Psicologia e pandemia: saremo tutti più adatti alla vita nello spazio

Parigi – La clausura che il  Covid 19 ci impone potrebbe avere qualche risvolto positivo ed essere l’occasione di conoscere meglio noi stessi e pungolarci a pensare un mondo migliore. Intanto però il confinamento viene considerato un terreno inedito di esperienze psicologiche e come tale studiato in Francia.

I primi a organizzare una ricerca son stati i ricercatori dell’Istituto  superiore dell’aeronautica e dello spazio di Tolosa convinti che l’esperienza di vivere tra quattro mura poteva essere utile per capire meglio quali sono le capacità umane di vivere nello spazio.

E’ da anni che questo istituto studia la maniera in cui gli astronauti vivono il confinamento nello spazio. Ora il coronavirus dà loro l’occasione di arricchire il protocollo che hanno in preparazione con le reazione delle loro “cavie”  non legate al mondo spaziale, un’ottantina di persone, per lo più studenti che vivono confinati nelle loro camere di 14 metri quadri.

Ci siamo detti che sarebbe una buona occasione per mettere alla prova il nostro protocollo in quanto le condizioni sono molto simili, anche se i  partecipanti non hanno scelto loro il confinamento e non hanno idea quando finirà, il che ha un impatto psicologico” ha spiegato al quotidiano “Le Monde” una ricercatrice dell’Istituto.

L’andamento psicologico viene seguito tramite questionari che in particolare misurano ad esempio le capacità cerebrali o l’impatto sul sonno o il morale. Già i ricercatori si sono resi conto che dopo una prima settimana senza storia, la seconda ha fatto emergere difficoltà di ordine psicologico.

L’iniziativa di Tolosa non è l’unica in Francia: a Nantes l’università ricercatori hanno ad esempio lanciato una grande inchiesta per studiare l’impatto del confinamento su larga scala. Un questionario, disponibile on line, dovrebbe consentire di valutare non solo il periodo di clausura ma anche quello del dopo crisi. Finora hanno deciso di partecipare all’esperimento 3.000 persone.

Altri ricercatori sono invece al lavoro per cercare d’ immaginare il mondo di domani alla luce dell’esperienza che stiamo vivendo. All’Istituto per l’economia del clima e all’università Paris-Dauphine  hanno già messo a punto una trentina di misure per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, augurandosi che i provvedimenti che verranno presi per sostenere l’economia disastrata dall’epidemia abbiano “ambizioni climatiche” e rafforzare la società per far fronte a choc futuri.

Il WWF, scrive sempre “Le Monde” raccomanda di aiutare le aziende “ma non a qualsiasi condizione”  e tenendo conto del loro impegno a investire nella transizione ecologica. Una sessantina di deputati  ha lanciato una consultazione on line per  “costruire il mondo di domani”  più sensibile al clima , alla biodiversità , alla solidarietà e alla giustizia sociale mentre diverse associazioni invitano i cittadini a far pervenire idee e soluzioni per il dopo coronavirus.

C’è però, come il direttore delle ricerche di Sciences Po Daniel Boy, che dubita che tante buone intenzioni si traducano nei fatti: “Dubito che una volta usciti dalla crisi  si adottino politiche economiche più virtuose. Credo invece , ha detto a “le Monde”, a una corsa per ritrovare la crescita, il potere d’acquisto… con  il rischio che ancora una volta a pagare siano l’economia e l’ambiente”

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