esecutivi al mese, in città, che caratterizzarono l’inverno del 2017”. Con un innalzamento inevitabile di tensione sociale il peggioramento assoluto delle condizioni delle famiglie.